Turismo sessuale, le mete del piacere sono infinite

Con l'inverno alle tradizionali mete esotiche del turismo sessuale si sommano le località sciistiche: non solo beach boys ma anche maestri di sci per soddisfare le voglie di donne alla ricerca di avventure.   

In inverno alle tradizionali mete esotiche del turismo sessuale si sommano quelle nelle località sciistiche.


Le vie del turismo sessuale sono infinite e non conoscono stagione. Anzi, d’inverno le possibilità aumentano dal momento che ai beach (e toy) boys delle destinazioni esotiche, si aggiungono i prestanti maestri di sci delle montagne innevate. 

Lo sanno bene le 600mila donne di tutte le età, nazioni ed estrazioni sociali che ogni anno partono da sole con una valigia piena di desideri piccanti. Le italiane sono circa un decimo della truppa e a sentire i maestri di sci sono le più vogliose e intraprendenti: “Bussano alla porta della stanza in calzamaglia e con una scusa s’infilano dentro” confessa Mattia, 23enne allenatore in un villaggio vacanze delle Valli Olimpiche di Torino 2006. “I mariti sono troppo impegnati a sfoggiare competenze sull’ultimo modello di sci e scarponi per accorgersi che le mogli giocano a sedurre gli allenatori. Un paio di anni fa pensavo fossero tutte delle 'profumiere', donne alla ricerca di gratificazioni. Poi ho capito che non è così: vogliono divertirsi, sanno come farlo e sono del tutto disinibite”. 

Insomma, se d’estate la prima destinazione è l'Europa del Sud (i Paesi dell’ex Jugoslavia, le isole greche e la Spagna), seguono i Caraibi (Repubblica Dominicana e Cuba in testa), l'Africa (Marocco, Capo Verde e il Senegal) e infine l'Asia delle Filippine e della Thailandia, d’inverno l’uomo in divisa delle piste da sci ha un fascino irresistibile. 

D’altra parte, come ben riassume Mattia, queste avventure mettono tutti d’accordo (ad eccezione degli eventuali mariti cornuti): “Noi siamo muscolosi e prestanti (rispetto ai mariti un po' appesantiti e stanchi) e loro sono esperte, generose e spregiudicate (a differenza delle ragazzine caste, timorate e squattrinate). Noi siamo poco impegnativi (intellettualmente, dico) e loro sono poco pressanti (emotivamente, intendo). Loro hanno voglia di gratificarci con qualche regalino e noi di farle divertire con qualcosa che non si può comprare in nessun negozio. È un circolo vizioso che si autoalimenta”. 

Perciò non chiamatelo "turismo sessuale" ma all’inglese, "romance tourism", ovvero turismo da favola, che è tutta un'altra cosa. O, almeno, di questo si convincono le viaggiatrici, che di ammettere di pagare per avere in cambio piacere non ne vogliono sapere.

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