Separazione consensuale: in Comune, in Tribunale o negoziazione? 

Se i coniugi decisi a lasciarsi hanno raggiunto l'accordo sulle questioni fondamentali procedono con una separazione consensuale: ecco le tre alternative.

La separazione consensuale è più veloce ed economica di quella giudiziale che schiera un ex contro l'altro. © goodluz/123RF

Non è facile dirsi addio, quando però non ci sono alternative è meglio farlo in pace, con una separazione consensuale che, come cantava Paolo Conte, basta un attimo per ritrovarsi a dire “il tuo avvocato è proprio un asino. No, certe cose non si scrivono...che poi i giudici ne soffrono”. A differenza di una separazione giudiziale (che schiera gli ex in uno contro l’altro in un vero e proprio giudizio) la separazione consensuale è più veloce, economica e sana, dal momento che presuppone un pieno accordo degli ex su tutto. Per lo meno sulle questioni fondamentali: patrimoniali, i beni da dividere, la casa coniugale, l'affidamento e la residenza dei figli e l'assegno di mantenimento. Chiariti i fondamentali le soluzioni possibili sono tre.


Separazione consensuale in Comune: veloce e gratis

Consentita solo ai coniugi che non hanno generato figli oppure, nel caso ne abbiano avuti, siano maggiorenni e autosufficienti al momento del procedimento, la separazione in Comune si ottiene senza la presenza di avvocati o giudici. La procedura, abbastanza veloce e gratuita, è la ratifica davanti all’ufficiale di stato civile dell’accordo raggiunto tra le due parti. Tuttavia gli incontri sono due: al primo l’ufficiale tenta la conciliazione, quindi ne fissa un secondo, ad almeno un mese di distanza, nel quale verrà confermato l’accordo e statuita la separazione.


Tribunale: la separazione consensuale più diffusa

La separazione consensuale in Tribunale è la più gettonata, nonostante sia abbastanza costosa perché, per separarsi i coniugi devono essere rappresentati da un legale (è possibile nominarne uno per entrambi, la spesa media è 1500 euro) e devono depositare un ricorso in tribunale (contributo unificato di 43 euro). Circa sei mesi dopo vengono convocati dal Presidente del Tribunale per la ratifica dell’accordo: trascorsi altri sei mesi possono procedere al divorzio.


Negoziazione assistita: la separazione consensuale sottoscritta

Nel caso della negoziazione assistita, l’accordo tra le parti viene sottoscritto non da un tribunale ma dai rispettivi avvocati (ciascun coniuge deve avere il suo). Vantaggi: la procedura è molto veloce e non si paga il contributo unificato. Svantaggi: le parcelle degli avvocati sono, per forza, doppie. Anche con la negoziazione, sei mesi dopo la sottoscrizione si può procedere con il divorzio.

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