Febbre del Nilo, nuovi casi, sintomi e prevenzione
Diversi casi di "febbre del Nilo" sono stati segnalati da Lodi a Mantova, passando per Reggio Emilia e Modena. A rischio anziani e bambini, ma il Ministero della Salute fornisce le indicazioni per una corretta prevenzione e per provare a riconoscerne i sintomi, non sempre evidenti.
La malattia ha un nome esotico, che ricorda la sua provenienza: la Febbre del Nilo è causata dal virus West Nile ed è una malattia tropicale trasmessa principalmente dalle zanzare, che purtroppo non presenta sintomi troppo evidenti, ma è molto pericolosa e può portare a situazioni di encefalite.
I pazienti più recenti sono due anziani ricoverati nel Lodigiano ma nel corso dell'estate (e in particolare di agosto) sono stati registrati altri due casi certi nel Mantovano, cinque nella provincia di Modena e un caso a Reggio Emilia. Tutti ora in fase di miglioramento e tutti over 65: sono proprio gli anziani, insieme ai malati e ai bambini, le cui difese immunitarie sono più basse, a rischiare di più.
La malattia non è nuova nel territorio italiano: lo scorso anno si era registrato un solo caso, purtroppo con esisto mortale, ma nel 2013 i sette casi avevano tutti avuto un normale decorso e guarigione e in Sardegna è ormai considerato un virus endemico.
Lo stesso Ministero della Salute ricorda che la malattia, isolata per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile (cui deve il nome) è trasmessa all’uomo e agli animali (soprattutto uccelli, che con le migrazioni sono un vero serbatoio di infezioni) attraverso la puntura di zanzare infette, ma non si trasmette da persona a persona. In Italia ha colpito per la prima volta un gruppo di cavalli nel 1998, in Toscana.
I sintomi non sono evidenti, tant'è che nella maggior parte dei casi il decorso può avvenire senza rendersene conto, ma quando è sintomatica la malattia presenta uno stato simile all'influenza, con febbre, cefalea, dolori muscolari e articolari, raramente anche rash cutaneo. A rischio proprio anziani, bambini o persone malate, nelle quali appunto il rischio è di gravi complicazioni, come meningite ed encefalite, ma dopo l'infezione si sviluppa immunità che può durare per tutta la vita.
La diagnosi avviene solo tramite test di laboratorio e non esiste una terapia specifica, anche se nei casi più gravi, quando è necessario il ricovero in ospedale, sono previsti trattamenti specifici.
La prevenzione, spiega il Ministero, è possibile. Si parte con il controllo di campioni di zanzare, come sta avvedendo già in diversi comuni vicini alle zone dove si sono contati i primi casi: se si scoprono zanzare infette, si procede a disinfestazioni aggiuntive a quelle periodiche. Viceversa, in casa è meglio evitare di tenere zone di raccolta di acqua, come sottovasi, mettere zanzariere alle abitazioni o altri filtri di protezione.
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