Sette milioni a casa con mamma: la cheap generation degli under 34
In Italia, due giovani su tre tra i 18 e i 34 anni vive a casa con i genitori. Mentre nel resto d'Europa la percentuale si assomiglia da noi continua a crescere: ecco a voi la cheap generation.
Nel resto d'Europa la percentuale si assottiglia, in Italia, va al contrario: 7,4 milioni di persone tra 18 e i 34 anni - due giovani su tre - vivono con mamma e papà, 31mila in più rispetto all'anno precedente. Non sono choosy - schizzinosi - come li aveva apostrofati l'ex Ministro Elsa Fornero, perché un lavoro (in molti) ce l'hanno. Più che altro si confermano bamboccioni, per citare un'altra etichetta appiccicata alla categoria. Era il 2007 e al dicastero dell'economia c'era Tommaso Padoa-Schioppa che, riferendosi alla norma che prevedeva agevolazioni sugli affitti per i più giovani, non si era perso in giri di parole: "Mandiamo i bamboccioni fuori di casa". Per poi ammorbidire un po' i toni dichiarando: "Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. È un'idea importante". Otto anni dopo la sfida è ancora aperta ma la solfa, a leggere le tabelle allegate all’ultimo Rapporto sulla coesione sociale, elaborate in base a dati Istat, va un po' peggio. Sopratutto se si pensa che in Francia e in Inghilterra sono la metà (il 34,2%) e in Germania poco di più (il 42,3%). Per non parlare della Danimarca, dove la percentuale scende al 15,8% del totale degli under 35.
Il fatto che la percentuale di quelli che dormono nella cameretta scenda a uno su due (il 49,4%) se si considera la fascia compresa tra i 25 e i 34 anni, non migliora di certo il panorama visto che il dato è cresciuto di 5 punti rispetto al 2008 e dal momento che nell'Ue la media si attesta al 28,8%. Se poi si pensa che in Danimarca sono all'1,4% viene da mettersi le mani nei capelli. Anche perché spesso, i diretti interessati, una casa in affitto potrebbero permettersela visto che un lavoro ce l'hanno: oltre un quarto dei giovani tra i 18 e i 34 anni residenti da mamma e papà, infatti, dichiara di avere un lavoro a tempo pieno (il 27,2%) e se si tiene conto solo dei più adulti la quota degli occupati a tempo pieno sale al 43%. Per la gioia dei luoghi comuni, i maschi si confermano i più mammoni (il 57,5% tra i 25 e i 34 anni a fronte del 41% delle donne).
Eppure, la Cheap Generation - per usare la definizione affibbiata alla categoria dallo statunitense The Atlantic Monthly nel 2012 - che non rinuncia a nulla e per farlo risparmia dappertutto, prosegue la sua onorata carriera. Perché, sebbene l'Italia in questo sia un'eccellenza, la generazione a cavallo tra i 20 e i 30 è quella che consuma meno della Great Generation che aveva fatto la Grande Guerra. Che in vacanza ci va pagando i biglietti aerei a rate (ha lanciato l'opzione anche Alitalia), che all'albergo preferisce le case degli altri, che compra (anche) i vestiti di seconda mano e a peso, va a cena nei ristoranti con il baratto, non compra l'auto ma la scambia, la condivide o va con i mezzi pubblici (le patenti sono crollate del 28% tra il 1998 e il 2008). Una generazione che più che essere choosy o bambocciona, è molto cheap.
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