Hands, a song for Orlando: Britney Spears, J.Lo e gli altri

Ventiquattro artisti, tra cui Gwen Stefani, Pink, Mary J. Blige e Selena Gomez firmano Hands, a song for Orlando: i ricavati del brano scaricabile su iTunes andranno ai sopravvissuti. 

"Hands, a song for Orlando", il brano che unisce le voci di 24 artisti Usa, scaricabile su iTunes. © YouTube

Eddie Justice e altri quarantotto morti, lo scorso 12 giugno, a Orlando, uccisi dall’odio di Omar Mateen. Quarantanove vite spezzate perché colpevoli di essere innamorate di persone dello stesso sesso. E 24 cantanti statunitensi, un mese dopo, che uniscono le loro voci per una musica che vuole parlare al cuore, alla pancia e alla testa della gente e raccogliere fondi per aiutare i sopravvissuti. Scaricabile su iTunes, Hands, a song for Orlando, è il titolo del brano che mescola le corde di Britney Spears, Gwen Stefani, Jennifer Lopez, Pink, Mary J. Blige e Selena Gomez. E ancora: Meghan Trainor, gli Imagine Dragons, Troye Sivan, tanto per citarne alcuni. 

Al centro del testo che sale in un coro accorato ci sono le mani. Mani che “possono tenere una pistola e tenere il tuo cuore” che “possono fare del male o possono guarire, possono restituire o possono rubare possono distruggere il mondo oppure possono anche cambiarlo”. Perché “se un milione di mani può costruire un muro, un milione di mani può distruggerlo”. “Come siamo diventati cosi stupidi?” si chiedono i 24 artisti. Come possiamo non capire che “non importa chi ami tutto quello che conta è l’amore”. E allora, se la mani possono tutto questo, “dimmi che è sbagliato volere un piccolo cambiamento”. E allora “prendi la mia mano, piccolo, tutti sono innamorati (tutto quello che conta è l’amore)”

Se le mani possono fare tutto questo, ciascuno di noi, nel suo piccolo, può dare il proprio contributo a chi è rimasto a fare i conti con l’assenza lasciata dalla morte dei propri cari: i ricavati andranno all’Equality Florida Pulse Victims Fund l’associazione che li rappresenta. E che ci dovrebbe rappresentare tutti, perché al posti di quelle 49 persone saremmo potuti esserci noi.

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