Asciugatura a tamburo: cosa significa, quando no, quando sì e come

Ecco tutto quello che c'è da sapere sull'asciugatura a tamburo: l'asciugatura nell'elettrodomestico che rimpiazza lo stendino, riduce i tempi ma fa lievitare la bolletta.

L'asciugatura a tamburo, in asciugatrice è una scelta molto utile per evitare la formazione di muffe sui muri. © kzenon/123RF

L'asciugatura a tamburo, ovvero l’asciugatura in asciugatrice, è un procedimento che non tutti i capi sopportano. In generale andrebbe evitata per i delicati, in particolare per quelli in lana, seta, fibre particolari e quelli che, esplicitamente, segnalano nell’etichetta “non asciugare in tamburo”. A proposito, però, è importante chiarire che il modello dell’elettrodomestico fa una grande differenza, dal momento che se quelli di un tempo, a lungo andare, finivano per sgualcire i capi, gli ultimi modelli sono decisamente più affidabili.


Asciugatrice: quando e perché conviene

L’asciugatrice, diciamolo, è un lusso. Anzitutto perché fa lievitare il costo della bolletta elettrica, in secondo luogo perché non è esattamente una scelta eco-friendly dal momento che produce emissioni inquinanti per l’ambiente e, a fine vita, sarà un rifiuto ingombrante da smaltire. Tuttavia, date le premesse, può rivelarsi un elettrodomestico assai utile durante i mesi freddi e piovosi dell’anno e in caso non si voglia avere lo stendino pieno di panni in giro per casa. Dettaglio non solo estetico dal momento che l’umidità rilasciata dal bucato steso può originare fastidiose muffe sui muri. Ecco perché vale la pena valutarne l’acquisto a patto di considerare prima la classe energetica e la capacità di carico da modulare a seconda della capacità della lavatrice.


Cosa c’è da sapere prima dell’acquisto di un’asciugatrice

La principale distinzione tra i modelli di asciugatrici in commercio si fonda sulla tecnologia alla base della produzione del calore. Ci sono i modelli a resistenza elettrica (anche detti, seppure impropriamente a condensazione) e quelli con sistema a pompa di calore. Una distinzione che riguarda il funzionamento, il consumo energetico e il prezzo.

Nello specifico, quelle a resistenza elettrica sono le più economiche e hanno una tecnologia piuttosto elementare, composta dal cestello, una resistenza elettrica e una ventola. Surriscaldando la resistenza elettrica che si trova nel retro dell’elettrodomestico ed è isolata da un materiale in grado di trattenere il calore, si produce l’aria calda che viene spinta all’interno del cestello dalla ventola e asciuga i tessuti.

Nella tecnologia a pompa di calore, invece, il calore è prodotto in maniera del tutto simile a un condizionatore, con un circuito compressore dotato di un motore e gas refrigerante: questi modelli, che arrivano a costare il doppio di quelli a resistenza elettrica (ormai in via d’estinzione), sono gli unici disponibili in classe energetica A. Tanto per dare qualche cifra i modelli a resistenza si aggirano intorno ai 350 euro mentre quelli a pompa di calore sui 700. Differenza di prezzo che viene però ammortizzata in bolletta, anche se è necessario aspettare qualche anno.

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