Felicia Impastato: Lunetta Savino è la (coraggiosa) mamma di Peppino

Arriva "Felicia Impastato", la fiction diretta da Francesco Albano in onda su Rai Uno che racconta il coraggio di una donna che ha percorso i 100 passi a testa alta, alla ricerca della giustizia.  

Lunetta Savino nei panni di Felicia Impastato, la mamma di Peppino che lottò per la giustizia e ottenne verità.


Mamma Rai racconta mamma Felicia. Una madre molto più che coraggiosa che dopo l’omicidio di suo figlio Peppino, quel giovane eroe ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978, a soli 30 anni, e nonostante un matrimonio con quel Luigi, un uomo Impastato con la mafia di nome e di fatto, ha scelto la strada della giustizia invece d’imboccare quella della vendetta e ha ottenuto la verità

Ecco perché Felicia Impastato, il film in onda su Rai 1, in prima serata martedì 10 maggio, va visto da giovani e anziani, siciliani e non. Perché troppo spesso e troppo a lungo, l’omertà ha cancellato dalla memoria collettiva eroi del suo calibro, persone che hanno trovato la forza di credere in un ideale più grande di loro. La pellicola - interpretata da Lunetta Savino nei panni di Felicia, Carmelo Galati in quelli di Giovanni, fratello di Peppino e Antonio Catania alias il magistrato Rocco Chinnici e diretta da Francesco Albano -, racconta questa battaglia combattuta a colpi di legalità, l’arma più coraggiosa che una donna, provata dal dolore più straziante, potesse impugnare a Cinisi, in provincia di Palermo, alla fine degli anni Settanta, quando cedere alla ritorsione sembrava la via più prevedibile. 

Al motto di "Zitta non ci sto per questo devo andare fino in fondo" bisbigliato in dialetto, a sfregio di quelle bocche cucite dei cittadini conniventi, l’ardore di Felicia che percorre i 100 passi che la separavano da quella dei suoi nemici, assetata di verità, rivive nel piccolo schermo. "Non si è mai rassegnata - racconta la protagonista Lunetta, intervistata da Io Donna -. Non si è mai chiusa la porta dietro le spalle. L’ha sempre tenuta aperta, lasciando entrare i giovani, per raccontare loro chi fosse Peppino. Voleva tenerne viva la memoria, e c’è riuscita. Al tempo stesso, ha rifiutato l’appoggio dei parenti mafiosi che volevano aiutarla a fare vendetta. Lei no. Voleva giustizia". Una ricerca che la fiction racconta in maniera fedele alla realtà, grazie a un attento lavoro frutto di incontri con i protagonisti dell’epoca, parenti e amici, che quegli anni bui li hanno vissuti sulla loro pelle. 

Ci sono le vite (e le morti) dei magistrati Costa e Chinnici, ammazzati dalla mafia, c’è il giornalista Mario Francese condannato a fare la stessa fine; c’è l’astuzia di Antonino Caponnetto che archiviò il caso per riaprirlo al momento giusto e c’è la giovane studentessa Franca Imbergamo destinata a diventare una figura chiave della vicenda. È grazie a lei, la donna che oggi lavora alla procura nazionale antimafia, se Gaetano Badalamenti fu condannato nel 2002 come il mandante dell'omicidio di Peppino.  

Ma soprattutto c’è lei, Felicia, nata Bartolotta a Cinisi, il 24 maggio 1916, e lì morta, il 7 dicembre 2004 dopo una vita spesa alla ricerca della verità, così lontana da quel suicidio inscenato dalla mafia per nascondere l’omicidio di suo figlio Peppino. "Il messaggio di Felicia è bellissimo - spiega Franca Imbergamo a Il Fatto Quotidiano -: quella donna ha sempre cercato giustizia e ha saputo distinguerla dalla vendetta". Perché "la storia di Peppino - continua - è un'ottima cartina di tornasole per comprendere cosa dev’essere l’impegno antimafia, quanti rischi di strumentalizzazione possa correre e quanto possa essere in alcuni momenti difficile portare fino in fondo la ricerca della verità e della giustizia".

Difficoltà che mamma Felicia ha affrontato a testa alta, sfidando l'omertà, i mandanti e additandoli in un'aula di tribunale: "La vita di quella donna è di grande modernità e contemporaneità. Ci sono personaggi in Italia che non sono ricordati ma che bisogna assolutamente raccontare e far conoscere ad un pubblico più ampio" spiega Matteo Levi, co-produttore insieme a Rai Fiction della pellicola che arriva a poche settimane dalla discussa intervista di Salvo Riina a Porta a Porta, quasi a ristabilire gli equilibri tra i buoni e i cattivi: "La storia di mia madre non era conosciuta nei particolari - commentò Giovanni Impastato in una lettera ad Antonio Campo Dall’Orto, direttore della Rai all’indomani della messa in onda di Bruno Vespa -. Questo film lancia un messaggio forte a quei ragazzi e a quelle persone che ancora non conoscevano Peppino Impastato. In questo momento così difficile per il nostro Paese ne avevamo proprio bisogno".

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