Femen, le attiviste a seno nudo sul palco degli imam a Parigi

Due attiviste di "Femen" hanno fatto irruzione a seno nudo sul palco del “salone della donna musulmana” a Pontoise, alla periferia di Parigi. Prese d'assalto dal pubblico sono state salvate dalla polizia.


Due attiviste di Femen hanno fatto irruzione sul palco del “salone della donna musulmana” a Pontoise, alla periferia di Parigi.


Un paio di jeans skinny e il seno scoperto, sul petto e sulla pancia le scritte “Nessuno può sottomettermi" e "Io sono la profeta di me stessa”: le due attiviste di Femen che sono salite sul palco durante il “salone della donna musulmana” in scena a Pontoise, alla periferia di Parigi, dove sabato 12 settembre i due imam Mehdi Kebir e Nader Abou Anas stavano discutendo di “valorizzazione della donna nell’Islam”, stanno facendo il giro del mondo. Inna Shevchenko, fondatrice  e portavoce del gruppo di protesta femminista, fa sapere dalle pagine del The Telegraph che le giovani - una di origine tunisina e l’altra algerina - hanno scelto il momento in cui i due predicatori fondamentalisti stavano discutendo la questione "se le mogli debbano essere picchiate o no”.  

Gli imam si sono allontanati dal microfono, nervosi e imbarazzati, mentre in sala esplodeva il delirio: qualcuno lanciava insulti, qualcun altro (una decina di uomini) le ha raggiunte sul palco, iniziando a prenderle a calci. La prima ragazza è caduta a terra, qualcuno ha urlato “fermatevi, non ammazzatela”, finché gli agenti sono intervenuti mettendole al riparo dalla violenza. Scortate all’uscita sono state trattenute e interrogate dal pm che poi le ha rilasciate ma non prima di far sapere che un’inchiesta indagherà sull’accaduto. Dal canto suo, la società privata Isla Events, organizzatrice dell’evento, ha fatto sapere che sporgerà denuncia.   

Ringraziamo la polizia che le ha salvate”, ci tiene a far sapere Inna Schevchenko, scampata nel febbraio scorso alle pallottole del terrorista islamico Omar Abdel Hamid El-Hussein mentre parlava a Copenhagen all’omaggio per Charlie Hebdo. “Facciamo il lavoro che spetterebbe ad altri, ma hanno troppa paura — ha detto Schevchenko —: i politici di alto livello non hanno mosso un dito per denunciare la follia di un convegno fondamentalista organizzato dagli uomini per insegnare alla donna musulmana a sottomettersi. I relatori sono quasi tutti uomini e sostengono tesi disgustose, giustificano lo stupro coniugale, e tocca a noi denunciarli. Paghiamo con la violenza e le minacce di morte continue. Oggi ne ho ricevute molte”.

Il convegno in questione agitava gli animi da giorni: seimila le firme raccolte dalla petizione online che chiedeva di fermarne i lavori, mentre poco prima dell'accaduto, la viceministra per i Diritti delle donne, Pascale Boistard, faceva sapere di avere allertato il prefetto perché “nessuna frase contraria alle leggi della Repubblica deve essere tollerata”. Un monito a quanto pare ascoltato visto che i toni erano decisamente più morbidi rispetto a quelli dei mesi scorsi che hanno dato celebrità ai relatori negli ambienti salafiti più estremisti. Non abbastanza da indurre le attiviste a cambiare idea.

D’altra parte il mondo s’interroga perché a un convegno dedicato alle donne i relatori fossero tutti uomini, con le uniche eccezioni di Nassima Prudor, che ha ribadito la raccomandazione a indossare il velo, e della celebre cuoca marocchina Choumicha, che ha dato lezioni di cucina accanto agli stand di prêt-à-porter “moderno, elegante, pudico”. 

Per il resto, sul palco si sono dati il cambio Rachid Abou Houdeyfa, uno dei predicatori più seguiti dai jihadisti il cui obiettivo è incoraggiare le donne a portare il velo islamico “se non vogliono bruciare nel fuoco dell’inferno”; uno che in passato ha sostenuto che “se la donna esce di casa senza onore (senza velo, ndr), non si sorprenda poi se gli uomini abusano di lei” e che sabato ha tenuto una conferenza su "la donna, educatrice dai grandi meriti”. E Hatim Abou Abdillah, che si è invece concentrato sul tema “le soluzioni per una coppia armoniosa”, certo che “non c’è donna che si profumi, e che esca per strada in modo che gli uomini sentano il suo odore, che non sia considerata da Allah come fornicatrice, fornicatrice, fornicatrice”.

Degli imam interrotti dalle Femen si sa che Mehdi Kabir è sicuro che “il cibo ha un impatto sul comportamento dell’uomo, chi mangia maiale diventa un maiale, ecco perché i mangiatori di maiale sono le persone più sporche, che non hanno problemi nel vedere la proprie donne nude strette ad altri uomini, o che baciano la loro donna davanti a tutti, senza alcuna vergogna”, mentre Nader Abou Anas è uno che non ha pudore nel sostenere che “la donna virtuosa è colei che ubbidisce al marito”, “la donna non esce di casa se non con il permesso del marito”, “la donna deve restare nella sua dimora, questa è la base”, “la sera il marito ha una voglia, un desiderio, e la donna lo respinge e mente dicendo 'sono stanca, sono questo o quello', sappia allora che gli angeli la malediranno per tutta la notte”. Concetti inaccettabili alle orecchie delle Femen che sul quel palco hanno combattuto la battaglia di tutte le donne oppresse. Chissà con quale esito.


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