Il nuovo e (quasi) unico Museo del Gioiello, appena inaugurato a Vicenza, racconta la storia e l'arte dei metalli e delle pietre preziose in tutte le loro sfaccettature, dalla preistoria al futuro.
Apriti Sesamo: quattrocento gioielli in quattrocento metri quadri, nove collezioni per raccontare la storia e l'arte di metalli e pietre preziose in tutte le loro sfaccettature. Corone, diademi, spille, bracciali e tutto quello che vi viene in mente al Museo del Gioiello - il primo in Italia e tra i pochi nel mondo, appena inaugurato a Vicenza nella Basilica Palladiana - ora c'è e si può guardare da vicino. Sommando una meraviglia all'altra perché il Museo - curato e diretto da Alba Cappellieri, Professore di Design del Gioiello al Politecnico di Milano - si trova all'interno dell'edificio del XVI secolo, il simbolo della città che dal 1994 è anche Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
È un viaggio nel tempo e nello spazio, dalla preistoria al domani, che passa per i mondi che un gioiello sa raccontare e rappresentare: Simbolo, Magia, Funzione, Bellezza, Arte, Moda, Design, Icone e Futuro sono, infatti, le collezioni del percorso del Museo che non si aggancia alla cronologia ma alle sfaccettature dei gioielli e il loro rapporto con gli uomini e la cultura. Il risultato è un’originale ed eclettica esperienza, non solo estetica ma anche conoscitiva, sul gioiello, nelle sue vesti di oggetto che da sempre ha accompagnato e celebrato la storia degli uomini. Oltre alle sale permanenti curate da esperti internazionali, il Museo ospita anche esposizioni temporanee, in cui sono previste mostre dedicate ai preziosi della gioielleria.
"Il Museo è stato pensato come un'esperienza della conoscenza - ha sottolineato Alba Cappellieri, la curatrice - e non come una testimonianza polverosa del passato. Presenta il gioiello nelle sue molteplici sfaccettature: l'antico dialoga con il contemporaneo e i capolavori etruschi o neoclassici sono affiancati dai gioielli più innovativi in 3D printing. È un viaggio alla scoperta dell’universo gioiello". Un dedalo di storie e luccicchii che sembrano pezzi di un unico grande puzzle.
Ci sono le corone e le croci, i bijoux de couture di Chanel e Schiaparelli e quelli (semi) industriali firmati dai designer; ci sono meravigliosi collier e propiziatori talismani e amuleti. Ci sono bottoni, fibbie, chatelaine, fibulae, fermagli, spilloni, e ci sono i gioielli scultura. Ci sono le icone, quei monili che raccontano storie eccezionali attraverso dettagli tecnici e particolari storici. "Accanto ai gioielli ottocenteschi - spiega Ida Caruso, curatrice della sezione - sono esposti alcuni preziosi etruschi e romani provenienti dagli scavi di Cerveteri, Vulci, Veio e Roma. Frutto del collezionismo dei Castellani furono utilizzati per approfondire gli studi sulle tecniche orafe antiche e quali “modelli-campione” per le numerose repliche ottocentesche, emblemi di raffinata cultura classica". Infine ci sono i gioielli che s'interrogano, domandandosi in che modo reagire e adeguarsi alle tecniche di produzione, ai materiali e alla società. "La sala non tira conclusioni - dice Aldo Bakker, curatore della Collezione - ma suggerisce alcune possibilità. Solleva questioni e stimola i visitatori a pensare, liberamente e solidalmente, al futuro del gioiello".
D'altra parte, l'antichissima arte di lavorare le pietre preziose, crea oggetti che da sempre sanciscono le tappe della storia dell'uomo: "Ha in sé il valore particolare che ciascuno gli conferisce donandolo o ricevendolo - spiega Stefano Papi, curatore della collezione Simbolo - : da simbolo di amore, come la fede nuziale; a simbolo di memoria come i gioielli commemorativi; simbolo di fede, come le spille votive; simbolo politico o di appartenenza come uno stemma, un’onorificenza, un segno di identità. Ed infine il suo valore universale, come simbolo di potere".
Copyright foto: Museo del Gioiello by Cosmo Laera
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