Bambini indaco, chi sono i superdotati in salsa New Age

Descritti per la prima volta da Nancy Ann Tappe in un libro del 1982, i superdotati bambini indaco sono l'evoluzione dell'umanità: tutto quello che c'è da sapere.   

I bambini indaco sono molto creativi, solitari ed empatici. © Michael Simons/123RF


Chi sono i bambini indaco?

La prima domanda ha una risposta tutto sommato facile: i bambini indaco hanno grandi capacità sensoriali, dall'empatia alla creatività passando per forza di volontà ma anche telepatia e chiaroveggenza fino ad arrivare alla possibilità di comunicare con gli angeli. Sono bambini speciali arrivati sulla Terra per preparare l’avvento di una nuova era umana e le loro capacità rappresentano un salto evolutivo rispetto agli esseri umani qualificati come normali. E ancora: i bimbi indaco sono molto intelligenti e intuitivi, hanno una forza di volontà e una curiosità fuori dal comune e per lo più sono insofferenti nei confronti dell’autorità costituita. Qualcuno li chiama anche “bambini delle stelle”.


I bambini indaco: sfumature New Age

Quanto c’è di vero in tutto ciò? Rispondere alla seconda domanda sui bambini indaco è molto meno facile. Bisogna entrare nel variegatissimo mondo New Age, accettare la teoria dell’aura (una sorta di alone colorato che circonda ognuno di noi, tingendosi di sfumature che rispecchiano la rispettiva spiritualità), dare per buona l’imminente fine dell’umanità vecchio stampo e la sua sostituzione con una nuova generazione di uomini “super” e convincersi che l’aura la possono vedere solo spiriti particolarmente sensibili. Se non la vediamo, insomma, è un limite nostro e non della teoria in sé. Tanto perché si sappia, la sfumatura che avvolge i pargoli di nuova generazione sta a metà strada tra il viola e il blu: l’indaco, per l'appunto. Se la scienza non riconosce alcun valore a questa teoria dal momento che non ne esistono prove concrete, gli stessi sostenitori non se ne preoccupano: questo genere di verità, a loro dire, non ha bisogno di prove scientifiche.


Come si riconosce un bambino indaco?

Dall'aura color indaco, naturalmente. In caso non riusciate a vederla, i bambini indaco si riconoscono perché sembrano sempre un po' a disagio, hanno uno sguardo che penetra in profondità e un senso di regalità spiccato. Consapevoli del loro essere speciali, spesso sono loro stessi a rivelarlo alla famiglia. Ragion per cui si rifiutano di seguire regole e autorità, non sopportano punizioni e compromessi e per questo faticano a entrare in sintonia con il sistema scolastico e i coetanei. Di buono c'è che sono testardi e perseveranti, molto creativi e sognano in grande. Sono ipersensibili, dicono chiaramente quello che vogliono ottenere, hanno grande facilità di apprendimento (soprattutto con gli apparecchi tecnologici), sono iperattivi e facili alla noia, hanno un regime alimentare diverso che si manifesta con allergie e intolleranze e, naturalmente, hanno facoltà extrasensoriali.


Bambini indaco, di cristallo, arcobaleno

La mamma di tutti i bambini indaco è Nancy Ann Tappe, psicoterapeuta americana che negli anni Settanta sviluppò la teoria e la espose al grande pubblico in un libro pubblicato nel 1982: Understanding Your Life Through Color (Capire la vostra vita attraverso il colore). Nel 1999 la teoria viene ripresa da Lee Carroll e da sua moglie Jan Tober, sensitivi già celebri nell’universo New Age perché considerati portavoce di un’entità angelica. Il loro libro (The indigo children: the news kids are arrived - Bimbi indaco, i nuovi bambini sono arrivati) è diventato rapidamente il testo di riferimento.

In sintesi: i primi bambini indaco sarebbero sbarcati sulla Terra tra la fine degli Anni Sessanta e i primi Settanta. Oggi la maggior parte dei nuovi nati sarebbe già “speciale”: anzi si starebbero via via affermando i bambini cristallo e quelli arcobaleno. Spesso sono figli degli indaco e le loro caratteristiche di “specialità” sono più spiccate perché sono molto più vicini al salto evolutivo che attende l’umanità.


Bambini indaco e cristallo: le critiche

Lo psicologo Russell Barkley ha osservato che la maggior parte dei tratti che la cultura New Age pretende di riconoscere nei bambini indaco è talmente vaga e generica da poter calzare pressoché a tutti i bambini, e ancora di più a come i genitori vedono i loro figli. Gli psicologici specializzati in comportamento infantile hanno invece osservato che il successo di questa teoria ha coinciso, negli Stati Uniti, con le polemiche sul disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività e sulle cure farmacologiche adottate per combatterlo. Robert Todd Carrol, nel suo Dizionario degli scettici, scrive: “L’isteria collettiva sul Ritalin ha contribuito un’atmosfera in cui un libro come Indigo Children poteva essere preso sul serio. Potendo scegliere quale genitore non preferirebbe pensare che suo figlio è speciale, chiamato a un grande compito, anziché credere che soffre di una patologia mentale?”.


Bimbi indaco: come comportarsi

Cosa deve fare il genitore di un bambino indaco? Gioire “di questo privilegio”, osservare, cercare di non ostacolane la crescita e donare loro tutto l’amore di cui hanno bisogno creature tante speciali: almeno così dice chi ci crede. Difficile essere più precisi, se ci si ritrova di fronte a creature che hanno la missione di scardinare le certezze di un mondo ormai scaduto e tutto da rifare. Difficile anche fare diversamente: è probabile che la maggior parte dei genitori consideri un privilegio educare i propri marmocchi, la cultura contemporanea non ama chi tarpa le ali ai cuccioli e l’amore dovrebbe essere scontato nel rapporto genitori-figli. Che sia perché ha un carattere difficile o perché mostra grandi capacità intuitive, d’altra parte, non c’è dubbio: ogni bambino è indaco a mamma sua, almeno un po’.

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