Da Venezia 72 al cinema: il difficile approdo dei film vincitori

I vincitori "Desde allà" e "El Clan" approderanno nelle sale cinematografiche tra la fine del 2015 e il 2016 ma per "Anomalisa", "Frenzy" e "The Childhood of a leader" si cercano ancora distributori. 

L'esordiente Lorenzo Vigas, Leone d'Oro a Venezia 72 con "Desde allà" nelle sale cinematografiche alla fine del 2015.


Il Sud America conquista la 72esima Mostra del Cinema di Venezia: incoronati con il Leone d’Oro l’esordiente venezuelano Lorenzo Vigas (classe 1967) con il suo Desde allà e il rodato argentino Pablo Trapero - che già nel 1999 conquistò il Lido con Mondo Grua - con il Leone d’Argento per il suo El Clan. Pellicole per cui bisognerà attendere l’uscita nelle sale cinematografiche ma ne varrà la pena perché le storie ambientate in mondi lontani, raccontano sentimenti universali, difficili, combattuti. Scardinano i pregiudizi e frugano nell’emotività dei protagonisti: Vigas in quella di un uomo solo che adesca ragazzi di strada a Caracas, Trapero in quella di un figlio, star del rugby, e di un padre, capo di un clan che fa i soldi con un rapimento e un omicidio dopo l’altro. 

La relazione descritta nel film - ha spiegato il Lorenzo Vigas regista di Desde allà - riguarda più i bisogni emotivi che il sesso. Detto questo, affronto anche l'omofobia: diverse culture latinoamericane sono ancora conservatrici rispetto all'omosessualità e l'omofobia si può incontrare in tutti gli strati sociali". Lo sfondo è Caracas, l’epicentro è la relazione tra Armando (un grandissimo Alfredo Castro), un uomo meticoloso, che vive da solo con le sue statuette di ceramica e si divide tra il lavoro e le puntate in strada, dove raccatta ragazzini per fugaci storie di sesso a pagamento. Finché incontra Elder (Luis Silva), un adolescente violento e affascinante che tanto quanto lo picchia lo conquista, in una relazione che assume i tratti di quella padre-figlio, non senza conseguenze.  

Pellicole che aprono squarci nella realtà privata e senza retorica la affrontano, così come fa anche Anomalisa, vincitrice del Gran premio della giuria e diretta da quel Charlie Kaufman che dalla sceneggiatura di Essere John Malkovich - tanto per citarne una -, è passato alla macchina da presa al fianco di Duke Johnson per raccontare come una "voce fuori dal coro", quella di Lisa (Jennifer Jason Leigh) possa stravolgere l’esistenza di un un uomo di mezza età, solo, annoiato e stanco della vita. “Abbiamo lavorato a questo film per tre anni - hanno raccontato - e non abbiamo certo pensato di fare un lavoro per bambini. Volevamo una storia, reale, credibile che avesse anche un valore emotivo. Questa la novità e la sfida”. Peccato che il film, uno dei primi ad essere finanziato su Kickstarter - la piattaforma di crowdfounding -, è ancora alla ricerca di un distributore per l’Italia: se qualcuno fosse interessato, si faccia avanti.

Acquistato invece da Academy (ma la data di uscita nelle sale è ancora sconosciuta), è L’Hermine - che ha aggiudicato la Coppa Volpi a Fabrice Luchini come Miglior attore protagonista e a Christian Vincent il Premio per la Miglior sceneggiatura -, il film girato per gran parte in un’aula di un tribunale di provincia, dove il protagonista è l’uomo con “l’ermellino”, un giudice tutto d’un pezzo che si ritrova a fare i conti non tanto con il crimine che deve giudicare, quanto piuttosto con un passato che ancora lo turba e ha il volto di una donna amata anni prima. “In questo film - ha spiegato Christian Vincent - volevo solo rendere la realtà di un processo. Così sono andato in tribunale come se avessi voluto fare un documentario e ho seguito diversi processi. Ma ho sempre pensato a Fabrice Luchini come protagonista e così ho scritto un personaggio su misura per lui”. Non c’è che dire: il risultato ha soddisfatto tutte le aspettative. 

Valeria Golino, protagonista di "per amor vostro", vincitrice della Coppa Volpi.

Un’introspezione che in Per Amor Vostro (nelle sale cinematografiche il 17 settembre) ha il volto e il talento di Valeria Golino che ha convinto la giuria aggiudicandosi la Coppa Volpi come Miglior attrice protagonista. Una Valeria Golino nei panni di Anna, una donna, una napoletana, una madre che ha messo da parte la sua vita per concentrarsi su quella degli altri, con uno slancio tanto amorevole e generoso quanto complicato e conflittuale perché mentre il mondo ne viene pervaso, lei è l’unica persona a non esserne contagiata. 

Grazie a talento di Abraham Attah - che a soli 14 anni ha ricevuto il premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente in Beasts of No Nation, diretto dal cineasta Cary Fukunaga - è la guerra vista con gli occhi di un bambino soldato a irrompere sul grande schermo. Una tragedia che approderà anche nelle sale italiane (ma la data è ancora sconosciuta) distribuita da Netflix

Anche in Frenzy, la pellicola di Emin Alper incoronata con il Premio speciale della giuria - ancora in attesa di distribuzione per l’Italia -, c’è il terrore delle bombe ma questa volte quelle della Turchia: “spero che Frenzy possa aiutare a risolvere i problemi del mio Paese - si è augurato il regista -. La cosa paradossale è che mentre stavamo per girare ci è crollato addosso il coprifuoco e così ci siamo trovati a fare un film diventato d'attualità. Speriamo che questo lavoro possa portare più pace e democrazia”.

Il 27enne Brady Corpet - alla regia di The Childhood of a leader, vincitore del premio Orizzonti per la migliore regia e del Premio Miglior Opera Prima - propone un altro viaggio nel tempo e nello spazio, da un'emozione all’altra, da uno scatto d’ira a una riconciliazione, a cavallo tra le due guerre, nella Francia dove cresce un futuro trascinatore mentre gli adulti s’incastrano nelle dinamiche che li porteranno a imbracciare i fucili, gli uni contro gli altri. Anche in questo caso, l'approdo nelle sale non è scontato: venghino distributori, venghino, il pubblico italiano ha fame della cruda, vera ed emozionante realtà che è andata in scena a Venezia. 

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