Disastro Germanwings: i familiari portano Lufthansa in tribunale

I familiari delle 150 vittime dell'incidente del volo Germanwings provocato da Andreas Lubitz lo scorso 24 marzo, sono decisi a portare Lufthansa in tribunale: i risarcimenti proposti sono "offensivi", il mea culpa non è mai arrivato e, soprattutto, vogliono sapere perché un bipolare pilotava un aereo.

Andrea Lubitz, il 28enne affetto da bipolarismo che lo scorso 24 marzo ha schiantato il volo Germanwings sulle montagne francesi.


Ne hanno parlato anche lo scorso 24 luglio, quando si sono ritrovati di nuovo nel villaggio di Vernet, ai piedi di quelle montagne francesi che il copilota Andreas Lubitz, appena quattro mesi prima, aveva scelto per schiantare il volo Germanwings nel suo folle piano suicida. Già allora, i parenti di quelle 144 vittime - 77 tedeschi (inclusi i 16 liceali), 45 spagnoli e un belga, più i 6 membri dell'equipaggio - mentre commemoravano i loro cari, pensavano a un modo per appurare la verità, ottenere un giusto risarcimento e mettere le basi perché tragedie simili non si ripetano più. 

Perché con il senno di poi, la tragedia di Andreas Lubitz, affetto da bipolarismo conclamato, era prevedibile, forse evitabile: la Lufthansa era al corrente dei suoi disturbi psichici ma lo ha messo lo stesso su quell’aereo. E ora, i fiumi di parole spesi nei primi giorni, le mancate responsabilità e le “offensiveproposte di risarcimento offerte nei mesi scorsi, non bastano più: i familiari delle vittime hanno deciso di presentarsi in un’aula di tribunale per fare chiarezza.

“Stiamo preparando una causa negli Usa e vediamo buone chance di trovare una sede giudiziaria”, ha dichiarato al giornale tedesco Bild am Sonntag, Elmar Giemulla, il legale che rappresenta 39 famiglie di vittime tedesche. Alla Lufthansa, compagnia aerea proprietaria della low cost che quel giorno avrebbe dovuto portare a termine la tratta Barcellona e Düsseldorf, verrà contestata l’autorizzazione a un pilota la cui salute mentale – come proverebbero certificazioni mediche – era fortemente compromessa. Chi piange qualcuno, vuole sapere “come sia stato possibile che a un co-pilota con noti problemi di sanità mentale e una storia corrispondente, sia stato permesso di volare”, ha spiegato il legale. 

Al momento da Lufthansa tutto tace: di certo, il risarcimento di 25 mila euro, a cui vanno sommati i 50 mila di rimborso spese versati immediatamente per ogni passeggero deceduto, ha fatto indignare i parenti ancora di più. Come hanno scritto nella lettera carica di rabbia recapitata nel giorno dell’anniversario al numero uno di Lufthansa, Carsten Spohr. “La sua offerta è un'offesa per noi e i nostri figli”, scrivevano i genitori della classe di Münster, sul volo Barcellona-Düsseldorf di ritorno da una gita in Spagna. Lufthansa ha risposto proponendo 10 mila euro in più per ogni vittima, una beffa nella beffa. Tanto più che del mea culpa più volte sollecitato, non v’è traccia.

Le somme - tra chi ne reclama 100mila e chi un milione (i familiari dei minori e dei personaggi celebri che si trovavano a bordo) - sono ben lontane da quelle richieste dai parenti. “Lufthansa-Germanwings era in possesso delle informazioni sulle sue condizioni mentali”, denunciano i legali dei familiari, “basta il paragone con precedenti come la strage del Concorde in Francia per capire che l'offerta non è adeguata, si devono rispettare gli standard internazionali”. 

In merito, la convenzione di Montreal impone alle compagnie aeree 126 mila euro di indennizzo per ogni decesso, qualunque ne sia la causa, oltre poi ai risarcimenti individuali. In caso di “responsabilità evidente della società aerea”, come sembra in questo caso, il procedimento non dovrebbe neanche andare in giudizio, la società dovrebbe versare subito i maxi-risarcimenti. Il condizionale è d’obbligo perché lo spettro del dibattimento in un’aula giudiziaria è sempre più reale.

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