10 domande sul Natale a cui non saprete rispondere
Lo sapevate che per secoli fu proibito festeggiare il Natale? E che il viaggio di Babbo Natale si spiega con la teoria di Einstein? E che Gesù bambino è nato in autunno? Leggere per scoprire!
Gesù Bambino è davvero nato il 25 dicembre?
No. La sera di Natale (letteralmente il “giorno della nascita”) si festeggia la nascita di Gesù. Peccato che la Bibbia non faccia alcun riferimento al 25 dicembre e la maggior parte degli storici sia concorde nel ritenere che, secondo le informazioni del testo sacro sia nato all’inizio dell’autunno. Si crede che la data sia stata scelta in relazione ai Saturnali, l'antico ciclo di feste pagane dell’Antica Roma che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre per celebrare il dio Saturno e l’età dell’oro e consistevano in una vera e propria sospensione delle convenzioni sociali: gli schiavi erano temporaneamente liberi, a sorte veniva eletto un princeps - caricatura della classe nobile -, era ammesso il gioco d’azzardo e ci si scambiava “regali di buon augurio”, i cosiddetti strenna. La ragione, stando alla teso dell’Encyclopedia Americana, era “far sì che il cristianesimo avesse più senso per i convertiti pagani”. La prima celebrazione documentata avvenne a Roma, nel 336 d.C.; nel 354 Papa Liberio fissò la data ufficiale del Natale.
Il Natale: festa per tutti?
No. Il fatto che “non si conosce la vera data di nascita di Cristo” (New Catholic Encyclopedia) ha scatenato, per secoli, la condanna dei riformatori puritani anglosassoni e americani secondo cui la Chiesa non doveva assecondare tradizioni che non fossero sorrette dalle Sacre Scritture. Nell’Inghilterra del 1652 un decreto del parlamento giurato da Olivier Cromwell proibì i festeggiamenti del Natale (già dichiarato, nel 1647, giorno di penitenza). Stessa antifona nelle colonie Oltreoceano: in Massachusetts tra il 1659 e il 1681 fu vietato, chi trasgrediva veniva multato e nelle puritane New England e Pennsylvania pure.
Da dove arriva l’albero di Natale?
Il primo albero di Natale nacque a Tallin, in Estonia: è il 1441 quando nella piazza del Municipio fu piazzato il primo abete intorno al quale si ritrovarono a danzare giovani scapoli in cerca dell’anima gemella. Usanza che contagiò (o forse ispirò, la contesa è ancora aperta) la vicina Riga, in Lettonia, dove una targa scrive che nel 1510 fu addobbato il “primo albero di capodanno". Sia come sia l’abitudine sconfinò in Germania - come documenta una cronaca di Brema datata 1570 che descrive un abete decorato con datteri, noci, mele e fiori di carta - e in Alsazia: "Per Natale - riporta un resoconto di Strasburgo del 1605 - i cittadini si portano in casa degli abeti, li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro". Perché proprio l’abete? Perché è un sempreverde (caratteristica nei secoli considerata magica di per sé), di forma piramidale, perfetta metafora della gerarchia sociale del tempo. Solo alla fine dell’Ottocento l’albero di Natale contagiò anche il mondo cattolico.
Tuttavia va chiarito che l’albero potrebbe avere origini ancora più remote, in quell’usanza pagana di procurarsi un ramo di buon auspicio per il nuovo anno e in quell’altra, medioevale degli "Adam und Eva Spiele" (giochi di Adamo ed Eva) quando, alla vigilia di Natale, nelle chiese veniva riprodotto il paradiso terrestre, ricco di alberi da frutta.
Babbo Natale e Santa Claus: sono la stessa persona?
Sì. Quello che noi abbiamo soprannominato Babbo Natale, nei paesi anglofoni si chiama ancora Santa Claus, personaggio ispirato a san Nicola di Bari, orfano di famiglia benestante che tra il 200 e il 200 d.C. fu vescovo di Myra (città dell’ex impero bizantino, oggi rinominata Demre, in Turchia). Noto per la sua magnanimità e il suo amore per i bambini, tra le leggende su di lui c’è quella di quando, prima di farsi prete donò tutto il suo oro a tre bambine povere sicché potessero avere una dote e quell’altra di quando, già vescovo, riportò in vita tre bambini che erano stati rapiti, uccisi e messi sotto sale da un macellaio che ne avrebbe poi venduto la carne. Anche per questo è considerato il Protettore dei più piccoli. L'appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, nome olandese di san Nicola, trapiantato dagli immigrati nel Nuovo Mondo.
Il vestito di Babbo Natale è rosso per la Coca Cola?
