Fibrillazione atriale: sintomi, cause e terapia

La fibrillazione è la contrazione irregolare di un muscolo, che può manifestarsi a carico sia di un muscolo scheletrico che del muscolo cardiaco. In caso di fibrillazione atriale, le contrazioni degli atri del cuore (cioè le camere cardiache superiori) sono parziali, irregolari, molto rapide e non efficaci, portando ad una minor capacità cardiaca. Nel mondo, è la forma di aritmia cardiaca più diffusa.

Cause

Tra le condizioni che concorrono alla manifestazione di una fibrillazione atriale c’è l’età (i soggetti over40 sono più a rischio), la presenza di malattie cardiache pregresse, l’ipertensione arteriosa, malattie extra cardiache come l’ipertiroidismo, l’abuso di alcol e, anche se più raramente, la storia familiare del paziente.

Sintomi

Questa contrazione irregolare, che può essere troppo rapida o lenta, produce una serie di sintomi, come palpitazioni, affaticamento e debolezza o affanno, sensazione di stordimento, perdita momentanea di coscienza fino allo svenimento.

Cosa fare

Quando ci si trova in presenza dei sintomi elencati, vanno ovviamente riportati immediatamente al proprio medico.

Conseguenze e rischi

La ridotta capacità cardiaca porta ad un ristagno di sangue negli arti, il quale a sua volta può causare la formazione di un coagulo di sangue che, dall’atrio sinistro, viaggiando dal cuore ai vasi, può raggiungere un altro organo, spesso il cervello, e bloccando il passaggio del sangue, causare un ictus. Oppure, in caso di frequenze cardiache particolarmente elevate, la fibrillazione atriale può determinare una insufficienza cardiaca con scompenso cardiaco.

Terapia

Ci sono diverse strategie per il trattamento, ad esempio la terapia farmacologica, con nuovi e innovativi farmaci da poco presenti sul mercato: farmaci per il controllo della frequenza di risposta ventricolare e gli anticoagulanti per ridurre il rischio di ictus. Ci sono poi la cardioversione, per ripristinare il ritmo cardiaco in caso di fibrillazione atriale persistente e trattamenti non farmacologici come l’ablazione transcatetere con RF, la crioablazione oppure l’ablazione chirurgica ed infine l’uso di dispositivi elettrici impiantabili.

Testo revisionato dal dottor Cesare Storti – Responsabile di cardiologia I – aritmologia dell’Istituto di Cura Città di Pavia (Gruppo ospedaliero San Donato)

Foto: © Pimonwan Niyomsub - 123RF

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