Giochi all'aria aperta per tutte le età
Le giornate si allungano e gli esperti sono tutti concordi: per risvegliare i più giovani dal torpore invernale via libera ai pomeriggi immersi nel verde. Come sconfiggere l'egemonia dello schermo? Riscoprendo i giochi dei nonni.
Facciamo riscoprire ai bambini i giochi dei nostri nonni. Ecco il monito che, in vista della bella stagione, arriva dall’Università di Bristol con lo studio Who children spend time with after school: associations with objectively recorded indoor and outdoor physical activity. Giocare all’aperto, in sintesi, fa bene e i genitori dovrebbero riscoprire le gioie di lasciare i loro pargoli liberi di scorrazzare tra parchi e giardini insegnando loro i passatempi del tempo che fu liberandoli, di conseguenza, almeno per un po’ dall’egemonia dello schermo. Complici le prime giornate di sole, e in attesa delle vacanze pasquali, ecco le attività ludiche da riscoprire per pomeriggi soleggiati da trascorrere, divertendosi, immersi nel verde. E qualche regola che i genitori non devono dimenticare.
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Giochiamo a schiscetta?
InBrasile si chiama pega pega, in Olanda tikkertje e in Ungheria fogócska:l’amatissimo ce l’hai è uno dei giochi tradizionali più diffusi al mondo ma,a seconda del luogo dove viene praticato, cambia nome. Già solo in Italia inomi si sprecano e spesso comportano leggere modifiche alle regole. A Milano,per esempio, si pratica la schiscetta durante la quale il giocatore che scappa può chiedere una pausagridando "A rimortis" oppure lanciarsi a terra (schiacciandosi benbene contro il terreno) per essere in salvo. Ma non succede solo in Lombardia:si buttano per terra a caccia di salvezza anche i giocatori friulani,specialmente nella zona di Gorizia, dove per fermare l’inseguitore a toc sideve, a seconda del caso, buttarsi per terra (toc basso) o salire su unrialzo (toc alto). Idem in Emilia, con strega in alto e strega in basso, mentre i giovani giocatori di teschio toscani sirendono immuni dal ce l’hai semplicemente incrociando le dita ourlando "Arimus" a gran voce.
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Inguattarella o Ammuccia Ammuccia?
Inguattarella o Ammuccia Ammuccia?
In Emilia Inguattarella impone dinascondersi immediatamente e corrisponde al Cip bresciano e all’ Ammuccia Ammuccia siciliano, che poisarebbe il nascondino (o nascondarello) italiano. Anche in questo caso levarianti sono numerose. Esiste, per esempio, il rimpiattino dove non bastaindividuare chi si nasconde ma è necessario acchiapparlo mentre scappa dal suonascondino toccandolo con la mano o, ancora in Toscana, con una palla. Tra lemolte (antiche) varianti del nascondino non manca la variante “al contrario”dove tutti contano e uno solo si nasconde o, ancora, Sardina il gioco tantoamato da Peppa Pig nel quale tutti si nascondono nello stesso postocompattandosi, appunto, come pesciolini in scatola.
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Ieri, oggi, domani...
Ieri, oggi, domani...
I giochi tradizionali, storicamente, travalicanoi confini nazionali e regionali adattandosi alle esigenze e alle necessità ma,soprattutto, modificandosi liberamente per venire incontro al gusto dei giovanigiocatori. Pare, per esempio, che la Mosca cieca fosse già un must peri ragazzini del V secolo riproposta, poi, da giovani (e meno giovani) giocatoridell’Inghilterra vittoriana che preferivano, però, praticarlo “indoor”, comedirebbero loro, cioè dentro le mura domestiche. Ma tra i più fanatici giocatoridell’Acchiappino bendato spuntano, a sorpresa, le scimmie bonobo chepraticano questo gioco all’interno delle loro comunità con il solo scopo didivertirsi tutti insieme.
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Una sola regola: nessuna regola
Una sola regola: nessuna regola
Al di là della sua capacità di cambiare nome spesso e volentieri però: che cos'è il gioco? Secondo i vocabolari dei quattro angoli del mondo, è sostanzialmenteun’attività ricreativa che non conosce confini ed è capace, come sapeva benegià Artistotele, di avvicinare chi lo pratica alla gioia e addirittura allavirtù. Per questo gli psicologi dell’infanzia non hanno dubbi a riconoscere agiochi e giochini un ruolo importantissimo fin dai primi mesi di vita e, suquesto punto, sono d’accordo le Nazioni Unite che lo annoveranoaddirittura tra i diritti fondamentali di ogni bimbo. Ma i “grandi” devonostare attenti perché se s’immischiano sono guai. A dirlo è la ricerca Children's right to play della Bernard van Leer Foundation che, dopoun’analisi sull’importanza delle pratiche ludiche infantili, conclude con unavvertimento riservato alle mamme e ai papà: il gioco appartiene ai bambini enon è permessa nessuna “invasione di campo”. Gli adulti, spiegano iricercatori, per garantire ai più piccoli uno sviluppo sano nondevono essere invasivi e, per una volta, devono rinunciare a dettare le regole.Anche temporali. Il gioco, dicono, si esaurisce naturalmente in un arco ditempo limitato che però deve essere lasciato alla discrezione dei giocatori. Nessunorologio alla mano, quindi, e solo tanta tanta pazienza.
