Francis Ford Coppola racconta a Milano la sua Italia
Francis Ford Coppola racconta a Milano la storia delle sue origini lucane e della sua bella Basilicata. Noi del Magazine delle Donne siamo andate ad ascoltarlo.
Protagonista per una notte al Teatro dal Verme di Milano è stato il grande regista Francis Ford Coppola che ha parlato di Ritrovare le radici per incontrare il futuro: la mia Basilicata. Un incontro promosso dalla Regione Basilicata in partnership con Matera 2019, Lucana Film Commission e Meet the Media Guru. Per raccontare come e perché Coppola ha ritrovato il legame con la terra natìa della sua famiglia, riaprendo a Bernalda, città d'origine dei Coppola in provincia di Matera, il lussuoso hotel Palazzo Margherita.
La serata incomincia nel più milanese dei modi: una coda degna del padiglione Giappone in Expo. Ma all'interno, ai fortunati che sono entrati, il grande narratore si presenta puntuale, con un completo scuro e retrò degno de Il Padrino. Esplode l'ovazione e lui ricambia, iniziando una lunga e avvolgente narrazione. Che parte dalle origini della famiglia Coppola, cariche di personaggi d'altri tempi, tramandate da generazioni di affabulatori: nonna Filomena detta Senza Naso, la quale sposa un cugino ("questo spiega tante cose, direte"). Poi Agostino Coppola che nel 1927 costruisce una macchina per il cinema con l'audio ("Da allora, cinque generazioni di Coppola sono nel cinema", gongola, pensando a Nicolas Cage, Talia Shire e Sofia Coppola), oppure il misterioso brigante Carmine "Cappellone" Coppola. Lo storytelling si dirama, incrociandosi a quello del riverito Ciccio Panio dal quale Agostino lavorava come apprendista, un Archimede locale che aveva cercato di portare l'illuminazione a Bernalda (nell'Ottocento) e aveva saputo sbloccare il ponte girevole al porto di Taranto.
"Lucani, bravi genti" decreta il papà di Apocalypse Now, mentre ricorda l'infanzia divisa tra lambascioni e gnummareddi, e con ampi gesti omaggia la sua italianità: "Ne sono orgoglioso. Francis, diceva mio padre, sei anche italiano ed è il popolo più creativo al mondo". Il cinema? Fellini, la Dolce Vita, Rossellini. E poi, "come si chiama, il regista di Gomorra? Very impressive". Ah, e la musica italiana: "You know, Riccardo Muti is mio cuggino second grado", svela, tra lo sbigottimento generale.
Il racconto dello zio d'America di ciascuno, per una notte a Milano. L'ha ammaliata con storie fantasiose, tratteggiate in un inglese dolce e arrochito, frammisto ad un italiano chiaro e divertito. S'è gonfiato d'orgoglio mostrando la sua passione italica, ha persino preso toni paternalisti nello sgridare la terra dei suoi avi: "Il grande problema del Sud Italia? Lamentarsi sempre". Quanto a lui, nessuno s'aspetti più un nuovo Padrino, forse girerà giusto qualcosa dedicato alla sua Bernalda e alla bella Basilicata: "Io dai film non faccio soldi, per guadagnare c’è il mio vino o Palazzo Margherita”.
La serata prosegue, l'organizzazione non sa più come frenare lui, né le domande del pubblico ("Non ascoltateli, abbiamo tempo. Sta arrivando la polizia? No? E allora voglio rispondere"), anche quando si trasformano in richieste che sfiorano la divinazione. Mentre l'hashtag #occupydalverme è già alto nei trend e lui si sta per produrre in un indimenticabile Roma non fa la stupida stasera, qualcuno osa la domanda che tutti, per due ore, hanno tenuto sulla punta della lingua: Maestro, perché ha un calzino giallo e uno rosso?Abbassa lo sguardo, si osserva ai piedi. Poi punta gli occhi verso il pubblico. Sogghigna: "La risposta è la più semplice: why not?"
Copyright foto: Cristina Piotti