Donne militari: la difesa? Un ministero (e un’arma) al femminile
Da Sylvie Goulard in Francia a Roberta Pinotti in Italia, solo in Europa sei Paesi hanno affidato i ministeri della Difesa a una donna: colombe o falchi?
La difesa dei Paesi è un’arma al femminile. Succede in Francia, dove il governo di Emmanuel Macron ha nominato Sylvie Goulard Ministre des Armées, a capo del ribattezzato Ministero delle Forze Armate; in Italia, dove dal 2014 il Dicastero è affidato a Roberta Pinotti; in Germania con Ursula von der Leyen, nominata nel 2013 e in Spagna dal 4 novembre 2016 con Maria Dolores de Cospedal a capo della Difesa. E succede anche nei Paesi Bassi dove c’è Jeanine Hennis-Plasschaert e in Norvegia con Ine Eriksen Søreide. Peccato che, in questo nutrito gruppo, di donne militari non ci sia l'ombra.
Donne tra i militari
Per la serie: Sylvie Goulard ha un passato da eurodeputata (come la collega dei Paesi Bassi) e una passione da saggista; Roberta Pinotti è laureata in lettere moderne e ha una lunga esperienza nel mondo delle scuole e delle politiche giovanili mentre la norvegese Ine Eriksen Søreide da produttrice televisiva; Ursula von der Leyen ha una laurea in medicina (e sette figli) e la spagnola Maria Dolores de Cospedal è una diplomatica di carriera.
Ministre di pace?
Insomma, donne civili e senza una formazione militare a capo delle forze armate, per di più in una congiuntura così delicata, che fa i conti con il terrorismo e tutti gli spiragli di guerra annessi e connessi. “Le donne a capo delle macchine militari europee sono ministri della pace, non della guerra” ha commentato l’agenzia Bloomberg in merito alla tendenza. In uno studio ad hoc, Tiffany Barnes dell’University of Kentucky e Diana O’Brien dell’Indiana University hanno sottoscritto e aggiunto: “La femminilità è spesso associata alla pace e per i governi che cercano di dissociarsi da una storia di abusi del potere militare, la nomina di un ministro della difesa femmina può rappresentare la rottura rispetto al passato, un segnale di cambiamento e di rinnovo”.
Peccato che dietro al volto gentile e pacifista della difesa al femminile, ce ne sia un altro, non proprio da colomba. Vedi la tedesca Von Der Leyen che subito dopo aver assunto l'incarico - correva il dicembre 2013 - ha preso le distanze da chi l’aveva preceduta e si era pronunciato contro l’intervento in Libia. O la collega olandese che ha sottolineato la necessità che l'Europa si schieri senza troppi indugi negli interventi militari all'estero.
Regine di guerra
A cercare lo stile femminile delle donne militari del passato c’è Queens, un recente studio pubblicato da S.P. Harish della canadese McGill University e Oeindrila Dube dell’University of Chicago che ha scandagliato l’impatto delle regine sulle guerre europee dal 15° al 20° secolo. Ebbene: “Le entità politiche guidate da regine avevano una maggiore probabilità di andare in guerra di quelle governate dai re”. Non solo: “La tendenza delle regine di fare la parte dell’aggressore variava a secondo dello stato matrimoniale… Tra i sovrani con consorte, le regine si dimostravano più propense ad agire da aggressori rispetto ai re”. Certo, considerando che in un paio di millenni i nomi di donna che si sono distinti si contano sulle dita, il dato va preso con il beneficio del dubbio.
Gli esempi, però, hanno fatto la storia: da Maria I Tudor d'Inghilterra - meglio nota come Bloody Mary, “Maria la Sanguinaria” - a Caterina II “la Grande” di Russia che detronizzò il marito con un colpo di Stato e regalò al Paese un dispotismo illuminato che allargò (e di parecchio) i confini, passando per Wu Zetian (624-705) l’esotica, ferocissima e praticamente unica imperatrice (non solo moglie) della storia cinese, le (poche) donne arrivate al potere non si sono distinte per l’indole pacifista. Si prenda la cinese, una che strangolò sua figlia per poter incolpare l’Imperatrice Madre, d’impiccio alla conquista del trono. Una che riuscì a sterminare 15 casate diverse e antichissime con esecuzioni di massa e suicidi obbligati. Il suo regno, tuttavia, è ricordato come prosperoso e sereno, dedito all’educazione, alle arti e alla filosofia.
Sia come sia, tornando al presente, colombe o falchi che siano, le donne militari non sono più un'eccezione e la Difesa è diventata un'Arma al femminile.