Cistite, cura e prevenzione: come affrontarla in modo efficace
No alle terapie fai-da-te. Sì alla vitamina C e a bere molta acqua. La cistite non è difficile da combattere, ma va identificata e curata in modo appropriato. La prof. Elisabetta Costantini, responsabile dell’Unità semplice di Uroginecologia presso la Clinica urologica e andrologica dell’Università di Perugia, ci spiega come.
La cistite – fastidiosa infiammazione delle basse vie urinarie – colpisce soprattutto le donne. I numeri parlano chiaro: secondo i dati della SIU (Società Italiana di Urologia), circa il 25-35% delle donne di età compresa tra i 20 e i 40 anni ha manifestato almeno un episodio di cistite nel corso della vita e circa un quarto di loro la svilupperà nuovamente entro i successivi 6-12 mesi. Tra le cause principali c’è la risalita verso la vescica di agenti patogeni di origine fecale, vaginale o uretrale, in genere batteri Gram negativi, dei quali il più comune – tra il 70 e il 95% dei casi - è l'Escherichia Coli.
Sconfiggerla non è difficile – di solito è sufficiente una terapia antibiotica ben calibrata – ma non sempre questa patologia viene identificata e curata nel modo appropriato. Fattori di predisposizione, cattive abitudini e terapie fai-da-te fanno sì che si ripresenti nel giro di poco tempo. Allora, come affrontarla? Ne abbiamo parlato con la prof. Elisabetta Costantini, responsabile dell’Unità semplice di Uroginecologia presso la Clinica urologica e andrologica dell’Università di Perugia e responsabile dell’ufficio comunicazione della Società Italiana di Urologia.
Perché la cistite colpisce soprattutto le donne? Chi è particolarmente esposta?
La cistite colpisce soprattutto le donne perché anatomicamente, nel sesso femminile, l’uretra è molto breve ed è vicina ad ambienti tipicamente infetti quali la vagina ed il retto. È qui che i batteri hanno il loro serbatoio dal quale possono risalire attraverso l’uretra nella vescica e provocare un'infezione. Chiariamo subito che, in determinate condizioni, anche normali, nella vescica possono esserci dei batteri, ma questo non vuol dire che ci sia infezione. L’importante è che non ci rimangano a lungo e che vengano eliminati prima di dare loro il tempo di aderire alla parete vescicale: bevendo adeguatamente e urinando regolarmente li eliminiamo ed evitiamo che - aderendo alla parete - scatenino l’infezione e la risposta infiammatoria. Ovviamente, ci accorgiamo dell’infezione solo quando ne avvertiamo i sintomi: necessità di urinare spesso, bruciore e dolore durante la minzione, spasmo vescicale sopra il pube, a volte presenza di sangue nelle urine. In casi particolari o situazioni predisponenti l’infezione può addirittura risalire al rene e portare a un quadro più severo, ad esempio a febbre e coliche renali.
Perché la cistite è ricorrente?
Perché spesso non viene curata bene. Gli antibiotici sottodosati – magari presi per pochi giorni come automedicazione – fanno sparire i sintomi, ma non eradicano completamente il batterio creando, successivamente, una resistenza agli antibiotici stessi. Per questo è indispensabile il controllo di un medico che prescriva l'urinocultura per individuare il tipo di batterio preciso e, quindi, il migliore antibiotico per la paziente.
Esistono poi altri motivi che determinano la ricorrenza: la predisposizione anatomica (ad esempio, la conformazione dell’uretra o un prolasso degli organi pelvici), la menopausa (a causa della carenza di estrogeni), un’igiene intima con prodotti troppo aggressivi, cattive abitudini (ad esempio, trattenere l’urina in vescica o non svuotarla completamente predispone alle infezioni). Anche la stipsi e i disturbi intestinali predispongono a infezioni per la persistenza di batteri nell'area urogenitale. Anche il rapporto sessuale può essere una causa scatenante perché per un fattore meccanico può facilitare la risalita di germi dall'apparato genitale a quello urinario: ecco perché si raccomanda di urinare subito dopo il rapporto, oltre a un’igiene intima adeguata.
Perché è necessario rivolgersi a un uroginecologo?
Innanzitutto, perché prescriva alla paziente una cura adeguata - in termini di tipo di antibiotico, dosaggio e durata - anche nel caso di una cistite semplice, per evitare che al miglioramento temporaneo segua un nuovo episodio recidivo. In secondo luogo, perché non tutti i sintomi della cistite sono cistiti: esistono situazioni particolari nelle quali i disturbi sono tipici, ma all'esame delle urine e all’urinocoltura non si trova il batterio. L’inquadramento urologico serve perché i sintomi possono nascondere altre patologie, come uretriti o vaginiti, a volte difficili da distinguere perché localizzate nella stessa area. Il batterio che provoca l’uretrite, ad esempio, si individua solo con il tampone e gli antibiotici da utilizzare sono diversi. In ogni caso gli antibiotici devono essere presi con attenzione, il loro uso indiscriminato può creare delle resistenze, oggi un problema veramente serio e da non sottovalutare. Quando la maggior parte degli antibiotici non sono più attivi, le possibilità terapeutiche diminuiscono drasticamente.
Quali sono le buone abitudini per prevenire la cistite?
Prima di tutto, bere liquidi durante tutto l’arco della giornata - almeno 1 litro e mezzo a seconda della stagione –, consumare frutta e verdura e avere una dieta equilibrata. Privilegiare alimenti che contengono vitamina C, perché aiuta l’eliminazione dei batteri che, in ambiente acido, non crescono. Poi, rispettare norme igieniche corrette, evitando detergenti intimi aggressivi; urinare al momento dello stimolo, senza aspettare, e svuotare bene la vescica; utilizzare biancheria in fibre naturali, che faciliti la traspirazione.
Gli integratori sono davvero utili?
Gli integratori si basano sul meccanismo dell'antiaderenza: il batterio entra nella vescica, gli integratori ne facilitano l’eliminazione (come la vitamina C, della quale parlavamo sopra, ma anche il cranberry, cioè il mirtillo rosso americano, il D-mannosio e l’uva ursina) e prevengono l’infezione. Sono molto utilizzati perché spesso sono farmaci da banco, non c’è però evidenza scientifica che siano sempre efficaci, anche se negli USA più del 30% degli urologi li prescrive. Certamente hanno un effetto placebo - è provato che lo stress peggiora l’infezione - e di aiuto nella prevenzione, non solo per il loro meccanismo d’azione ma anche perché la paziente attraverso l’integratore è costretta a bere. Da soli, però, non sono risolutivi.
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