Sindome di Lynch

La sindrome di Lynch è una patologia ereditaria che aumenta il rischio di cancro al colon, incrementando inoltre le probabilità che si sviluppino carcinomi prima che il soggetto abbia compiuto 50 anni di età.

Diffusione

Solo il 3% circa dei casi di cancro colon rettale può essere ricondotto alla Sindrome di Lynch. Mentre nella popolazione generale l’età media alla diagnosi dei cancro colon rettale è tra i 60-65 anni, nella Sindrome di Lynch è circa 45 anni.

Predisposizione

La predisposizione allo sviluppo di questa malattia malattia, detta anche “cancro colorettale ereditario non poliposico” (HNPCC), non si manifesta con la comparsa di polipi, ma direttamente con lo sviluppo del cancro al colon, che accade generalmente intorno ai 45 anni di età. Il sospetto diagnostico sorge in caso di pazienti affetti da cancro del colon retto o dell’endometrio in età giovanile, con storia familiare positiva, oppure in pazienti con cancri primitivi multipli del colon o altri organi connessi alla sindrome. La malattia si trasmette geneticamente in modalità autosomico dominante: c’è la probabilità che almeno il 50% dei figli possa avere la sindrome.

Le due varianti

Esistono due varianti nella Sindrome di Lynch: la manifestazione principale della sindrome di Lynch I riguarda il tumore al colon, mentre quella di tipo II, oltre al tumore al colon, comprende altre probabili neoplasie a livello dell'endometrio, dell'ovaio, dello stomaco, dell’intestino tenue, dell’apparato urinario, dei reni, del pancreas e delle vie biliari.

Le cause

Nonostante la definizione “non poliposico”, anche il cancro colon rettale di questa sindrome si sviluppa a partire da polipi adenomatosi, che si trasformano in maniera maligna e danno quindi origine al tumore. I geni preposti a codificare le proteine e che si occupano della fisiologica riparazione del DNA delle cellule intestinali cominciano a malfunzionare impedendone la riparazione: le cellule, col DNA alterato, progressivamente degenerano in tumore. Poi, moltissimo conta anche la familiarità: chi ha avuto un parente in famiglia con questo tipo di tumore ha un maggiore rischio, rispetto ad altri, di contrarlo.

I sintomi

I sintomi della sindrome di Lynch sono praticamente gli stessi del cancro al colon. Tra questi, le manifestazioni più evidenti sono un senso continuo di spossatezza, il sangue nelle feci, la stitichezza alternata a diarrea e la perdita di peso. Altri elementi che possono fare pensare che si tratti della sindrome di Lynch sono un cancro del colon che si verifica prima dei 45 anni di età, una storia familiare di cancro al colon in età giovanile in famiglia oppure di carcinoma endometriale, cancro ovarico, tumore del rene o dello stomaco o del fegato.

Diagnosi

La diagnosi della Sindrome di Lynch è complessa: pazienti già affetti dalla neoplasia diventano oggetto di studio dopo l’anamnesi familiare. La diagnosi clinica si basa sui cosiddetti criteri di Amsterdam (un criterio di numero, ovvero almeno 3 soggetti della stessa famiglia affetti da cancro colon rettale documentato con biopsia; un criterio di familiarità, ovvero almeno due generazioni successive che ne sono affette e un criterio d’età, con almeno un tumore diagnosticato prima dei 50 anni). A questi tre criteri ne seguono altri clinici specifici, come la prevalente localizzazione del tumore nel colon destro e la tendenza allo sviluppo di più tumori colon-rettali. La diagnosi definitiva, dopo i sospetti clinici, è comunque sempre genetica e richiede lo screening molecolare per l’identificazione della mutazione. In caso di diagnosi di sindrome di Lynch, si prevedono esami periodici per individuare eventuali tracce di neoplasie del colon-retto e di altri organi. Si consiglia di effettuare una colonscopia ogni anno circa, dove si può procedere anche con l'asportazione di eventuali polipi adenomatosi.

Terapia

Per quanto riguarda il cancro colon rettale della Sindrome di Lynch, i trattamenti non differiscono da quelli che si praticano per il cancro colon rettale nella popolazione generale: non ci sono variazioni nei trattamenti. Quindi, si procede con un percorso terapeutico fisso, dal trattamento chirurgico a quello chemioterapico e radioterapico, in base alla stadiazione del tumore stesso. Con un accorgimento: al momento della diagnosi di cancro, nei pazienti più giovani si prende in considerazione, a scopo preventivo, l’opzione di resezioni più estese.

L’importanza della prevenzione

La prevenzione, in questi casi, è davvero fondamentale e si basa soprattutto su esami per la sorveglianza delle neoplasie del colon-retto e degli altri organi. Più nel dettaglio, l’obiettivo della prevenzione è individuare e asportare precocemente i polipi adenomatosi, da cui si genera la malattia. L’asporto viene effettuato mediante colonscopia, che va eseguita ogni due anni a partire dai 25. Inoltre, sono in corso anche studi per prevenire l’insorgenza del cancro colon rettale con l’impiego di farmaci (tra questi, alcuni antiinfiammatori). In linea generale, sono consigliati uno stile di vita sano e screening costanti: sapere di appartenere a un ceppo genetico “rischioso" deve indurre anche i familiari del malato a controlli frequenti (esami di sangue, ricerca di sangue occulto nelle feci, colonscopia) e, soprattutto, ad una dieta adeguata ricca di frutta e verdura: un’alimentazione basata su fritture e alimenti contenenti grassi di origine animale facilita le alterazioni del DNA e incide sulle possibilità di insorgenza della malattia.

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