Donne: che stress se in ufficio ci sono solo uomini
Per una donna, quando un ambiente di lavoro è a prevalenza maschile, l'ansia è in agguato e con essa salgono i livelli dell'ormone legato allo stress. Uno studio americano spiega perché.
Bianca Manago e Cate Taylor, due ricercatrici dell’Indiana University a Bloomington, negli Stati Uniti, hanno deciso di esaminare i livelli di stress delle donne che lavorano in ambienti a prevalenza maschile.
In particolare si sono concentrate su come questa situazione abbia degli effetti sui livelli di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, che regola molti di quei fattori, dai livelli di zuccheri nel sangue al metabolismo, che nel nostro corpo vengono alterati proprio in caso di tensione e affaticamento mentale. Hanno quindi raccolto le esperienze di 443 lavoratrici, divise tra quelle che il cui impiego era in ambienti equamente misti e quelle che avevano una mansione che le portava ad avere a che fare con l'85% o più di colleghi uomini.
Cos'hanno scoperto? Più di quello che ci saremmo potute immaginare. Le donne che lavorano attorniate da un ambiente maschile mostrano, per quanto riguarda il cortisolo, un quadro endocrino molto meno sano delle loro colleghe che si relazionano con altre donne. La causa sembra risiedere proprio nello stress legato alle relazioni professionali interpersonali, che è diverso ad esempio dallo stress implicito nel lavoro che si compie o dovuto ad una particolare predisposizione all'ansia. Questo perché se i fattori di ansia o difficoltà sono saltuari, il cortisolo presenta dei picchi: si altera solo in alcune situazioni. Ma quando lo stress è prolungato, la risposta è più debole e insufficiente, e si rischiano problemi sul lungo periodo, come malattie cardiache, diabete, declino cognitivo prematuro e depressione, hanno spiegato le ricercatrici.
Nel mezzo di discussioni già in atto, o spesso ripetute, sull'importanza di incoraggiare una maggiore presenza femminile in aree e campi ancora a maggioranza maschile, lo studio è quindi un'ulteriore prova dell'importanza del tema. Una ragione in più insomma, spiegano le due ricercatrici, per liberare certi ambienti da una sorta di anacronistica segregazione occupazionale.
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