Neuropsichiatra infantile: cosa fa?

Il neuropsichiatra infantile è lo specialista che si occupa dei disturbi degli individui “in formazione” cioè tra 0 e 18 anni. Ecco cosa fa e come funziona l’incontro con i pazienti. 

Il neuropsichiatra infantile è lo specialista dei disturbi che si possono presentare negli individui in formazione, cioè tra 0 e 18 anni.


Inutile fingere che non sia così: ogni genitore, prima o poi, ha dei dubbi a proposito della normalità (o meno) di qualche comportamento del proprio figlio. Quando il dubbio sulla psicologia infantile si fa insistente entra in scena il neuropsichiatra (o neuropsichiatra dell’infanzia o dell’adolescenza) che si occupa di individuare le cause di disturbi vari che spaziano dall’ansia ai problemi del sonno e dell’umore, dai disturbi comportamentali, alimentari e sfinterici alle difficoltà di apprendimento, di linguaggio, cognitivi in genere e delle problematiche legate all’attenzione e all’iperattività oltre a tutta la gamma dei sintomi più chiaramente neurologici (come l’epilessia e i disturbi neuromuscolari). 

Cosa fa il neuropsichiatra infantile?

Il neuropsichiatra infantile è un medico che, dopo i canoni 6 anni universitari generici, ha scelto questa specializzazione e dunque si occupa di tutte le problematiche degli individui cosiddetti “in formazione”, cioè che abbiano un’età compresa tra 0 e 18 anni. Evidentemente i disturbi cui i pazienti possono andare incontro in questo lungo periodo sono molto diversi tra loro ma val la pena di ricordare che, se alcuni segnali vengono individuati fin dalla primissima infanzia, gli interventi di prevenzione possano evitare complicazioni in età adulta. 

Neuropsichiatria: come funziona l’incontro con i bambini?

L’incontro del neuropsichiatra infantile con il bambino, o l’adolescente, avviene secondo un percorso ben definito che prende il via da uno scambio con la famiglia che permette di tracciare la storia evolutiva (linguistica e motoria, prima di tutto) del paziente e di conoscere la situazione familiare nel quale si svolge la sua quotidianità. Nel frattempo il bambino viene lasciato libero di agire, di modo da poter valutare le sue inclinazioni nel gioco spontaneo, e solo successivamente viene sottoposto a una serie di test – in forma ludica se l’età del bambino lo richiede – che, ovviamente, variano a seconda dei suoi presunti disturbi.

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