Gravina in Puglia: sfiorata l'ennesima tragedia della gelosia

I carabinieri sono intervenuti nell'abitazione di Gravina in Puglia appena in tempo: l'uomo, un 40enne, stava malmenando la sua compagna, 36 anni dopo aver tentato di strangolarla, accecato dalla gelosia. Ora è in carcere, la donna ha 10 giorni di prognosi e lesioni multiple. 

Tragedia sfiorata a Gravina in Puglia: i carabinieri hanno fermato e arrestato l'uomo che stava malmenando la sua compagna.


Questa volta la tragedia è stata evitata per un soffio: la donna, una 36enne, ha lesioni multiple, 10 giorni di prognosi ma è viva; il suo compagno, 40 anni, è dietro le sbarre a fare i conti con la sua gelosia, accusato di maltrattamenti in famiglia, percosse e lesioni personali, in attesa che la giustizia faccia il suo corso. È successo a Gravina in Puglia, in provincia di Bari: i carabinieri sono arrivati dopo una telefonata e sono riusciti a bloccare il 40enne che stava malmenando la sua compagna dopo aver tentato di strangolarla con la cintura dei suoi pantaloni. Lei, stremata, aveva da poco perso i sensi. 

Una volta al sicuro, la donna ha confidato agli inquirenti (che hanno sequestrato la cintura che avrebbe potuto ucciderla) che quello appena sventato non si trattava che dell’ultimo episodio di violenza: aggressioni subite e sopportate in silenzio, per paura di ritorsioni, come troppo spesso capita tra le quattro mura domestiche. 

Un silenzio che molto spesso è anche dettato dalla vergogna o dal timore che tanto non cambierà nulla. Come da anni ripete Francesca Garisto, avvocato della Casa delle donne maltrattate di Milano:Nella maggior parte di questi casi le denunce, già in sé non corrispondenti alla totalità “vera” degli episodi, restano senza seguito” spiega a La 27esima ora. Le richieste di archiviazione formulate dalla Procura coprono quasi la metà delle denunce di stalking e addirittura due terzi per i maltrattamenti in famiglia. “A volte — conferma il legale — la Procura non ritiene sufficiente un solo certificato medico o ritiene le denunce pretestuose”. Il che non fa che complicare la situazione:ridurre questi episodi alla semplice conflittualità familiare è sbagliato e tale definizione — insiste l’avvocato Garisto — non fa che occultare il reale fenomeno della violenza familiare, sottovalutando la credibilità di chi denuncia i maltrattamenti subiti”. 

Eppure i numeri parlano chiaro: l’86% delle violenze sessuali è opera di conoscenti, 67 volte su cento tra le mura domestiche, poco meno della metà (46%) inflitte dai mariti, il 52% dagli ex. Eppure, più del 67% delle donne che bussano alla Cadmi in cerca di aiuto, non sporge nemmeno denuncia. E intanto, la violenza domestica uccide più delle guerre

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