"Fashion Revolution Day": il 24 aprile fuori le etichette
Seconda edizione, il 24 aprile, per "Fashion Revolution Day" la campagna internazionale che promuove una moda etica ricordando le vittime della strage di Rana Plaza a Dhaka, in Bangladesh dove hanno perso la vita 1.133 operai del tessile.
Chi ha fatto i vestiti che indossate in questo momento? Parte da una semplice domanda la seconda edizione del Fashion Revolution Day che si svolgerà il prossimo 24 aprile al grido di “Fuori le etichette”. La campagna internazionale è nata per ricordare i 1133 operai tessili che persero la vita nel 2014 in Bangladesh a Rana Plaza nella città di Dhaka.
Lo scopo è quello di promuovere una possibile (e auspicabile) eticità dell’industria moda mostrando, senza inibizioni, le etichette degli abiti che sfoggiamo ogni giorno. “Made in” in bella mostra, quindi, e poi via alla condivisione social, naturalmente con l’hashtag ad hoc #whomademyclothes.
Per questa seconda edizione, che in Italia è promossa dalla stilista Marina Spadafora e sostenuta da Altromercato, saranno coinvolti 66 Paesi e i lavoratori del settore saranno chiamati a riunirsi per mostrare il sostegno a chi sogna, per la moda, filiere trasparenti, etiche e soprattutto giuste.
Nata in Gran Bretagna da un’idea di Carry Somers, pioniera del fair trade, la campagna ha trovato nel Belpaese una sostenitrice di primo piano. “Fashion Revolution Day – spiega ad Adnkronos Marina Spadafora, direttrice creativa di Auteurs du Monde la linea di moda etica di Altromercato - vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d'abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente perché scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo. Ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”.
Copyright foto: Fashion Revolution.org