Mutilazioni genitali: gli estremismi di Russia alleati contro le donne

Come prevenire la promiscuità sessuale? Estendendo a tutte le ragazze la circoncisione. È la folle idea di un muftì russo, che incassa l'appoggio di un ex portavoce della chiesa ortodossa.

Un sacerdote ortodosso benedice i fedeli durante una funzione religiosa.


Il burkini? Solo la punta dell'iceberg. Per cercare di controllare la sessualità delle donne gli estremismi religiosi sono disposti perfino ad allearsi. E a superare all'improvviso ogni altra disputa teologica. Succede in Russia, dove Ismail Berdiev muftì del Daghestan (un'autorità giuridica dell'Islam) si è detto pubblicamente favorevole alle mutilazioni genitali femminili come metodo per prevenire la promiscuità sessuale. E ha incassato subito l'appoggio dell’ultraconservatore Vsevolod Chaplin, ex portavoce della Chiesa Russa Ortodossa, secondo cui sono tradizioni che vanno rispettate e che è ingiusto mettere al bando. Un dibattito surreale che ha provocato una netta presa di posizione da parte delle donne, che hanno inondato la rete con migliaia di commenti inferociti.

Tutto è partito da una dichiarazione di Berdiev all'agenzia di stampa Interfax: “Tutte le donne dovrebbero essere circoncise, così non ci sarebbe più dissolutezza. L'Onnipotente le ha create per partorire e crescere i bambini. Le mutilazioni non interferiscono nel processo”. Pur ammettendo che l'Islam non prescrive né l'infibulazione né la circoncisione femminile, il muftì ha aggiunto che le ritiene necessarie "per placare gli istinti". La polemica non si era ancora spenta quando ha deciso di dire la sua anche l'arciprete Chaplin, già noto per aver sostenuto che è normale che le donne in minigonna vengano violentate. Ha deciso di schierarsi dalla parte di Berdiev, "uomo che stimo e rispetto", per poi lanciarsi in battute contro “gli ululati delle femministe”. Precisando però alla fine – bontà sua - che “le donne ortodosse non necessitano di essere circoncise perché sono meno promiscue”.

La circoncisione femminile, che prevede l'esportazione del clitoride, è molto comune nei villaggi del Daghestan, dove spesso è condotta su bambine di appena tre anni, senza anestesia e in condizioni igieniche precarie. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità due milioni di ragazze vengono infibulate o circoncise ogni anno (6mila ogni giorno) mentre il numero totale è stimato tra i 130 e i 200 milioni. Inserite tra le violazioni dei diritti umani, queste pratiche non sono previste da alcuna religione e vengono portate avanti in nome di tradizioni arcaiche. Le conseguenze sono emorragie, infezioni, traumi psicologici e non di rado la morte. Aumenta spesso anche la probabilità di complicazioni durante il  parto, rendendolo più pericoloso per madre e bambino.

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