Lotta contro la violenza sulle donne: una battaglia ancora lunga
Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne: nel 2014 in Italia sono stati commessi 152 femminicidi. I dati più inquietanti tra i giovani: i maschi la praticano, le femmine la giustificano.
La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è una di quelle cose dolci-amare: meno male che c’è, ma non dovrebbe esserci. Non dovrebbe essere necessaria e invece lo è: si celebra il 25 novembre, ed è un’ottima occasione per riflettere sul fatto che in Italia una donna su tre, nell’età compresa tra i 16 e i 70 anni, ha subito violenza fisica o sessuale. Si tratta di quasi sette milioni di donne e – per pescare qualche cifra a caso - di 746mila tentati stupri e 652mila riusciti, cui va aggiunta una interminabile sequela di botte, privazioni, piccole torture e molestie occasionali. L’identikit dice che le vittime tipo sono madri di famiglia, e naturalmente che accade più spesso alle donne sole, separate o single. Dice anche che il responsabile è quasi sempre il partner, quello attuale o l’ex. E contiene cose ancora più odiose, come il picco di violenza registrato nei confronti di donne malate o disabili, ancor meno capaci di difendersi.
Violenza sulle donne: gli effetti sui figli
Non è inutile aggiungere che nella violenza fisica è implicita una violenza psicologica spesso ancora più difficile da superare. E che se ci sono di mezzo dei figli, è pressoché impossibile che non ne soffrano: anche per loro è violenza, anche se non vedono. E comunque vedono, perché “assistono agli episodi violenti” in sei casi su dieci, dicono ancora i numeri. Che poi finiscono col diventare fuorvianti, perché bisognerebbe intervenire e pestare i piedi e lottare anche se ci fosse uno solo di quei rapporti raccolti da poliziotti, medici e psicologi. I numeri grandi fanno impressione lì per lì, ma confinano le cose in una sfera asettica che fa perdere di vista la realtà quotidiana. Ceffoni e spinte, mani e corpi che si strusciano, aggressioni verbali, telefonate a raffica, messaggini, a volte sarebbe più istruttivo guardarli uno per uno.
Violenza sulle donne: un problema (anche) di omertà
Le statistiche, poi, raccolgono ciò che si può raccogliere. E cioè i racconti, i fatti, le cure, le prognosi e le diagnosi di chi s’è rivolto a qualcuno. Chi è andato in ospedale, o è entrato in un commissariato: e invece il 90% delle donne che subiscono una violenza la nascondono, minimizzano, tendono a giustificare il responsabile e alla fine non denunciano nulla. Non c’è da meravigliarsi poi se nelle generazioni giovani – dovrebbero essere le meno rassegnate - cresce una preoccupante fetta di persone che, di fronte a violenze di questo tipo alza le braccia, storce la bocca verso il basso e conclude: fatti loro. Il rapporto Rosa Shocking, condotto nella fascia d’età tra i 18 e i 29 anni, è desolante. Un intervistato su cinque pensa che quello che succede in una coppia non riguardi il mondo esterno, uno su quattro che la violenza sulle donne sia scatenata da raptus da amore eccessivo. Uno su tre non ha dubbi: anche gli episodi di violenza domestica vanno affrontati dentro le mura di casa.
Violenza sulle donne: l'opinione degli studenti
Peggio ancora se si leggono altri dati, questi raccolti da Skuola.net. Indagando tra i ragazzi delle medie, delle superiori e dell’Università, s’è arrivati allo sconfortante risultato che il 35% dei ragazzi sentiti ha ammesso di aver alzato le mani sulla compagna durante un litigio e che – dall’altra parte – nel 42% dei casi le ragazze che subiscono un affronto del genere sono “pronte a perdonare”. Quando la violenza è poi solo psicologica, sembra che si parli di un gioco. E allora, solo il 16% delle ragazze è pronta a interrompere una relazione a causa di scenate di gelosia continue, e sempre a patto che siano “immotivate”. E laddove la famiglia non sempre è una buona maestra, la scuola le va dietro: il 37% dei ragazzi sostiene che in classe non s’è mai parlato dell’argomento.
Violenza sulle donne: i dati del 2014
Deprimente. Perché le coscienze dormono ma la violenza no. All’estremo opposto dello schiaffone, della spinta, ci sono le donne uccise. Nel 2014, in Italia sono stati commessi 152 femminicidi. Rispetto all’anno prima c’è un calo significativo di oltre il 15%. Ma la buona notizia è riferita alle donne uccise dalla criminalità (passate da 57 a 35). In famiglia nel 2014 sono state uccise 117 donne (il 77% dei femminicidi), quasi la stessa cifra del 2013, che si era chiuso a quota 122. Sono i dati del Terzo Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, che sarà presentato proprio in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
La giornata internazionale contro la violenza sulle donne
La data del 25 novembre è stata decisa dall’Onu perché l’avevano scelta un gruppo di donne attiviste sudamericane, riunitesi nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi a Bogotà nel 1981. Ricorda il brutale assassinio delle sorelle Mirabal, uccise il 25 novembre 1960 per la loro lotta contro il dittatore Rafael Truijllo. Quella mattina le tre donne furono bloccate dagli agenti dei servizi dominicani mentre andavano in carcere a far visita ai loro mariti. Furono massacrate a bastonate e strangolate, infine gettate in un precipizio con la loro auto per simulare un incidente. La violenza sulle donne ha mille facce, tante quanto ne ha l’animo umano. Ci vorrebbe una giornata al giorno.
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