Isis: una donna lapidata, due uomini giustiziati e un avvertimento ai profughi

I miliziani dell'Isis hanno lapidato una donna e giustiziato due uomini davanti alla folla per dimostrare che cosa succede agli infedeli. In un articolo che riprende la foto di Aylan lanciano un avvertimento agli aspiranti profughi: "Ecco che cosa vi succede".

Nell'articolo pubblicato su "Dabiq" gli uomini del Califfato riprendono la tragedia di Aylan per mettere in guardia gli aspiranti profughi.


Una donna lapidata perché accusata di adulterio, un uomo buttato giù da un palazzo perché colpevole di essere omosessuale, un altro ucciso da un plotone di esecuzione in piazza perché infedele a sua moglie. Eccoli, gli ultimi orrori dell’Isis in Siria, nella provincia di Dayr az-Zor, denunciati su Twitter dagli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Esecuzioni pubbliche, per dimostrare alla folla che cosa succede a chi si permette comportamenti giudicati anti-islamici.

Per dimostrare, invece, che cosa succede a chi cerca la fuga in Occidente, il Califfato ha dedicato un articolo dal titolo “Il pericolo di abbandonare la Dar ul-Islam” (la Casa dell'Islam) pubblicato sulla rivista online Dabiq in cui, riprendendo la foto del piccolo Aylan morto sulla spiaggia di Bodrum insieme a suo fratello Galib e la loro mamma Rihana, avvertono gli aspiranti profughi che scappando compiono "un grave e pericoloso peccato" e mettono un'"ipoteca" sulle vite e le anime dei loro figli.    

"Purtroppo - scrivono -, alcuni siriani e libici sono disposti a rischiare la vita e le anime di chi hanno la responsabilità di crescere secondo la sharia - i loro figli - sacrificando molti di loro durante il pericoloso viaggio verso le terre dei crociati governate dalle leggi dell'ateismo e dell'indecenza". Tanto più che, proseguono, nelle terre dell'Occidente i rifugiati e i loro familiari sono sotto la costante minaccia di "fornicazione, sodomia, droga e alcol". Lasciare il Califfato - si sottolinea - apre "una porta all'abbandono dell'Islam da parte dei nostri figli e nipoti per il cristianesimo, l'ateismo o il liberalismo".

Insomma, mentre il primo ministro ungherese Viktor Orban è certo che una tale ondata di profughi da Siria e Iraq "minaccia le radici cristiane" del continente europeo, secondo l'Is, sono i rifugiati musulmani che potrebbero subire un processo di deislamizzazione. "Se non cadono nel peccato, dimenticheranno la lingua del Corano - conclude l'articolo - rendendo il ritorno alla religione e ai suoi insegnamenti più difficile".

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