Separati in casa: la separazione di fatto (tranne che per i figli)

I separati in casa sono i coniugi che coabitano ma non convivono, un concetto che di fronte alla legge fa ha una differenza fondamentale. Ecco tutto quello che c'è da sapere. 

In assenza di figli i separati in casa possono riconoscere la separazione e avviare le pratiche di divorzio. © realstock/123RF


Separazione di fatto: coabitare non è convivere

Il matrimonio è fallito, ma per motivi logistici, economici o per il quieto (apparente) vivere dei figli, i coniugi continuano a vivere sotto lo stesso tetto. Complice la crisi, succede sempre più spesso: gli ex rinunciano a una separazione consensuale, agli avvocati e agli accordi legali. Fanno da sé, con tutti i rischi del caso, vivendo da separati in casa. Nota bene: continuano a coabitare ma smettono di convivere. Due concetti che, in ambito giuridico sono tutt’altro che sofismi perché se il primo implica semplicemente la condivisione delle quattro mura, la convivenza ha valenza affettiva e sentimentale. Tradotto: vivere da separati in casa equivale a mettere in atto una separazione di fatto, situazione che si verifica anche quando uno dei due coniugi abbandona l’abitazione. Nella separazione di fatto gli ex si accordano in maniera privata, decidendo eventuali assegni di mantenimento senza rivolgersi a un giudice.


Separati in casa, separati per la legge

Una condizione che - solo in assenza di figli minori, portatore i handicap gravi o maggiorenni ma non autosufficienti - con la legge sul divorzio breve, può essere registrata all’Ufficiale di Stato Civile del Comune di residenza, versando 16 euro. Va chiarito che la separazione di fatto e la successiva coabitazione non precludono la domanda di divorzio, sempre per il motivo che i coniugi vivono da estranei, avendo messo fine alla convivenza, elemento che contraddistingua il matrimonio. Va da sé che se una coppia è arrivata al capolinea, la coabitazione - anche laddove ciascuno abbia i propri spazi - è tutt’altro che impresa semplice ed espone al ripensamento di uno dei due che, opponendosi alla domanda di divorzio, potrebbe fare riferimento alla coabitazione. In questo caso diventa necessario dimostrare che la scelta è dettata da elementi contingenti che non hanno nulla a che fare con l’affetto. Inoltre, sebbene i coniugi sono separati in casa, fino al divorzio restano validi gli obblighi del matrimonio (fedeltà, collaborazione e contribuzione ai bisogni della famiglia e assistenza morale e materiale reciproca).


Separazione e figli: uniti per loro?

In presenza di figli, la vita da separati in casa non può essere riconosciuta dalla legge ed è, di conseguenza, totalmente autogestita. Sebbene a molti possa sembrare una soluzione più morbida per mettere i figli di fronte al fatto compiuto (la fine del matrimonio), in realtà è fonte di stress, dal momento che li turba e li confonde nel profondo. Spesso i separati in casa dormono in camere separate, hanno orari e abitudini differenti. Il che, scatena nei figli domande legittime legate all’ambiguità del rapporto dei genitori che, pur continuando a vivere insieme, si evitano accuratamente. Ecco perché, se il matrimonio (e l’amore) è finito, è meglio dividersi e andare a vivere in case separate. In ogni caso, laddove problemi economici o logistici lo impediscano, è bene essere chiarire la situazione con i figli, spiegando loro che cosa sta succedendo e che si tratta di una fase transitoria

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