Teoria gender: come spiegarla ai bambini?

Come si può spiegare ai bambini la cosiddetta “educazione di genere” introdotta dall’ultima riforma della scuola? Ne abbiamo parlato con Federica Turco, ricercatrice dell’Università di Torino ed esperta di gender studies.


Come spiegare ai bambini la nuova "educazione di genere" introdotta dall'ultima riforma della scuola? Ne abbiamo parlato con Federica Turco, ricercatrice dell'Università di Torino.


Teoria gender: una definizione che, dopo l’ultima riforma della scuola e dopo l’introduzione di questa nuova materia etichettata come educazione di genere, è ormai sulla bocca di tutti. Ma come spiegare, in modo semplice, ai bambini (e ai loro genitori) di cosa si sta parlando? L’abbiamo chiesto a Federica Turco, ricercatrice dell’Università di Torino ed esperta di gender studies.


Iniziamo dalle definizioni: cos’è la teoria gender?

La prima cosa importante da sapere è che la “teoria gender” non esiste perché non esiste qualcosa (un pensiero, un autore o un filone di studi) che possa essere ricondotto a questo titolo. La definizione è nata recentemente dopo che, con l’ultima riforma, nelle scuole è stata introdotta la nuova materia “Educazione di genere” e in TV, sui giornali e su Internet s’è fatto un gran parlare di questa parola gender che prima era per lo più sconosciuta. Di conseguenza è nata questa espressione che prima non esisteva e che non ha un vero e proprio significato strutturato, diciamo piuttosto che esiste una branca scientifica di studi che sta sotto il nome di “Studi di genere” (o gender studies), dentro cui ci sono tutti quegli studi che adottano una prospettiva appunto “di genere”.


Sesso e genere sono due cose diverse?

La questione è molto semplice e molto complessa al tempo stesso, perché se il sesso ha a che fare con un dato biologico, il genere invece è la traduzione in termini di ruolo sociale che di tale dato biologico viene fatta arbitrariamente. Mi spiego. Ciascuno di noi nasce maschio o femmina e questo è il dato biologico, ovvero il sesso. Ha il pisellino? Si chiede subito l’ostetrica dopo che il fagotto è uscito dalla pancia della mamma… Se ce l’ha è un maschietto. Se invece non ce l’ha (e ha invece la “patatina”) è una femminuccia. Il genere invece ha a che fare con il modo in cui il sesso condiziona il nostro comportamento quando cresciamo… Sei maschio? Allora da grande ti piaceranno le macchine sportive, farai l’ingegnere e giocherai a calcio. Sei femmina? Avrai dei bambini, cucinerai per la famiglia e pulirai la casa. La verità però è che esistono maschi a cui piace cucinare e femmine che vogliono fare ingegneria e guidare macchine sportive. Ecco perché non bisogna farsi “ingannare” da questa divisione e cadere nella trappola di pensare che sesso e genere siano la stessa cosa. Anche se siamo biologicamente diversi, gli studi di genere (e l’educazione di genere) ci insegna che siamo tutti uguali, che possiamo amare, odiare, imparare e scegliere le stesse cose, indipendentemente dal fatto che, quando siamo nati, abbiamo messo sulla nostra porta un fiocco rosa o un fiocco blu!

Quindi bisogna fare attenzione a regalare macchine ai maschietti e bambole alle femminucce?

A questa domanda posso rispondere come mamma: mio figlio (maschio), che ora ha tre anni, ama giocare con tutto. Certamente adora auto, camion e trattori, ma si diverte tanto anche a padellare spaghetti e pomodori nella sua cucina giocattolo. Da questo io imparo che i bambini non impongono rigide divisioni tra giocattoli per maschi e giocattoli per femmine, siamo noi, con i nostri preconcetti e la nostra cultura, a “imporre” a loro questo modello. Ovviamente crescendo, poi, i bambini iniziano a giocare facendo propri meccanismi di imitazione: le bimbe vorranno fare cose che sembrano quelle che fa la mamma e i maschietti ugualmente col papà. E siccome nelle nostre case, più spesso sono le mamme a “curare” i bimbi piccoli, a cucinare, a fare la spesa, mentre i papà vanno a lavare l’auto e a fare il cambio dell’olio, è chiaro che le femminucce chiederanno di avere in dono le bambole, mentre i maschietti vorranno le macchinine da corsa. Io credo non si debba essere rigidi in nessun verso, ma assecondare le richieste dei nostri figli sia che coincidano con la cultura mainstream, sia che ne divergano. Nel frattempo, però, bisogna insegnare loro ad essere uguali (cioè a non instaurare rigide separazioni di genere sin da piccoli) facendo vedere loro che anche mamma e papà sono uguali: quindi evviva le mamme che vanno dal meccanico e forza ai papà che tornano a casa prima per preparare la cena! 

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