Make-A-Wish è l'onlus che realizza in tutto il mondo i desideri dei bambini gravemente malati perché ritrovino il sorriso e la forza di continuare a lottare. A Natale possiamo farlo anche noi.
Giacomo, 14 anni, non era mai andato su uno yacht; Michael, 15 anni, avrebbe fatto di tutto pur di trascorrere una giornata ai box, coi piloti più famosi della Formula Uno; Isabella, 9 anni e una collezione di bambole alle spalle, sognava di entrare nella vera casa di Barbie. Non sono capricci. Sono solo tre dei 1065 sogni di bambini gravemente malatiche Make-A-Wish - l'onlus americana con sedi in tutto il mondo - ha esaudito in più di trent'anni. Giacomo ha la sindrome nefrosica, Michael è affetto da sarcoma di Ewing mentre Isabella soffre di LLA. Sindromi che costringono i bambini a cure interminabili, capaci di spezzare il sorriso a chiunque. Salvo eccezioni che Make-A-Wish trasforma in realtà.
In Italia è stata fondata nel settembre 2004 a eterna memoria di Carlotta Frontani, una bambina speciale, scomparsa per una grave malattia nel novembre 2002 a soli dieci anni, dopo otto mesi d'isolamento in una camera sterile, senza alcun contatto con l'esterno. Un lungo periodo in cui ha trovato la forza di interessarsi agli altri bambini che, se non poteva conoscere di persona, voleva per lo meno confortare con un piccolo regalo: un giocattolo, una videocassetta, un disegno. In due parole, con un desiderio esaudito.
Loro, i bambini, hanno tra i 3 e i 17 anni e se per guarire aspettano la bacchetta magica, per sorridere si affidano alla rete ben consolidata che nel mondo realizza un desiderio ogni trentotto minuti grazie alle donazioni e agli sponsor. I sogni - che può esprimere chiunque, da un'infermiera, a un amico, passando per i genitori e il diretto interessato -sono i più disparati: dall'incontrare un personaggio famoso, al voler fare un viaggio, dla voler essere qualcuno per un giorno, al ricevere un oggetto particolare. Make-A-Wishnon mette limiti alla fantasiadei più piccoli e fa tutto il possibile per trasformare il volere in potere. "Quando raccontiamo alla gente che il nostro lavoro è realizzare i desideri dei bambini che lottano contro gravi malattie- scriveKeith Goh, uno tra ineurochirurghi pediatricipiù conosciuti al mondo, e presidente del Consiglio Direttivo di Make-A-Wish® International - molti non sanno che, quando parliamo di potenza di un desiderio, c'è un fondamento scientifico alla base".
Per capire la portata dell'impresa basta ascoltare le parole dei diretti interessati: "tutte le attenzioni che ho ricevuto da voi - raccontaGiacomo dopo i giorni trascorsi in mare - mi hanno dato quella serenità tanto attesa e desiderata dopo il lungo periodo di sofferenze. Il mare mi trasmette sempre una grande energia e soprattutto mi dà la speranza di una guarigione definitiva". Speranza che il desiderio contribuisce a realizzare visto che, continua Keith Goh "c'è un forte legame tra mente e corpo e l'uno influenza profondamente la reazione dell'altro". È ormai dimostrato dalla moderna ricerca medico-scientifica "che le emozioni positive si trasformano direttamente in benefici per la salute del paziente - spiega il neurochirurgo pediatrico -. Per esempio, una semplice risata riduce la pressione del sangue e lo stress, migliora il sistema immunitario e allevia il dolore. Inoltre le endorfine che sono antidolorifici naturali prodotti dal corpo capaci anche di tirare su il morale, vengono rilasciate in dosi maggiori. Per qualcuno che sta affrontando una grave malattia, questi benefici sono enormi".
E allora, se i desideri sono parte integrante della terapia, ecco spiegata la dedizione con cui i volontari smuovono le montagne per esaudirli occupandosi di contattare i personaggi, organizzare i viaggi (che spesso richiedono specifiche attenzioni dovute alle condizioni del bambino) e, soprattutto, di finanziarli. Quello che non fanno sono le "distinzioni circa il sesso, la razza, il credo religioso, le condizioni socioeconomiche dei bambini di cui ci occupiamo".
Con il Natale alle porte chiunque può fare un regalo specialeadottando un desiderio (o facendo una donazione) e affiancando il proprio nome a quello del desiderio di un bambino, ricordandosi, come cantava John Lennon che "alla fine, l'amore che prendi, è uguale all'amore che hai dato".
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