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Bambole? Semplice!
Attenzioneanche a voler controllare lo svolgimento del divertimento dei bambini a tutti icosti: i giochi più divertenti hanno regole semplicissime ma incomprensibili ainon partecipanti che, proprio per questo, devono “starne fuori”. Ma lasemplicità, che deve essere una caratteristica irrinunciabile del gioco, non èuna novità degli studi sul genere ed è un tema caro anche alla semiotica,quella scienza semi-sconosciuta ai più che mixa linguistica e filosofia perdefinire il significato comunicativo dei fatti del mondo. Pochi semiologi sisono occupati delle pratiche ludiche e adesso gli studiosi contemporanei sirivolgono piuttosto all’analisi dei videogiochi. Esistono, però, alcuneillustri eccezioni. Per esempio il russo Jurij Lotman che, studiando le bamboletradizionali, ha scoperto che per essere veri e propri giocattoli devono esseresemplici perché, nel momento in cui diventano più complesse, si trasformano inqualcosa di più simile alle statue, almeno nella percezione di chi dovrebbegiocarci e invece si blocca di fronte a cotanta complessità. Chissà cosadirebbe oggi di quei pupazzi capaci di parlare due lingue edi farsi controllare attraverso tabletin miniatura mentre camminano e fanno pipì!
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Giochi "naturali"
Nessunproblema di complessità avrebbe invece l’antropologo Gregory Batesonsecondo il quale non è necessario che i giocattoli siano semplici ma è indispensabilepiuttosto che siano inoffensivi. Secondo lo studioso, infatti, è proprio questa la caratteristica che li fa riconoscere cometali anche dagli animali. La questione degli animali e del gioco è un altroargomento interessante. Se sulla giocosità degli animali domestici nessuno hadubbi (anzi i bambini sono – spesso e a ragione - gelosissimi dei loro babbaccinella quotidianità con Fido!) stupisce di più scoprire che le blatte sonoanimaletti molto giocosi, specialmente da cucciole, e addirittura i polpisfruttano le correnti per divertirsi tra loro. Gli orsetti, invece,preferiscono “giocare alla lotta” con i loro fratellini ma si tratta diun’attività più formativa perché si svolge sempre sotto lo sguardo attento dimamma orsa che ogni tanto, spiegano gli etologi, interviene con qualchesuggerimento che sarà utile ai figli quando da grandi dovranno combatteredavvero.
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Tipi di giochi (e di giocatori)
Insommaanche in natura con il gioco c’è poco da giocare. Effettivamente su questo puntola psicologia infantile parla chiaro. Ben lontano dal divertimento fine a se stesso, il gioco è uno strumento indispensabile per il benessere di ognibambino che proprio attraverso l’attività ludica si mette alla prova e crescesia dal punto di vista fisico, sia da quello sociale e (addirittura) emotivo-affettivo.I giochi tradizionali, poi, sono strumenti indispensabili per superare le pauree scoprire il mondo fin dai primi anni di vita. Per esempio la paura del buio sipuò affrontare e superare giocando a nascondino mentre la fifa di restare solisi combatte con un bel girotondo e con i giochi di squadra in generale. Ilsociologo Roger Caillois ha creato uno schema conosciutissimo proprio perdefinire le diverse funzioni dei giochi. Così, per esempio, il famoso studiosofrancese ha distinto i giochi che si basano sulla competizione (le classichegare di corsa per esempio) da quelli che piacciono perché la fortuna èfondamentale (come il gioco delle sedie o della scopa) e ancora gliintrattenimenti che permettono di trasformarsi in qualcun altro (i giochi diruolo) o quelli “di vertigine” dove la sfida è, prima di tutto, con sé stessi.
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Nonni: giochiamo?
Aldi là del loro possibile “incasellamento” scientifico e dei nomi con i quali li sidefinisce, però, i giochi sono sempre e prima di tutto “figli del tempo” e si sono adattati per secoli e secoli alleabitudini della società. Ma attenzione perché adesso qualcosa sta cambiando. Il consiglio degli esperti di oggi, infatti, è quello di voltare (momentaneamente) lespalle al presente della tecnologia per riscoprire gli intrattenimenti deinonni. Lo scopo? Prima di tutto quello di migliorare la forma fisica deibambini (generalmente troppo sedentari) aumentandone, contemporaneamente, la fantasia el’inventiva.
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Giochi di salute
Giochi di salute
Quindi, per sfruttare al massimo le imminenti vacanze scolastiche, via libera alle corse nei sacchi, ai quattrocantoni, a ruba bandiera e, perché no, anche a un bel pic-nic per le bambole daorganizzare al parco con le amiche. La bella stagione, dicono gli esperti, potrà e dovrà essere ilmomento giusto per riscoprire i giochi dei nonni da praticare rigorosamenteall’aperto con un buon risultato anche per la salute perché la luce naturale,oltre ad aumentare il buonumore di giocatori e accompagnatori, stimola ladopamina ostacolando la formazione di irregolarità del bulbo oculare che è laprima causa di miopia. Pronti, partenza... si gioca!
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