Petra Lazlo e quel calcio ai profughi: "chiedo scusa, avevo paura"

Petra Lazlo, la cameraman ungherese licenziata dopo le immagini che la riprendono mentre fa lo sgambetto e tira calci ai profughi chiede scusa. Rischia fino a 5 anni di carcere.

Petra Lazlo è stata licenziata in tronco dall'emittente per cui lavorava.


Petra Lazlo chiede scusa. Lo fa con una lettera aperta al quotidiano ungherese Magyar Nemzetha dove prova a spiegare quei calci e quegli sgambetti ai profughi di Roszke, nell'Ungheria meridionale al confine con la Serbia, ripresi da un collega tedesco e che, finiti in rete, hanno scandalizzato il mondo intero, le sono costati il licenziamento in tronco dalla tv online N1TV e ora rischiano di trasformarsi in 5 anni di carcere per violenze.

"Centinaia di migranti hanno sfondato il cordone della polizia, uno di loro si è precipitato verso di me ed ero spaventata: quando mi è passato vicino - scrive - qualcosa è scattato dentro di me. Ho solo pensato che sarei stata aggredita e che dovevo difendermi". A guardare le riprese, però, Osama al-Abdelmohsen, il profugo siriano (si scoprirà poi ex allenatore di una squadra di calcio in fuga da Deir Ezzor, infestata dall’Isis) che teneva in braccio il piccolo Zaid e cercava di proteggerlo dai manganelli della polizia, non sembrava per nulla interessato alla giornalista, quanto piuttosto alla fuga. Tant'è: Petra dice di sentirsi in pericolo, allunga la gamba e il padre crolla a terra, schiacciando con il suo peso il piccolo Zaid che esplode in un pianto disperato. 

Osama al-Abdelmohsen, il profugo siriano sgambettato e il figlio Zaid.

"Mi dispiace per quello che è successo - continua Petra - , e da madre sono dispiaciuta anche per quello che è successo a quel bambino, ma non me ne sono resa conto. Non sono una persona senza cuore, razzista, una giornalista che dà calci ai bambini”. Eppure questo è quello che il mondo ha visto (e giudicato sui social con dure parole di condanna) e che ha indotto la Procura ungherese ad aprire un'inchiesta nei suoi confronti con l'accusa di violenza. "Non me lo merito - spiega lei ancora al quotidiano Magyar Nemzet -, non merito né la caccia alle streghe che si è scatenata contro di me né le minacce di morte che sto ricevendo. Da oggi sono solo una madre disoccupata di bambini piccoli che, in una situazione di panico, ha preso una decisione sbagliata. Mi dispiace davvero".

Un mea culpa che arriva fuori tempo massimo visto che, se appena 20 minuti dopo i fatti, la N1TV, l’emittente online vicina al partito di estrema destra Jobbik, nota per i durissimi attacchi contro i migranti, non ha esitato a farla fuori con tanto di comunicato pubblicato sulla pagina Facebook per prendere le distanze da quei gesti così violenti - Una collega oggi si è comportata in maniera inaccettabile al centro di raccolta di Roszke. Il contratto di lavoro dell'operatrice è stato reciso con effetto immediato. Consideriamo chiusa la vicenda” - lei rispondeva mandando a quel paese chi (in tutte le lingue) le chiedeva conto sulla bacheca di Twitter con domande, riflessioni e appellativi, primo tra tutti "vergognosa". D'altra parte, la bionda cameraman è una che non va per il sottile, visto che per descriversi scrive: "Giornalista e orgogliosa. Continuate pure a odiarmi". Un invito che in molti stanno prendendo sul serio.

Una vicenda destinata a far discutere in quell’Ungheria presa d’assalto dai migranti che pur di raggiungere Budapest, si fanno 180 chilometri di autostrada a piedi. Prima però, bisogna passare i blocchi della polizia, far finta di non capire i cartelli che avvisano di “far attenzione alle malattie trasmesse dai migranti”. Da ultimo anche schivare gli sgambetti e le botte dei giornalisti. 

Copyright foto: Kika Press/Facebook@Osama al-Abdelmohsen
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