Condizione della donna: tra gender gap e lesbo power

Mentre le italiane guadagnano il 10,9% in meno degli uomini, le lesbiche (nel mondo) circa il 9% in più delle eterosessuali: nuovo Girl Power o vecchio stereotipo? Ecco la condizione della donna.  

Perché la condizione della donna raggiunga la parità economica con gli uomini sono necessari ancora 117 anni. © Bernard Bodo/123RF

La condizione (economica) della donna è una montagna russa: tra picchiate e impennate di guadagnare come gli uomini proprio non è cosa. Da un lato ci sono i numeri del Gender Gap Report 2016 secondo cui le italiane portano a casa il 10,9% in meno dei rispettivi colleghi; dall’altra quelli di Marieka Klawitter, una docente che si è fatta un nome nell’Università di Washington e Seattle e che, dopo aver incrociato ben 29 studi sulla relazione tra salari e orientamento sessuale ha dimostrato come, a parità di competenze, le lesbiche (nel mondo) guadagnano circa il 9% delle eterosessuali.    

Donne oggi: discriminazioni economiche

Insomma, lungi dall’essere una leggenda metropolitana il Gender Gap è un’ingiusta realtà che va di male in peggio, visto che nel 2015 le italiane hanno guadagnato, in media, circa 3.620 euro in meno (11mila a voler considerare ruoli dirigenziali) degli uomini. Il che, paragonato all’anno precedente, è una sconfitta: mentre gli stipendi al maschile sono cresciuti dello 0,6%, quelli in rosa sono calati dello 0,7%. A voler mettere in relazione i sessi, come ha fatto un recente studio del World Economic Forum, il reddito delle donne nel 2015 equivale a quello degli uomini di dieci anni fa. Il che, però, non significa che in una decade si raggiunga la parità, dal momento che, sempre secondo i calcoli e se nulla cambia, di anni ne serviranno 117.    

Passando al setaccio geografie e competenze, i risultati dei diritti delle donne a proposito di stipendio sono sconfortanti: “Pensiamo ad esempio alle donne avvocato che dal nord al sud Italia guadagnano in media il 50% in meno rispetto ai colleghi uomini - spiega Simone Colombo, consulente del lavoro ed esperto di direzione del personale in outsourcing –. Nemmeno le donne medico sfuggono a tale regola. I dati pubblicati dall’Enpam mostrano come, a parità di ruolo, una donna medico guadagni in media il 30% in meno rispetto ad un suo collega maschio”.     

Una desolazione che, però, piazza l’Italia in ottava posizione su 31 Paesi del Vecchio Continente, abbastanza al di sotto della media europea (circa il 16,4% in meno) e parecchio lontana, per esempio, dalla Germania, dove la percentuale segna un’inquietante -22,4%. Una soddisfazione apparente, dal momento che il dato deve tener conto del basso tasso di occupazione femminile (fermo al 46%), dei numerosi contratti part-time per riuscire a conciliare tutto - non a caso “il divario salariale risulta non a caso maggiore per le donne con figli o che lavorano part-time” spiega Colombo - e del fatto che solo nel 18% dei casi le donne occupano posizioni di comando.

Lesbiche: nuovo Girl Power?

Un discorso a sé, altrettanto scivoloso ma molto meno dibattuto, è quello del divario salariale tra le donne lesbiche e quelle eterosessuali portato alla luce da Marieka Klawitter ma già analizzato da molti, con conclusioni ugualmente clamorose: le donne omosessuali, rivelò la Banca Mondiale un paio di anni fa, guadagnano circa il 12% in più delle colleghe con mariti o compagni. Macché, guadagnano il 33% in più, corresse il tiro l’Università australiana di Melbourne e quella californiana di San Diego nel 2015. Poi è arrivato lo studio canadese della McGill University di Montreal che pur avendo confermato maggiori guadagni per le lesbiche, ha voluto precisare che si tratta di professioniste bianche, istruite, benestanti, in carriera, workaholic che, in qualche modo, “fanno mestieri considerati poco femminili” come ha precisato Anna Lorenzetti, docente di analisi di genere e diritto antidiscriminatorio nel dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo.

Insomma, donne che si adeguano alla filosofia aziendale “virile”, quella che fissa le riunioni alle 8 di sera, per intenderci, una sorta di Girl Power che ripropone “la mascolinità vecchio stile” per dirla con le parole di Vivia Chen, nota giornalista americana con passato da avvocato. Un Girl Power che, però, non è ancora sufficiente ad aggiudicare gli stessi stipendi: per ogni dollaro messo in tasca da un maschio bianco americano, una lesbica si aggiudica 81 centesimi, un etero 79. Mancano ancora parecchi anni prima che la condizione della donna sia equa. Si spera non 117.

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