Afghanistan: la maratona di Zainab, la donna che sfida non solo la distanza
Zainab ha 25 anni e combatte per l'emancipazione della donna in Afghanistan correndo: dopo la Maratona del Gobi, ha corso quella nel suo paese sfidando la cultura grazie all'appoggio di "Free to run".
Se la maratona è la sfida sportiva per eccellenza, quella che Zainab ha corso in Afghanistan è molto di più. Zainab ha 25 anni è nata in un campo profughi in Iran, dove la sua famiglia si trasferì durante l'invasione sovietica. È cresciuta giocando a basket. Aveva 14 anni quando ritornò in Afghanistan insieme alla madre, tre sorelle e il fratello. Suo padre rimase a Mashhad e fin da subito Zainab diventò il pilastro economico della famiglia. Oggi lavora per Skateistan, un’associazione benefica di skateboarding internazionale, studia relazioni internazionali all'università e nel tempo libero combatte la sua battaglia culturale correndo. Perché lo sport è diventato per Zainab uno strumento per incoraggiare le donne afghane a sfidare le norme e affermarsi nella società.
La forza di Zainab non sta solo nei muscoli che ha allenato per la maratona ufficiale di Bamiyan correndo nel piccolo cortile di casa perché allenarsi fuori era troppo pericoloso. Ogni volta che si allaccia le scarpe Zainab sa che qualcosa potrebbe andare storto, ma non per questo rinuncia a farlo. Non l’ha fatto a giugno, quando insieme a Nelofar, la sua compagna di allenamento, ha percorso i 250 chilometri dell'Ultramaratona nel deserto del Gobi, in Cina. Non l'ha fatto ad agosto, quando durante la maratona nella valle di Paghman, corsa sempre al fianco di Nelofar, fu ricoperta di insulti all’ingresso di Kabul - "I bambini ci lapidavano, la gente ci dava delle prostitute, ci urlava di tornare a casa, ci accusava di distruggere l’Islam” - e non l’ha fatto ora, a Bamiyan, nonostante il padre di Nelofar abbia proibito alla figlia di correre di nuovo. Per Zainab la battaglia è troppo importante per deporre le armi e dalla sua ha l’appoggio della famiglia. Tanto basta.
E così, insieme a una canadese e una belga, la 25enne ha portato in giro per gli altopiani afghani il messaggio dell’associazione Free to Run, di cui fa parte, che promuove lo sport tra le donne vittime di conflitti e discriminazioni razziali e religiose. “Zainab ha aperto uno spiraglio importante per le altre donne afgane che vedono in lei un modello da seguire", ha commentato Stephanie Case, la fondatrice di Free To Run. Perché ”in Afghanistan, dove le donne sono relegate in casa, anche solo camminare all'aria aperta, è una rivendicazione al diritto di avere un posto nello spazio pubblico".
E la maratona diventa una metafora di come, anche nella vita, ci si possa allenare per superare i propri limiti. "Tutto è nella tua mente", ha risposto a chi le ha domandato come abbia potuto allenarsi in così poco tempo (Zainab corre solo da un anno) e in uno spazio così piccolo come il cortile di casa. “È una questione di volontà”, nella corsa come nella vita, ripete come un mantra.
Copyright foto: Free to run
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