Sclerosi laterale amiotrofica (SLA): sintomi, cause e cure

La SLA (acronimo di sclerosi laterale amiotrofica) colpisce ogni anno circa 1 persona su 50000, generalmente un uomo di età intorno ai 60anni. La SLA conosciuta anche con il nome di malattia di Charcot è una malattia degenerativa progressiva rara che colpisce i neuroni motori.

Cause

Non ne si conosce l’origine ma essa causa un’alterazione di quei neuroni che permettono il trasferimento dell’ordine di movimento: motoneuroni. Questi neuroni interessano sia il sistema nervoso centrale che il cervello, che ancora il midollo spinale come anche i nervi periferici. Colpisce, come accennato adulti tra i 40 e i 70 anni e porta inevitabilmente alla morte delle cellule nervose che consentono il movimento di muscoli volontari, generando una paralisi. La sua evoluzione è variabile a seconda del soggetto ma generalmente la morte sopraggiunge nel giro di qualche anno. Al giorno d’oggi non è una malattia curabile né tanto meno esiste un metodo, una cura che ne prevenire l’evoluzione.

Sintomi

Il soggetto colpito da SLA può presentare dei sintomi diversi a seconda dell’evoluzione progressiva della malattia stessa. All’inizio è sovente il manifestarsi di sintomi che colpiscono gli arti superiori e che si estendono poi ai muscoli, con dei crampi, difficoltà di mobilitazione che poi evolve nella paralisi; riduzione della massa muscolare (atrofia), lentezza nei movimenti, contrazioni involontarie di alcuni fasci di muscoli (spasmi), disturbi nella deglutizione, difficoltà nell'alimentazione e disturbi del linguaggio.

Diagnosi

Per la diagnosi vengono effettuati degli esami complementari, come gli elettromiografia, consentono di studiare l’attività spontanea dei muscoli e la loro risposta agli stimoli. Anche un’eventuale biopsia muscolare consente di rinforzarne il sospetto. Inoltre una TAC e degli esami del sangue sono spesso proposti.

Cura

Molte sono le opzioni per trattare la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o malattia di Charcot. La malattia essendo non guaribile, consente di attuare delle cure per ben migliorare la qualità di vita del paziente che ne è affetto. Una molecola, chiamata riluzolo, viene utilizzata con discreta efficienza per combattere la malattia. Degli studi scientifici hanno inoltre proposto altre tecniche terapeutiche, tra cui fisioterapia e il sostegno psicologico, indispensabile in questi casi.

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