Il metodo danese per bimbi felici: intervista a Jessica Joelle Alexander
La psicologa Jessica Joelle Alexander, a Milano per Be Nordic, ci spiega come potenziare l'autostima dei bambini ispirandosi all'educazione danese.
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Esiste un metodo per crescere bambini sereni e soddisfatti (e, di conseguenza, con genitori più sereni e soddisfatti)? Secondo la giornalista e psicologa americana Jessica Joelle Alexander, sposata a un danese, c'è chi lo applica da decenni: i danesi appunto, che infatti - non solo ma anche grazie al loro modello educativo - risultano stabilmente in testa alle classifiche della felicità mondiale.
Il libro "Il metodo danese per crescere bambini felici" (ed. Newton Compton), scritto assieme alla psicoterapeuta Iben Sandahl, è uno dei best-seller del momento, pubblicato in 21 paesi e tradotto in 19 lingue. Tutto si basa su alcuni pilastri chiamati dalle due autrici P.A.R.E.N.T.: Play (gioco), Authenticity (Autenticità), Reframing (ristrutturazione), Empathy (empatia), No Ultimatum (nessun ultimatum), Toghetherness (intimità). Sei regole base su cui costruire un rapporto tra genitori e figli improntato sul rispetto reciproco e in grado di evitare la maggior parte dei conflitti.
Lei è statunitense e ha un marito danese. Quali sono le differenze nell'educazione dei bambini?
"Sono diventata molto più consapevole di quanto la natura dei genitori americani sia competitiva - sia tra di loro che tramite i figli – e di quanta poca empatia abbiano. Le statistiche mostrano come l'empatia in America sia crollata del 50% negli ultimi 40 anni. In Danimarca invece è una qualità considerata molto importante. E ho scoperto quanto questo sia collegato al livello di felicità individuale."
Sostiene che il gioco libero all'aperto è molto importante. Ma come incoraggiarlo in città?
"In Danimarca è raccomandato dalle teorie educative fin dal 1871. È un'attività che stimola l'empatia, la capacità di negoziare, di tenere sotto controllo lo stress, la resilienza e molte altre qualità. Il gioco è il modo in cui i bambini mettono in pratica ciò che hanno imparato durante la vita quotidiana. Anche se si vive in città l'Italia offre a pochi chilometri parchi, spiagge, laghi e foreste. Almeno durante il weekend è importante permettere ai propri figli di giocare liberamente nella natura. Senza interferire! Stanno imparando molto più di quanto possa sembrare."
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Ci sono delle attività che ha comunque senso programmare al di fuori dell'orario scolastico?
"Per me è stato un grosso cambiamento passare dallo stile di educazione statunitense, pieno di attività oltre l'orario scolastico, a quello danese. Ma credo davvero che sia l'approccio giusto. Anche in Finlandia, che ha uno dei migliori sistemi scolastici del mondo, i bambini sono lasciati liberi di giocare almeno fino ai sette anni. Un'attività può anche andare bene, ma riempire le giornate di attività extra-curricolari è solo uno stress, sia per loro che per i genitori.
A che età è giusto consentire a un bambino di avere uno smartphone? E come resistere alla “pressione” dei coetanei?
"Varia molto da famiglia a famiglia. L'importante per i genitori è deciderlo insieme. I danesi hanno un approccio molto democratico per cui i bambini sono coinvolti in queste decisioni. Questo li aiuta ad essere consapevoli delle ragioni alla base delle regole e a rispettarle spontaneamente, senza cedere alla pressione del gruppo."
Come incoraggiare l'autostima di un bambino senza farlo diventare arrogante?
"Lodare troppo i bambini può essere dannoso, perché rischia di creare in loro una mentalità rigida, poco portata al miglioramento. Il mio consiglio è quello di premiarli per l'impegno, più che per il risultato. Lasciate loro lo spazio per giudicare da soli il proprio lavoro e sviluppare la loro individualità. Lasciateli giocare. Lasciateli fallire. Sono tutte cose che sviluppano la resilienza e l'autostima e consentono loro di esplorare le loro capacità."
Ci sono casi in cui è necessaria una punizione?
"Anche questo dipende molto dalla famiglia e dalla situazione. I danesi passano molto tempo a spiegare le cose ai figli, così i bambini capiscono che le regole non sono imposte per far loro dispetto. Più si basa la relazione sul mutuo rispetto e senza usare la paura come mezzo per farsi obbedire, più il bambino si comporterà bene in modo spontaneo, semplicemente per far sentire bene i propri genitori: sii rispettoso, insegna il rispetto e sarai rispettato. Non è la bacchetta magica, ma funziona. E riuscire a convincere anziché essere costretti a sgridare è sicuramente un approccio che dà molta più soddisfazione."
Dice che i bambini vanno lasciati liberi e non protetti troppo. Facile a dirsi, ma come riuscirci?
"Con la pratica. Non è stato facile nemmeno per me. Ricordo mio figlio correre a tutta velocità giù da una collina. Volevo urlargli di smettere quando mio marito ha detto: “Non puoi impedire a un bambino di correre. Se cade, pazienza!”. Più hai fiducia nei tuoi figli più diventa facile. Inizi a vedere quante cose sono in grado di fare, molte più di quelle per cui avresti dato loro credito. E loro si fideranno di loro stessi, la vera base per una sana autostima. L'ironia è che molti si considerano “bravi genitori” perché cercano di proteggere i figli il più possibile. Ci sentiamo male se non continuiamo a dire “non farlo!”, “fai attenzione!”. La via danese invece è quella di dire solo “mi fido di te”, dare loro qualche consiglio e poi lasciarli fare."
Ci spiega cos'è l'hygge? E come si fa ad applicarlo in famiglia?
"Hygge è uno spazio psicologico sicuro che si divide con la famiglia e le persone amate. Esiste anche il “giuramento hygge”, di cui parlo nel mio libro, che riguarda la creazione di questo spazio in cui ci si può sentire del tutto accettati. I bambini lo adorano perché hanno bisogno di un luogo privo di tensioni e conflitti. Io l'ho provato con la mia famiglia americana e con alcuni amici italiani e i risultati sono straordinari. I danesi lo applicano in modo naturale, ma con un po' di consapevolezza si può applicare ovunque.