No. L'aspetto di Babbo Natale, un vecchietto con la barba bianca e folta, fu creato in una riunione del 1804 della New York Historical Society, quando John Pintard, uno dei membri, distribuì dei modellini in legno di un gioioso san Nicola davanti a calze piene di giocattoli. Già in un libro di Washington Irving del 1809, viene descritto un san Nicola che, a bordo di un carro volante, distribuisce regali ai bambini buoni. Il colore degli abiti di Babbo Natale, invece, dipende dalle tradizioni: inizialmente, nel Nord della Francia e in Gran Bretagna era verde, in onore alle leggende elfiche; nel versante russo in blu o azzurro. L’attuale, rosso e bianco debuttò all’inizio del ‘900 ma fu solo quando due marchi di bibite gassate - nel 1923 la White Rock, nel 1927 la Coca Cola con un manifesto disegnato da Haddon Sundblom - lo immortalarono nella pubblicità che divenne quello definitivo.
Quante e come si chiamano le renne di Babbo Natale?
Sono nove e trainano la slitta (che prima dell’Ottocento era un carretto trainato da un cavallo o da un asinello) di Babbo Natale in giro per tutto il Pianeta (e i cieli) a distribuire regali. Il primo che ha dato loro un nome è Clement Clark Moore nel poema del 1823 dal titolo A visit from St. Nicholas: Saetta (Dasher), Ballerino (Dancer), Schianto (Prancer), Guizzo (Vixen), Cometa (Comet), Cupido (Cupid), Tuono (Donder o Donner) e Lampo (Blitzen). Più di un secolo dopo (correva l’anno 1939) lo scrittore americano Robert L. May pubblicò un libretto con protagonista la renna Rudolph, dall’insolito naso rosso e luminoso, derisa dalle sue simili finché Babbo Natale, alla Vigilia, in partenza per il suo viaggio, preoccupato dalla nebbia fittissima, l’assolda per illuminare il sentiero. Rudolph accetta e si trasforma nella nona renna di Babbo Natale. Dieci anni dopo, Johnny Marks, compositore americano, le dedica Rudolph the Red-Nosed Reindeer, composizione entrata nelle hit del Natale.
Perché le renne di Babbo Natale volano?
Le renne di babbo Natale volano non solo per riuscire a consegnare tutti i doni in una sola notte e non solo per non lasciare tracce: volano - si dice - perché nei paesi del Nord, le nevicate invernali spesso bloccavano le porte di casa e gli abitanti erano costretti ad aprirsi un varco nel tetto. Perciò era quasi scontato che le renne di Babbo Natale fossero in grado di volare.
Ha sempre portato i regali la sera del 24?
No. La tradizione dei regali distribuiti nella notte della vigilia di Natale è recente: per secoli Santa Claus li ha depositati nelle case il 6 dicembre, giorno in cui si onora san Nicola (a differenza di santa Lucia che, invece, si mette in moto la sera del 13 dicembre). Secondo l’usanza - originaria in Olanda -, la sera del 6 dicembre i bambini lasciavano fuori di casa latte e biscotti (per il santo) e le loro scarpe che, al mattino, ritiravano piene di doni. Altrove appendevano le calze al camino, ricordando l’episodio di san Nicola che avrebbe lasciato cadere nella canna fumaria di un uomo povero una borsa piena d’oro per regalare una dote alla figlia più anziana. La borsa, però, s’infilò in una calza appesa ad asciugare. Quando, nel Cinquecento, la Riforma protestante abolì il culto dei santi, si affidò Gesù bambino il compito di portare i regali ai bambini buoni, non senza fornirgli un valido aiutante barbuto: Babbo Natale.
Come fa a consegnare tutti i regali in una notte?
Le risposte sono due: c’è la leggenda secondo cui mette in pausa il tempo fermando le lancette dell’ingranaggio costruito dagli elfi nel seminterrato del suo laboratorio e c’è quella della fisica Katy Sheen, docente all'università britannica dell'Exeter che, nel 2016, l'ha spiegata con la teoria della relatività di Einstein. Per spiegare il mistero la Sheen ha calcolato che per distribuire 700 milioni di regali ai bambini sparpagliati nel mondo nell’arco di 31 ore (considerando i fusi orari) le 9 renne volano a 10 milioni di chilometri l'ora: secondo la teoria della relatività a velocità come queste il tempo rallenta e lo spazio si restringe permettendo a Babbo Natale di entrare in tutti i camini (anche i più stretti), di sparire alla vista in virtù dell’effetto doppler - che, inoltre, annulla il rumore delle slitte - e di non invecchiare. Resta però da chiarire un’enigma, ha dichiarato la scienziata: “Come fa Babbo Natale a raggiungere queste velocità fenomenali? Questa è la vera magia che non si spiega, dato che avrebbe bisogno di molto carburante”.
Dove vive Babbo Natale?
Paese che vai, residenza che trovi: se in Europa sono tutti abbastanza d’accordo sul fatto che la casa di Babbo Natale sia a Rovaniemi nella finlandese Lapponia - norvegesi e svedesi esclusi: per i primi la residenza è a Drøbak, per i secondi a Dalecarlia -, negli Stati Uniti si dibatte se sia in Alaska o Groenlandia mentre, in Canada, assicurano che si trovi nel nord del Paese.