Daniela Green, l'agente Fbi innamorata del terrorista
Daniela Green, l'ex agente dell'Fbi che si è innamorata, ha sposato e poi lasciato il combattente dell'Isis che doveva sorvegliare. La storia, l'ennesima falla nella sicurezza era stata taciuta.
Dagli uffici dell'Fbi al matrimonio con uno jihadista dell’Isis in Turchia e poi il ritorno, con due anni di carcere negli Stati Uniti. Quella di Daniela Green - ex agente Usa - è una storia di amore e di spie, di pasticci giudiziari secretati e di una cotta presa su Skype, chattando con la persona che avrebbe dovuto sorvegliare. Ed è la storia che oggi imbarazza l’intelligence americana, perché mette in evidenza l’ennesima falla nella sicurezza nazionale.
Daniela Green, figlia di un militare che ha sposato una tedesca, è nata in Germania e ha studiato lingue all’Università del North Carolina: il suo compito nell’Fbi era quello di infiltrare le reti jihadiste. Difficile trovare qualcuno che conosca l’arabo - e le decine di dialetti usati dai gruppi terroristi - così bene: tanto che non c’è voluto molto tempo perché la Green ottenesse l'accesso alla documentazione top secret.
A questo punto della storia, Daniela sembra l’agente ideale per sorvegliare Denis Cuspert: un rapper afro-tedesco che ha deciso, a un certo punto della sua non sfavillante carriera, di trasferirsi in Siria per diventare Abu Malik, combattente e uomo della propaganda del Califfato. Uno che non esita a mettere in musica appelli a uccidere infedeli, organizzare attentati in Europa, a far “correre il sangue”. I vertici Fbi consegnano a Daniela due account riconducibili a lui e le chiedono di cominciare a sorvegliarlo.
Daniela è in gamba. Così brava che riesce a scoprire un terzo account di Malik, aperto su Skype ma sconosciuto all’intelligence e quindi non controllato. A questo punto, però, l'agente inciampa, abbandona e stravolge la sua missione. Perché Daniela non usa il terzo account per indagare su Malik bensì per allacciare una relazione con lui. Nel 2011 parte per la Germania - così almeno dice a tutti - raggiunge la Turchia e da lì la Siria, dove gli uomini dell’Isis la accolgono grazie alle raccomandazioni dell’amico rapper Malik. Che sposa, in Siria, poco dopo e, naturalmente, da buona moglie comincia a rivelargli i segreti delle indagini che conduceva per conto dell’Fbi.
Il suo sogno d’amore, però, si infrange presto con la realtà della vita nel Califfato: violenze e brutalità sono all’ordine del giorno, la quotidianità le sembra insopportabile. Così si sfoga con il suo primo marito, rimasto in North Carolina, naturalmente via internet. Gli manda messaggi in cui spiega che teme per la sua vita ed è pentita di essersi trasferita in Siria per inseguire un sogno d’amore così scivoloso. Riesce addirittura a tornare negli Stati Uniti.
A casa, però, l'aspettano le manette: negli Usa Daniela viene arrestata per “collaborazione con organizzazioni terroriste”. E qui la strana storia dell’agente moglie di un combattente del Califfato diventa più strana ancora. Per un reato nel genere negli Usa si rischiano tra i dieci e i quindici anni di carcere: Daniela se l’è cavata con meno di due. Curioso, perché normalmente gli americani non ci vanno morbidi, quando si tratta di Stato islamico.
L’imbarazzo di questi giorni - oggi Daniela è una donna libera che vive negli Stati Uniti - nasce dal fatto che, anche se il giudice aveva secretato l’indagine su di lei, un reporter della Cnn ha scovato i documenti e l’ha riportata a galla. La versione ufficiale spiega la tolleranza con il fatto che la Green ha collaborato attivamente con gli inquirenti e ha fornito una mole impressionante di informazioni preziose sul funzionamento interno del Califfato. Non manca però chi sospetta che la linea morbida sia stata adottata anche per evitare che scoppiasse un caso.
Da Mata Hari in poi si sprecano gli esempi di donne agente segreto che usano le arti amatorie per carpire segreti. Quello della Green è un caso da manuale al contrario: se il sorvegliato è riuscito a farla partire per il Califfato con il miraggio di un matrimonio jihadista, i dubbi che pesano di più non sono quelli sulla preparazione della Green, ma quelli sulla preparazione di chi l’ha fatta accomodare in un ufficio dell’Fbi dandole accesso ai documenti più riservati.