Maschere di Carnevale: la tradizione veneziana
Le maschere del Carnevale di Venezia rappresentano i vizi e i ruoli della società e permettono a chiunque di mettere da parte la propria identità e divertirsi a prescindere.
Le prime maschere di Carnevale nascono a Venezia, negli anni Settanta del 1200. Realizzate in argilla, cartapesta, gesso e garza e poi colorate e decorate con perline, piumaggi, ricami e quant'altro dai cosiddetti mascareri, veri e propri artigiani di vere e proprie scuole, rappresentano e dissacrano i vizi della società e permettono a uomini e donne, dalla notte dei tempi, di mettere da parte la propria identità e sperimentare ruoli alternativi nel più completo anonimato. Non a caso, in origine, il saluto dei veneziani sotto mentite spoglie era “Buongiorno signora maschera” nel rispetto del personaggio che, di volta in volta, ciascuno sceglieva d’interpretare. Dalla Baùta (la più diffusa) alla Gnaga per gli uomini e la Moretta per le donne, ecco le più diffuse a Venezia.
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La Moretta: la donna mascherata del Carnevale
La Moretta, ovvero la preferita dalle donne veneziane per il Carnevale, è una maschera d'origine francese dalla forma piccola, ovale, di velluto scuro e si porta con un cappellino nero e indumenti raffinati. A differenza delle altre maschere, la Moretta è "muta", ovvero si reggeva sul viso tenendo in bocca un bottone interno, accentuando così il fascino femminile.
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La gnaga: la gatta mascherata al Carnevale
Usata dagli uomini per vestire panni femminili ma in tempi moderni amata anche dalle donne, la Gnaga è un'altra delle maschere tradizionali del Carnevale veneziano. Le sembianze sono da gatta e durante i festeggiamenti i mascherati andavano in giro simulando il miagolio con tanto di gattino in un cestello al braccio. Senza contare che spesso i veneziani "gnaga" si fingevano balie e andavano in giro accompagnati da bambini o da altri uomini vestiti da "tati" e "tate" (bimbo e bimba).
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La bauta: la maschera più antica del Carnevale di Venezia
La Baùta è la regina delle maschere del Carnevale di Venezia: il viso è bianco, il costume è composto da un mantello, o tabarro, di colore scuro e sulla testa un cappello a tricorno nero e la Larva (dal latino: maschera). L'origine della Baùta si perde nella notte dei tempi e in virtù della sua versatilità (permette di bere e di mangiare) è usata anche a teatro, nelle feste e, in passato, anche nella vita quotidiana per corteggiare o essere corteggiati in reciproco anonimato.
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La maschera di Pierrot al Carnevale
Nonostante il nome francesizzato, Pierrot è una delle maschere più famose del Carnevale, nata dal personaggio italiano della commedia dell'arte e interpretato nella celebre Compagnia dei Gelosi da Giovanni Pellesini alla fine del Cinquecento. Pierrot è un pagliaccio triste che ama Colombina, altro personaggio della Commedia dell'Arte, a sua volta innamorata di Arlecchino, una delle maschere della tradizione più famose. Se all'inizio Pierrot era un astuto doppiogiochista, nel Settecento si trasforma nel personaggio dal cuore spezzato e con una lacrima sul viso che ancora porta oggi.
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Il Jolly tra le maschere del Carnevale
Jester o Jolly, a seconda che si tratti di uomo o donna, la maschera del giullare è una delle più popolari al Carnevale. Nata nei palazzi medievali, Jolly spende il suo tempo intrattenendo il re: canta, suona, recita poesie e meglio di chiunque altro racchiude il significato della festa dove “ogni scherzo vale”.
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Le maschere con le piume del Carnevale
Le varianti ispirate a Colombina sono maschere leziose, dove ritorna il bianco e il blu e fanno capolino elementi raffinati come le piume di pavone o di struzzo a testimonianza del fascino magnetico ed esibito senza pudore dalle donne che, deposta la loro identità, volevano conquistare il cuore degli uomini.
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La Colombina del Carnevale
La Colombina è la maschera delle veneziane che volevano vestire i panni della della civetta graziosa, seducente, astuta, vivace, bugiarda e maliziosa: in tre parole è il contraltare femminile di Arlecchino. Dalle origini molto antiche (è menzionata già nel 1530 nei testi degli Accademici Intronati di Siena), Colombina indossava una cuffietta colorata da cui lasciava intravedere i riccioli, un vestito a fiori bianchi e blu e calze rosse. Immancabile il taschino nel grembiule dove infilare i biglietti d’amore e il fiocchetto azzurro sulla fibbia delle scarpe. Nel corso dei secoli le rivisitazioni hanno creato tra le più belle maschere del Carnevale.
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Carnevale: le stagioni in maschera
Tra le maschere più elaborate del Carnevale ci sono quelle che raccontano le stagioni: autunno e primavera, estate e inverno si vestono di fiori e frutti, colori e dettagli ora sgargianti ora tenui in un tripudio di natura e vita che lascia grande spazio alla fantasia degli artigiani.
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Echi orientali tra le maschere del Carnevale
Tra le maschere del Carnevale non mancano gli echi orientali che fanno capolino nei dettagli: tessuti cangianti, ventagli, pizzi e arabeschi che le donne (ma va da sé, anche anche gli uomini più estrosi) sfoggiano dalla notte dei tempi quando al Carnevale di Venezia accorrevano da ogni parte d'Oriente i mercanti carichi delle loro mercanzie preziose.
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