Dario Fo e Franca Rame: il Nobel ha raggiunto la sua metà
Dario Fo è morto a 90 anni: nel 2013 se n'era andata Franca, dopo una vita passata insieme. Da allora il premio Nobel per la Letteratura non aveva mai smesso di sognarla.
"Io credo nella logica. Ma una volta di là, spero di essere sorpreso", diceva Dario Fo all’indomani della morte della sua Franca Rame, il 29 maggio 2013, “tra le mie braccia”. Chissà se il 13 ottobre di tre anni dopo, ora che anche lui se n’è andato, la sorpresa è arrivata. Chissà se sono di nuovo insieme, Dario e Franca, la coppia nata sul palco di un teatro, che di teatro si è nutrita nutrendo l’Italia e il mondo da premio Nobel per la Letteratura qual era. Perché anche se il Nobel l’ha vinto lui, nel 1997, il merito è anche di lei: “Franca è stata la mia maestra che mi ha tolto gli impacci, la convenzione, le paure”, confessava un Dario Fo ormai solo, pieno d’amore e nostalgia.
Mistero Buffo, la punta di un iceberg
Dario Fo è stato Dario Fo fino al novantesimo autunno della sua vita, l’ultimo: “Se mi dovesse capitare qualcosa, dite che ho fatto di tutto per campare”, scherzava negli ultimi tempi mentre non smetteva di girare come una trottola per presentare il suo nuovo libro Darwin. D’altra parte non poteva andare diversamente dopo una vita passata a riscrivere la satira in centinaia di commedie, racconti e romanzi biografici, ma anche saggi e canzoni, quadri e scenografie. Tutti conoscono (o almeno dovrebbero) il suo capolavoro, quel Mistero Buffo che fa la parodia della vita di Gesù in un linguaggio, il grammelot, che mescola dialetti padani, onomatopee e fantasia. Ma non è che la punta di un iceberg di una produzione densa di cronaca, verità e satira, ragione e follia, risate dolci e amare come è la vita che Dario Fo riusciva a trasfigurare in spettacolo. Fino a mettere le mani in pasta alla realtà così com'è, con il suo impegno politico e Franca sempre accanto. Perché “con Franca abbiamo vissuto tre volte più degli altri”.
Dario Fo - Franca Rame: storia di un amore
Franca, una donna bellissima, bionda, alta, glamour, figlia di una famiglia di teatranti girovaghi. Gli bastò guardarla in foto per innamorarsene: “La prima volta la vidi in una foto a casa di sua madre - raccontò in un’intervista a Repubblica nel 2015 -. "Che bella", dissi. "È mia sorella", spiegò la Pia. "La vedrai presto". Avevo firmato un contratto per la compagnia del marito. Ci saremmo trovati nello stesso spettacolo”. Successe al Piccolo di Milano, all’inizio degli anni Cinquanta: “Aveva fuori dal teatro le macchine di ricconi che l'aspettavano. Io non ero nessuno, ero uno spilungone tutto orecchie, intimidito dalla sua bellezza e dunque casto. Allora un giorno lei mi prese dalle spalle, mi mise contro un muro e mi baciò”. Perché lei era così, “libera da ogni convenzione, non si rifaceva ad alcun modello” e non sopportava il fatto che lui la ignorasse. Da allora si lasciarono una volta soltanto, lui lo apprese da una satira di Franca in tv, ma alla fine tornano insieme.
Nel 54 si sposano e si trasferiscono a Roma, l’anno dopo diventano genitori di Jacopo poi ritornano a Milano e nel 1960 fondano la compagnia Fo-Rame, trasformandosi nella coppia che ha segnato e scritto la cultura teatrale e non solo mettendo anima, corpo e passato nei testi, nella lingua, nella politica. Perché se lui infarcì la sua arte del "paese delle meraviglie", Sangiano, la sua terra natia popolata da “contrabbandieri e pescatori, più o meno di frodo” come ha raccontato ne Il paese dei mezaràt (Feltrinelli)” ed “è a loro che devo la mia vita dopo: riempivano la testa di noi ragazzi di storie, cronaca locale frammista a favole. Da grande ho rubato a man bassa”, lei l’ha inzuppata di cultura - “Leggeva molto, autori italiani ma anche angloamericani. E sapeva di teatro più lei di tutti i registi che avevo conosciuto” -, di empatia - “in trenta secondi coglieva l'umore del pubblico. E alzando il braccio ci diceva: date ritmo, incidete. Capiva quando gli spettatori andavano incalzati” - e d’ironia: “Tendeva a distruggere tutti i luoghi comuni, il banale, il risaputo. Naturalmente esercitava la satira anche con me. E se mi sfuggiva qualcosa di ovvio era rapida nell'infilzarmi".
Il tutto, sempre all’insegna della calma, perché nonostante la loro sia stata “una vita felice” i problemi ci sono stati, e parecchio grandi. Anzitutto il 9 marzo 1973 quando cinque uomini sequestrarono Franca Rame la caricarono su un furgone, la torturarono e violentarono. Un dramma che lei raccontò nel monologo Lo stupro, senza far trapelare di essere la protagonista della vicenda ma facendo credere al pubblico di essersi ispirata a un episodio di cronaca. Perché era così, “Franca era straordinaria”, “Franca riusciva a spostare i centri d'equilibrio. L'espressione tecnica è: fuori chiave. Una sua battuta fulminante, in un momento di tempesta”. Quell’episodio li segnò ma insieme e insieme al teatro, lo superarono. "Ho vissuto la disperazione come lei. No, non come lei, questo è impossibile. Posso solo dire: ho agito da essere umano, non da fantoccio”.
Dopo una vita insieme, loro che “non siamo una coppia da manuale. Forse ci siamo fatti un po' di male ma non possiamo fare a meno l'uno dell'altro”, ora sono di nuovo insieme, sperando nella sorpresa.
Copyright foto: Kika Press