Dopo la guerra (Après la guerre): a Cannes 2017 c'è anche l'Italia

L’Italia al Festival di Cannes 2017 con Dopo la guerra, Après la guerre, un film di Annarita Zambrano che uscirà nelle sale il prossimo autunno. Lo abbiamo visto per voi in anteprima. Ecco la nostra recensione.

Dopo la guerra, Après la guerre, sarà presentato al Festival di Cannes e uscirà nelle sale italiane nell'autunno 2017.

Al Festival di Cannes 2017 l’Italia c’è e, anche se il film Dopo la guerra (Après la guerre) di Annarita Zambrano non è tra i 18 film scelti per aggiudicarsi la Palma d’Oro, è stato comunque selezionato nella categoria “Un certain Regard”.

Il film è degno di questa posizione poiché porta a galla la situazione realistica di estrema violenza vissuta, soprattutto dagli studenti, in Italia negli anni ‘80. È un film politico che non ha né le pretese né le intenzioni di dare delle risposte, ma vuole semplicemente suscitare dubbi e domande sulle innumerevoli violenze di cui si è macchiata l’Italia in un’epoca storica delicata e ancora nitida nella memoria collettiva.
L’articolo 18 della costituzione Italiana non si tocca”, “Guerra ai Baroni”, “Via il precariato”, sono queste le frasi urlate con amarezza e disdegno dagli studenti universitari di Bologna nel 2002 e che sin da subito chiariscono gli intenti del film.
Le stesse frasi che, venti anni prima, hanno caratterizzato i periodi di terrore degli Anni di Piombo. Dalla fine degli anni Sessanta agli anni Ottanta l’Italia è stata infatti dilaniata da stragi e attentati, che hanno dato vita a veri e propri movimenti politici giovanili e operai. In questo clima di tensione, con l’ideologia della sinistra extraparlamentare, nasce il Movimento del ’77 una protesta studentesca caratterizzata dal rifiuto rivoluzionario dei sindacati e dei partiti. È proprio a questo periodo che appartiene Marco, (Giuseppe Battiston), ex militante rivoluzionario, colpevole della morte di un giudice. Condannato all’ergastolo, è costretto a rifugiarsi in Francia.

Grazie alla Dottrina Mitterrand dell’Aprile 1985 la Francia apre le porte  “ai rifugiati italiani che hanno preso parte in azioni terroristiche prima del 1981 (...) hanno rotto i legami con la macchina infernale a cui hanno partecipato, hanno iniziato una seconda fase della loro vita, si sono integrati nella società francese”. Non a rischio di estradizione, Marco ricomincia una seconda vita in Francia e ha una figlia, Viola. Nel 2002 però, a seguito dell’omicidio di un professore universitario e alla salita al potere di Chirac - che decise di non opporsi alla estradizione delle persone colpevoli in Italia -, Marco si ritrova ricercato in entrambi i paesi.

Il film pone così in evidenza le cooperazioni tra Italia e Francia e mostra come, di colpo, la vita di tutti i ricercati rifugiati all’estero è determinata dalle alleanze decisionali dei due paesi. Inizia quindi la lunga fuga di Marco che si trasforma sin da subito in una guerra mediatica attraverso lettere e interviste e le sue colpe pian piano trascinano tutta la sua famiglia innocente nel baratro più totale. La figlia adolescente Viola (Charlotte Cétaire), la sorella (Barbora Bobulova) e la madre, (Elisabetta Piccolomini,) sono tutte vittime innocenti di un passato oscuro che vent’anni dopo non sembra affatto dimenticato.

Ne fuoriesce così un affresco politico e umano che mette in evidenza una famiglia incappata nella storia e nel suo destino, costretta a fare scelte più grandi del dovuto e ad affrontare la responsabilità dei rapporti di sangue e della violenza di un paese che è deciso a non perdonare né dimenticare. Dopo la guerra è un film che riflette sulla colpa e sulla violenza che fa parte del quotidiano e che rende la vita degli studenti di quegli anni pericolosa ma allo steso tempo, paradossalmente, ricca di adrenalina.

La regista, Annarita Zambrano, tramite i personaggi, mette l’accento sull’incapacità di guardare dentro di sé quando il dolore del singolo tende a fondersi lentamente, ma senza via d’uscita, col dolore di una nazione intera. Un quotidiano violento vissuto in prima persona: cresciuta nei quartieri borghesi romani degli anni ‘80, infatti, conosce perfettamente il clima impetuoso di quell’epoca e lo trasferisce nel film. Il titolo, Dopo la guerra, vuole mostrare come, anche se la guerra si può considerare storicamente conclusa, la violenza rimane nei vicoli delle città e anche dopo vent’anni è difficile da accantonare.

Un film ricco di suspense, che suscita ansia e incertezza sin dall’inizio e un finale con un vero e proprio colpo di scena, che forse ci lascia anche con un pizzico di amarezza dentro. Una proiezione a cui assistere con uno sguardo critico verso la storia e le sue conseguenze attuali, adatto soprattutto alle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli anni, ma che hanno il dovere di conoscere quello a cui i propri genitori hanno assistito e partecipato.
Marco ripete più volte alla figlia “non farti mettere i piedi in testa”,  un inno alla rivoluzione pacifica che ha bisogno della storia per essere capito fino in fondo e il film serve proprio a questo. Serve a non dimenticare e a spingere i giovani a prendere l’esempio di chi ha lottato per i propri ideali. Da vedere!

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