1 febbraio 1945: il voto alle donne è legge

Il 1 febbraio 1945 il Parlamento italiano approva il decreto legislativo numero 23 che estende alle donne (prostitute escluse) il diritto di voto. 

Il 2 giugno 1946 le donne poterono votare grazie al decreto approvato il 1° febbraio dell'anno prima.

Il 1 febbraio 1945 il suffragio universale femminile è (quasi) compiuto. Quando la guerra non è ancora finita e l’Italia è ancora nella morsa fascista, sulla Gazzetta Ufficiale esce il decreto legislativo numero 23 che permette al popolo rosa - escluse le prostituteche esercitano il meretricio fuori dei locali autorizzati” che dovranno aspettare il 1947 - di andare alle urne.

Proposto da Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi e varato dal parlamento del terzo governo di Ivanoe Bonomi di cui fanno parte la Democrazia Cristiana, la Democrazia del lavoro, il Partito Comunista Italiano e quello Liberale, il decreto è il coronamento di una battaglia iniziata nella seconda metà del 1800, quando le lombarde femministe ante litteram decidono di far sentire la loro voce e pretendono che sia ascoltata. Tra loro ci sono le “giardiniere” Bianca Milesi e Teresa Casati Confalonieri, le salonnières Clara Maffei e Vittoria Cima e le educatrici Laura Solera Mantegazza e Selene Anselmi Kramer, l’aristocratica Cristina Trivulzio di Belgiojoso e la combattente Luisa Battistotti Sassi.

A quei tempi, per dirla con le parole di Vincenzo Gioberti, “la donna è in un certo modo verso l’uomo ciò che è il vegetale verso l’animale, o la pianta parassita verso quella che si regge e si sostenta da sé”. Insomma, la strada è decisamente in salita. Poco male: le donne si organizzano, nel 1868 Gualberta Adelaide Beccari fonda La donna, il primo periodico emancipazionista e il fermento inizia a fare rumore.

Prima di quel 1 febbraio 1945, le donne faranno passi avanti - grazie a signore del calibro di Sibilla Aleramo e uomini come Mazzini e Garibaldi - e indietro - nel Ventennio fascista - fino a quando la Guerra permetterà loro di scendere in campo, diventare (anche) partigiane (uno su 5 era una donna) e ottenere il diritto al voto. Diritto che oggi ogni donna dovrebbe onorare anche per rispetto di tutte quelle che, appena 71 anni fa lo sognavano.

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