Tumori in gravidanza: le terapie dopo il terzo mese sono innocue

Per i tumori del seno e del sangue, i più comuni tra le donne in gravidanza, la cura dopo il primo trimestre di gestazione non danneggia lo sviluppo del feto.

La gravidanza e le terapie contro il cancro non sarebbero incompatibili. Lo dice uno studio dell'Esmo.


Gravidanza, chemioterapia, radioterapia. Un accostamento che non è così inconciliabile come sembrerebbe. A confortare le future madri colpite da tumore, due studi presentati nel congresso della Società Europea di Oncologia medica (Esmo) a Madrid. "Il messaggio principale - spiega Frederic Amant, del Policlinico belga di Lovanio -  è che la scelta tra mettere al mondo un figlio e curarsi non è inevitabile e in molti casi ci sono altre opzioni da tenere in considerazione. Abbiamo visto ad esempio - prosegue Amant - che per i tumori del seno e del sangue, i più comuni in questa fascia di età, alcuni farmaci, se somministrati dopo il primo trimestre di gravidanza, non danneggiano i bambini. Fanno eccezione la leucemia acuta, che va trattata già nel primo trimestre, e i tumori della cervice uterina, troppo vicini al bambino".

I risultati del congresso madrileno sono in grado di cambiare l'umore alle donne europee - tra duemila e cinquemila ogni anno - che hanno un tumore in gravidanza. Anche perché, ha scoperto un altro studio dello stesso gruppo belga, nel 3% circa dei casi le donne rimangono incinte quando già sanno di essere malate o sono, addirittura, già in trattamento. "Questo - osserva Amant - dimostra che è vitale che medici e pazienti discutano della necessità di una contraccezione efficace dopo la diagnosi".

Entrando nello specifico dello studio, sono stati confrontati 38 bimbi dell'età media di due anni, esposti alla chemioterapia durante la gestazione, con altrettanti figli di mamme sane: ebbene, nessuno di loro ha subito danni al cervello o al cuore. Nel secondo studio sono stati analizzati 16 bambini e 10 adulti che erano stati esposti a radioterapia e lo sviluppo neuropsicologico e comportamentale, oltre alla salute generale, sono risultati normali per tutti i soggetti tranne uno, in cui però i fattori che avrebbero inciso potrebbero essere differenti.

Per la radioterapia, sottolinea Amant, vale il discorso opposto: è meglio intervenire prima possibile perché il bambino è ancora molto piccolo ed è quindi più difficile che venga colpito dalle radiazioni, mentre nel terzo trimestre la posizione della testa, molto in alto, rende difficile trattare alcune forme di tumore, come quello del seno.

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