Atella, al via il processo alle maestre cacciate dall'asilo (e dal paese)
È iniziato a Potenza il processo alle due maestre dell'asilo di Atella accusate di maltrattamenti e inchiodate dalle registrazioni di terrorismo psicologico, ingiurie abituali, minacce, percosse. A loro difesa accusano la carenza di personale.
Un incubo che non dovrebbe succedere mai. Tanto meno nella realtà: terrorismo psicologico, ingiurie abituali, minacce, percosse. Così trattavano i bambini che avrebbero dovuto accudire. Sono le accuse alle due maestre della scuola dell’infanzia di Atella, allontanate dal paese (con un divieto di dimora) e sospese dalla professione nel marzo 2015: il processo è in corso a Potenza. Tutto è cominciato con un bambino che si mette del nastro adesivo sulla bocca e racconta ai genitori che a scuola quando la maestra “non vuole sentire i bimbi” fa così. I genitori si sono rivolti ai carabinieri, che hanno indagato e raccolto una serie di immagini inequivocabili.
Ci sono spintoni e scappellotti. E c’è un linguaggio violento: “delinquenti”, “ciucci”, “animali”, “vermi”, “mi chiedo al mondo tu che ci stai a fare… ignorante”. A una bambina che chiedeva di andare in bagno: “Fattela sotto la pipì, non me ne importa niente”. Poi le dissertazioni bibliche: “Dio, quando Adamo ed Eva hanno disobbedito, li ha cacciati dal paradiso e io che dovrei fare? Cacciare te da scuola?”. Nel dettaglio: “Cacciare dal paradiso vuol dire che devi avere una vita di dolore, di sacrifici, di malattia, di vecchiaia e morte. Questo significa che quando si disobbedisce si fa il peccato più brutto che esiste. Quando io dico non si gioca e tu giochi, fai il peccato più brutto che esiste al mondo. Non è cacciare da scuola… cacciare dalla vita. Tant’è che Dio ci fa morire. Cacciare dalla vita, morte, malattia, vecchiaia e morte”. E anche: “Nemmeno i diavoli ti vogliono all’inferno, nemmeno quelli”.
Messe di fronte a questo quadro, le due insegnanti non hanno trovato di meglio che dare la colpa ai “troppi bambini a cui badare” e al personale insufficiente. Chiamano in causa un “sovraffaticamento”, come se una parola del genere potesse spiegare il metodo educativo che veniva usato a scuola. Una delle due aveva chiesto una visita medica per problemi psicologici.
La loro difesa chiamerà a testimoniare don Gilberto Cignarale, il parroco di Atella che aveva difeso una delle maestre durante la messa che ha seguito l’episodio. “Venerdì mattina qualcuno è andato a casa delle due maestre come se fossero dei ladri. Ogni giorno insegnavano nella scuola, con tante difficoltà e problemi. Io non voglio giustificare la violenza, chi mi conosce sa che non tollero la violenza. Però dico anche che può succedere che scappi uno schiaffo”, invitando la sua parrocchiana “a tornare in questa chiesa”.
Le famiglie dei bambini sono parti civili nel processo. L’avvocato Giulio Cenobbio del foro di Genova, che le difende, ha annunciato che chiederà al giudice una perizia per valutare le lesioni di natura psicologica sui bambini e poter configurare così un’aggravante del maltrattamento nei confronti delle due maestre.
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