Donna bruciata viva, l'inferno a Lucca

Vania Vannucchi, 46 anni, lucchese, è morta dopo l'aggressione di Pasquale Russo che, accusato di omicidio volontario, ammette di averla cosparsa di benzina ma non di averle dato fuoco. 

Vania Vannucchi è stata trasportata al Centro ustioni dell'ospedale di Cisanello con l'elisoccorso. © colette2/123RF

"Io le ho solo gettato addosso il liquido infiammabile, non ho fatto altro. Non sono stato io a darle fuoco, si è incendiata da sola". E ancora: "ho visto Vania bruciare, ma dovevo tornare a casa, allora sono salito sul mio scooter e me ne sono andato". La versione, al limite del surreale, è quella fornita da Pasquale Russo, il 46enne accusato di omicidio volontario di Vania Vannucchi, 46 anni, lucchese, figlia del massaggiatore della Lucchese, deceduta meno di 24 ore dopo l'aggressione all’ex ospedale di Campo di Marte lo scorso 2 agosto. 

Una versione che si avvicina alla realtà, considerando che per più di 24 ore Pasquale ha negato ogni responsabilità nonostante un'ustione al braccio destro (giustificata prima con un incidente domestico) e il forte odore di benzina che lo avvolgeva. D'altra parte Pasquale pare sia bravo a raccontare realtà parallele dal momento che quella con Vania era una relazione extra coniguale, nota ai colleghi ma non alla famiglia di lui, che, anche in questo caso, la rinnega.   

Sia come sia, a fare il nome di Pasquale Russo è stata lei stessa, pochi attimi dopo l'aggressione. E ora che Vania è morta, la faccenda è terribilmente seria e la punizione del colpevole deve essere proporzionale alla sua colpa. “Urlava aiuto. Chiamate il mio babbo”, racconta Ezio Lucignani, operaio in servizio nel magazzino dell'azienda sanitaria, uno dei primi a soccorrere: Vania “eravamo in tre - spiega -, un po’ per uno abbiamo fatto il possibile” cercando di spegnere il fuoco che l'avvolgeva con “acqua fredda, ghiacciata, portata con i secchiellini”. Lei, di professione barelliera, dipendente di una cooperativa che lavora per l'Asl, non ha mai perso conoscenza. Ricoverata al Centro ustioni dell'ospedale di Cisanello, a Pisa, in gravissime condizioni, aveva ustioni sul 90% del corpo. La speranza di sopravvivere, ridotta al minimo, si è spenta alle 6 di mattina del 3 agosto quando Vania ha smesso di lottare. 

A innescare l’inferno, stando alle dichiarazioni di Pasquale, un litigio scatenato da Vania a causa di un cellulare rubato. Accuse che lui non avrebbe sospettato e per questo le avrebbe rovesciato addosso una tanica di benzina, poi lasciata lì. Peccato che la tanica non sia mai stata trovata e che una donna non prende fuoco da sola. 

Mentre gli inquirenti scavano, l'ennesima, vergognosa, scena di violenza sulle donne, "una scena raccapricciante, nemmeno nei peggiori film dell'orrore" per dirla con le parole di Riccardo Giorgi, addetto al servizio di prevenzione, tra i primi a soccorrere Vania, sembra raccontare il solito copione. Una relazione finita, che a Pasquale andava giù: pare la tempestasse di messaggi e telefonate. Un tormento che lei avrebbe voluto denunciare. Un tormento sopportato e che alla fine l'ha uccisa.  

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