Educare i figli: 10 regole per fargli fare tutto ciò che volete
Al bando urla, minacce e corruzioni. L’ipnoterapista inglese, Alicia Eaton, propone un decalogo per educare i figli che parte dalle regole (scientifiche) della programmazione neurolinguistica. Provare per credere!
Convincere i bambini a fare tutto ciò che gli chiede la mamma? Niente di più semplice almeno secondo l’ipnoterapista inglese Alicia Eaton che, nel suo libro Words That Work: How To Get Kids To Do Almost Anything, propone un decalogo per educare i figli trasformando i capricciosi diavoletti in piccoli angeli con dieci semplici mosse. Un vademecum dedicato ai genitori ma che, assicura l’esperta, non prevede né urla, né minacce, né corruzioni e ha una solida base scientifica che prende spunto dalle tecniche di persuasione, tipiche della programmazione neuro linguistica e solitamente usate nel linguaggio pubblicitario. Perché – si è chiesta la Eaton - non esportarle dall’advertising all’educazione dei figli? Detto, fatto e il risultato, secondo quanto riporta il Daily Mail, è sorprendente. Curiose di saperne di più? Preparatevi a prendere appunti: ecco le 10 regole dell’educazione perfetta (provare non costa nulla!).
1. I genitori e le richieste “positive”
“Molti genitori – spiega Eaton – sono vittime del circolo della negatività e, quando fanno delle richieste ai propri figli si concentrano su quello che non hanno fatto”. L’esempio è noto a tutti ma – secondo l’esperta - frasi come “Non lasciare la tua camera in disordine” e “Quante volte ti devo dire di ritirare le tue cose?” sono solo controproducenti. Come fare dunque? Meglio suggerire che sgridare e il segreto sta tutto nell’impostazione della frase: “Dai metti a posto la tua stanza” o “Cosa ne diresti di trasformare la tua cameretta in un bello spazio pulito e ordinato?” assicurano - secondo la studiosa - una riuscita migliore.
2. Creare l’illusione della scelta
La preparazione del mattino è sempre complicata? Anziché tuonare uno spazientito “Muoviti, devi vestirti per andare a scuola” create nei vostri figli (almeno) l’illusione della scelta e proponete due possibili outfit per la giornata: “Per andare a scuola oggi preferisci mettere la maglia rossa o quella azzurra?”. La scelta farà sentire i piccoli responsabilizzati e darà loro uno stimolo per fare ciò che gli si chiede.
3. Usare la parola “quando”
Non comunicate ai vostri figli l’idea dell’urgenza e aiutateli a definire un planning temporale. Vietate, quindi, le minacce del tipo “Se non finisci i compiti niente giochi” meglio un più neutrale “Quando finirai i compiti potremo giocare”.
4. Genitori nei panni dei figli (e viceversa)
Per migliorare il rapporto con i vostri figli è indispensabile creare con loro una certa connessione linguistica. Come? Mettendovi nei loro panni, tipo“Se io fossi in te preferirei studiare su una scrivania ordinata”, e invitandoli a mettersi nei vostri , esemplare:“Se tu fossi in me sapresti quanto mi sono impegnata per prepararti queste verdure che adesso non vuoi”.
5.“Per favore” si dice prima, non dopo
Avete l’abitudine di ringraziare le persone solo dopo che hanno fatto qualcosa per voi? Provate a farlo prima. “I più piccoli – avverte l’esperta – sono naturalmente portati a voler far piacere alle persone, soprattutto ai loro genitori”. Quindi la prossima volta che chiederete ai vostri figli di lavarsi le mani, venire a tavola o fare i compiti fate seguire la richiesta da uno squillante “per favore”. “Una volta che li avrete ringraziati – continua Eaton – si sentiranno obbligati a soddisfare la vostra richiesta”.
6. Spiegare ai bambini il perché (sempre!)
Spesso ci si aspetta che i figli soddisfino le richieste dei genitori immediatamente (o almeno questo è il desiderio della maggior parte delle mamme e dei papà). “Voi però – domanda la studiosa – avete l’abitudine di fare qualcosa senza sapere perché lo state facendo?” La risposta, ovviamente, è no e proprio per questo è indispensabile spiegare il perché delle richieste anche ai piccoli di casa. Anziché costringerli ad abbassare il volume della musica con un strillo, per esempio, spiegate loro che state cercando di concentrarvi e, con lo stereo così alto, proprio non ci riuscite.
7. Metterli di fronte alle vostre affermazioni
I piccoli di casa, spesso, hanno bisogno che la loro attenzione sia mantenuta viva durante un discorso. “Aiutateli a fronteggiare il discorso – suggerisce Eaton – arricchendo le vostre frasi con affermazioni tipo ‘pensaci’, ‘ascolta un po’ questo’: li aiuterà ad avere la sensazione di occupare un ruolo attivo in quello che gli state dicendo”.
8. Suggerire soluzioni positive
È un classico della genitorialità: dai due anni (che non a caso sono noti anche come “terrible twos”) all’adolescenza saranno ben poche le cose che andranno bene ai vostri (ex) teneri bebè, dalla maglia (“Troppo calda!”), alla pasta (“Troppo sugo!”), all’orario della nanna (“Troppo presto!”). Come fronteggiare questo “non va bene” a tutti i costi? Secondo la studiosa il segreto sta nella capacità di suggerire soluzioni positive. “Se il piccolo si lamenta perché ha troppo caldo – consiglia per esempio – cercate di trovare con lui delle alternative a questo malessere e, per esempio, domandategli se il caldo è tale che starebbe meglio aprendo una finestra oppure se gli basterebbe togliere la felpa incriminata”.
9. Trasformare il problema in una soluzione
Il termine tecnico della linguistica è “domanda allusiva” e indica un interrogativo formulato al solo scopo di trovare una soluzione. “Se vostro figlio si lamenta di qualcosa o vi racconta un suo problema – spiega l’autrice dei consigli – rispondetegli come se in questa affermazione fosse già sottointesa la soluzione (positiva) del suo problema”.
10. Bimbi: vietato dire "non riesco"
I figli sono persone in continua (e costante) trasformazione quindi non permettete loro di adagiarsi su un frettoloso "non riesco". "Per aiutare i vostri bambini a migliorarsi - consiglia quindi Eaton - ricordategli spesso che tutto può e deve cambiare aiutandoli, contemporaneamente, a focalizzarsi su ciò che riescono a fare anziché sulle cose che, in quel momento, gli sembrano impossibili".
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