Origini del Carnevale: storia e significato della festa in maschera

Ecco una breve storia del Carnevale: dalle origini romane alle maschere veneziane passando per i carri allegorici rinascimentali, ecco qual è il suo significato.
 
Il Carnevale nasce sulle ceneri delle feste di Primavera e di commemorazione dei defunti.

 

Le origini del Carnevale

Siamo nell’Antica Roma, è febbraio e in città si festeggia la fecondità della terra che si risveglia dopo il letargo invernale e ricomincia a nutrire uomini e animali. Non solo: febbraio è anche il mese delle purificazioni, quello in cui, si onorano i morti con offerte e preghiere. Insomma, nello stesso mese, in città si mescolano riti di fecondità e commemorazioni di lutto in un alternarsi di risate e lacrime. Perché se ridere è un antidoto contro la paura della morte, la morte ricorda quanto sia preziosa la vita vissuta in allegria. A completare il quadro, ci sono i Panem et Circenses (pane e giochi circensi), ovvero l’attitudine dei governanti romani ad accaparrarsi la benevolenza della plebe distribuendo grano e organizzando spettacoli pubblici (dalle lotte dei gladiatori ai combattimenti con gli animali). È in questo contesto che, con l’affermarsi del Cristianesimo, ebbe origine e si sviluppò il Carnevale, la festa che ancora oggi dà il via alla quaresima pasquale e si conclude il martedì grasso, prima del mercoledì delle ceneri.
 

Significato del Carnevale 

Carnevale ovvero, secondo alcuni “car navalis” il rito che prevedeva la processione di una nave sacra su un carro, secondo altri “carne vale” ("carne, addio") nel rispetto dei digiuni quaresimali. Al di là dell’etimologia, il significato del Carnevale va ricercato nell’occasione per il popolo di vivere giorni all’insegna del divertimento esagerato, al riparo dagli occhi indiscreti e in una sorta di sospensione della morale e delle regole. L’anonimato fornito dalle maschere a Venezia e l’allegoria dei carri rinascimentali creano una sorta di realtà parallela che permette a ciascuno di svestirsi della propria identità e interpretare un altro ruolo. Ecco perché, nella Venezia della Serenissima che ha consacrato il Carnevale nel mondo, per le calle risuonava “Buongiorno Siora Maschera” in un anonimato conclamato e funzionale allo sfogo generalizzato.
 

I carri di Carnevale

A testimonianza dello spirito che animava il periodo del Carnevale ci sono i versi di Lorenzo il Magnifico che, in pieno Rinascimento, durante i giorni di quello fiorentino, cantava: "Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia, del doman non c'è certezza". Costruiti dai ricchi per esibire la rispettiva grandezza e lanciare messaggi in codice, i carri allegorici che sfilano per diverse città italiane, vengono celebrati dal popolo con balli sfrenati. Da Roma a Milano passando per Bologna, Mantova e Ferrara, le scene riproducevano scenari mitologici, leggende, passaggi della Bibbia, vizi e virtù degli uomini in un tripudio di significati da decifrare. 
 

Le maschere del Carnevale di Venezia

Corre l’anno 1094 quando la parola “Carnevale” viene scritta nero su bianco: siamo a Venezia, nell’epoca del Doge Vitale Falier. Poco meno di tre secoli dopo (era il 1296) un editto lo dichiara festa pubblica, anche se già dal 1271 in città si producevano maschere e fiorivano scuole per insegnare le tecniche per la realizzazione in argilla, cartapesta, gesso e garza. Come tutti i giochi, anche il Carnevale è una cosa seria: le danze andavano avanti per sei settimane, dal 26 dicembre al Mercoledì delle Ceneri, un mese e mezzo di palcoscenico a cielo aperto dove, oltre alle identità, si mettevano da parte anche i pregiudizi, le classi sociali e le maldicenze in un unico, immenso e variopinto corteo di giocolieri, acrobati, musicisti e danzatori che affollavano Piazza San Marco, si scioglievano lungo la Riva degli Schiavoni e occupavano tutti i maggiori campi di Venezia. 
 

Storia del Carnevale

Va da sé che insieme ai bagordi l’amministrazione cittadina dovette fronteggiare gli eccessi: il decreto che vieta di circolare mascherati di notte risale al 22 febbraio 1339, quello che proibisce l'ingresso mascherati nei luoghi sacri (onde evitare che uomini travestiti da donne compissero “multas inhonestates” con le religiose) al 24 gennaio 1458, quello che chiude le case da gioco ai mascherati che sfruttavano l'anonimato per sfuggire ai creditori è invece datato 1703. Ragion per cui, gli spettacoli iniziarono ad essere allestiti nei teatri privati e finanziati da nobili famiglie veneziane che con il tempo si affidarono a veri e propri professionisti le rappresentazioni. Verso la metà del Cinquecento si aprono i teatri al popolo e all’inizio del Seicento il fermento artistico getta le basi di quella che nel 1750 prende le forme della Commedia dell’Arte, quando il drammaturgo e librettista Carlo Goldoni lo introduce nella sua commedia Il teatro comico.
La fine del Carnevale antico è però vicina: dopo la caduta della Serenissima, nel 1797, i mascheramenti vennero vietati nei luoghi pubblici e del Carnevale rimase solo un eco durante le feste private nei palazzi e al Ballo della Cavalchina al Teatro la Fenice. Perché tra le calle di Venezia ritornassero le maschere dovettero passare poco meno due secoli, ma questa è un’altra storia.

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