Palermo, Pietro Sclafani: il pirata che ha ucciso Tania, positivo a extasy e anfetamine

Pietro Sclafani, il 50enne pirata della strada che domenica mattina ha travolto e ucciso sulle strisce  pedonali la 29enne Tania Valguarnera è risultato positivo al narco test: in corpo aveva extasy e anfetamine. I colleghi chiedono più sicurezza, i parenti dell'ecatombe il reato di omicidio stradale.

Pietro Sclafani, positivo al narco test è accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso: guidava senza patente e nella corsia preferenziale. Ha investito Tania Valguarnera sulle strisce pedonali.


Ventinove anni, l’abito da sposa pronto nell’armadio, lo stipendio guadagnato in un call center per coltivare il sogno nel cassetto, la scultura, inseguito con dedizione prima al liceo artistico Damiani Almeyda, poi all’Accademia di Belle Arti e infine al biennio specialistico in Arti Visive a cui si era iscritta per arrivare lontano. Siamo a Palermo e di Tania Valguarnera, la ragazza uccisa domenica 17 maggio non resta che il ricordo e il rimpianto di tutto ciò che avrebbe potuto fare in quella vita che Pietro Sclafani, un cinquantenne proprietario di alcune panetterie in città, ha spezzato con la sua automobile, travolgendola sulle strisce pedonali

Lei, Tania, stava andando a lavorare al call center Almaviva di via Cordova, per fare il turno dalle 10 alle 14. Lui, Pietro guidava come un pazzo nella corsia preferenziale, quella riservata ai mezzi pubblici sotto l’effetto di ecstasy e anfetamine: l’ha investita in via Libertà, in pieno centro cittadino. Poi si è fermato, l’ha guardata a terra, esanime, è risalito sulla sua auto, è scappato. La scena è stata ripresa da alcuni cellulari, i testimoni hanno chiamato il 113 e la Polizia l’ha arrestato poco dopo. Positivo al narcotest, il pirata della strada che non aveva nemmeno più un punto sulla patente (e nemmeno la patente) ora deve rispondere dell’accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso, nel processo per direttissima che si è tenuto nella mattina di lunedì. 

Davanti al giudice del Tribunale di Palermo Daniela Vascellaro Scalafani, però, ha raccontato un'altra verità: ''Signor giudice, sono addolorato per quello che è accaduto ieri - ha riferito uscendo dall'aula Ninni Reina, uno dei legali di Sclafani -. Non faccio che pensare a questa ragazza e alla sua famiglia. Ma io non ho mai fatto uso di droghe nella mia vita''. Il legale ha tenuto a precisare che ''i risultati delle urine sono stati negativi, invece l'esame del sangue è risultato positivo. Non capiamo perché, visto che Sclafani dice di non avere mai fatto uso di droga''. Entro le prossime ore il giudice deciderà se procedere con la misura cautelare o con gli arresti domiciliari, come invece richiesto dalla difesa.

È un fatto che Sclafani non doveva essere alla guida del suo Doblò bianco perché Sclafani la patente non ce l’aveva più: avrebbe dovuto presentarsi per la revisione alla Motorizzazione dopo la sospensione a tempo indeterminato decisa il 13 maggio in seguito alle miriadi di multe. I carabinieri hanno provato a notificargli il provvedimento, invano. Sclafani stava guidando come un pazzo. La Procura di Palermo ha già annunciato, per voce del capo del pool, Franco Lo Voi, che sarà chiesta per Sclafani "una pena esemplare".

Intanto, i dipendenti del call center di Almaviva di Palermo sono scesi in strada per far sentire la loro voce chiedendo più sicurezza "in quel tratto di strada pericolosissimo” e per urlare la loro sete di giustizia: “Il pirata della strada che ha ucciso Tania deve pagare per quello che ha fatto. Devono buttare la chiave. Il Procuratore parla di “pena esemplare”, lo chiediamo tutti noi", ha detto all'Adnkronos Rossella Stella, collega di Tania. “Questa bestia - dice - si è pure fermato dopo avere ucciso Tania. Ed è scappato. Neppure le bestie”. Loredana Ilardi aggiunge: "Questa strada è pericolosa, gli automobilisti non si fermano e ogni giorno rischiamo la vita".

I colleghi sono passati dalle parole ai fatti, presentando (di nuovo) una petizione per chiedere un semaforo in via Libertà angolo via Cordova, dove è stata uccisa Tania: ”La prima petizione l'abbiamo presentata nel 2009 - dice Loredana Ilardi che ne è stata l'organizzatrice - ma è rimasta lettera morta. Ora ci riproviamo ma è assurdo che sia stato necessario il morto per accorgersi che qui rischiamo tutti i giorni la vita".

Ma nel sit in c’è anche chi si batte per l'introduzione dell'omicidio stradale. Come Marina Fontana, vedova di Roberto Cona, ucciso da un tir due anni fa e lei stessa gravemente ferita, che insieme e Armando Melodia, si batte da tempo: “L’accusa sarà di omicidio colposo e accadrà ancora che un avvocato, neanche troppo esperto, troverà facilmente il modo per evitare che questi assassini possano finire in galera se non per pochi mesi - dice all'Adnkronos - Ancora si ripeteranno gli atti di ingiustizia verso queste vittime innocenti. Fino a quando? Ecco perché non può fermarsi la battaglia per l'istituzione del reato di omicidio stradale con una legge fatta bene che contempli oltre alla guida sotto l'effetto di alcol e droga e l'alta velocità, anche la distrazione dovuta all'uso irresponsabile di telefonini e apparecchi elettronici. Una legge che preveda pene ancora più severe per i pirati, per chi fugge senza dare soccorso e includa l'ergastolo della patente". Una legge che faccia giustizia di un'ecatombe la cui ultima vittima si chiama Tania Valguarnera, aveva 29 anni e una vita tutta da vivere.

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