Attentati a Bruxelles: colpito il cuore dell'Europa

Attentati a Bruxelles tre giorni dopo l'arresto di Salah Abdeslam: due esplosioni all'aeroporto di Zaventem e una nel convoglio della metro tra Schumann a Maalbeek: i morti sarebbero 34. Caccia al commando.

Attentati a Bruxelles: colpito l'aeroporto e la metropolitana.


La primavera dell’Occidente inizia con gli attentati a Bruxelles: mancano pochi minuti alle 8 quando due esplosioni devastano il terminal A dell'aeroporto Zaventem. Una deflagra all'ingresso, nell'area che precede i controlli - in un primo momento si diceva nella zona dei check-in dell’American Airlines, informazione poi smentita. Secondo l'ultimo bilancio dei pompieri i morti sarebbero 14, i feriti più di cento ma i numeri sono in continuo aggiornamento. Un’ora dopo il panico scoppia nel tunnel della metro che collega Schumann a Maalbeek, l'onda d'urto devasta quella Rue de la Loi costellata dai palazzi delle istituzioni europee e belghe. Qui i morti sarebbero 20 ma anche in questo caso il condizionale è d’obbligo. Al momento non risultano vittime italiane, ma solo 3 feriti.


Prima dei boati i testimoni raccontano di "raffiche di mitra e urla in arabo", sospetti confermati quando è arrivata la rivendicazione dell'Isis che ha motivato gli attacchi per la partecipazione del Belgio alla coalizione internazionale contro l'Isis e ha anticipato altri attentati in Europa.  

Gli attentati a Bruxelles sono stati rivendicati dall'Isis.

Sia come sia, mentre ancora si contano le vittime, si soccorrono i feriti e si cercano altri terroristi all'aeroporto, per le strade della capitale dell’Europa c'è il deserto. Girano solo più giornalisti, teste di cuoio, ambulanze, mezzi dell’esercito: fermi la metro, i bus e i tram, chiusi i centri commerciali, le scuole e i negozi, evacuate le stazioni e i 20mila studenti del campus universitario, cancellati i meeting, chiusa la frontiera con la Francia. La capitale dell’Europa è blindata e sotto assedio per la caccia al commando: ricercati 5 uomini individuati dalle immagini della videosorveglianza. 

L'incubo iniziato all’indomani degli attentati a Parigi, lo scorso 13 novembre, e che si credeva concluso con l’arresto del grande ricercato Salah Abdeslam, è invece diventato realtà: era stato lo stesso ministro degli esteri belga Reynders a ipotizzare non più tardi di 48 ore prima degli attentati a Bruxelles, nuovi attacchi ad opera dell’Isis: quei detonatori, quegli 11 caricatori, quei kalashnikov e quella bandiera di Daesh ritrovati nell’appartamento di Rue di Dries, a Forest, preso d’assalto lo scorso 15 marzo parlavano chiaro. 

Si sperava di saperne di più dal recluso Salah, che si era detto sollevato della cattura: “Sono contento che sia finita. Non ne potevo più”, avrebbe detto al momento dell’arresto. Ipotesi che molto probabilmente ha spinto i terroristi o a vendicare o a velocizzare i tempi per riuscire portare a termine i piani di un folle che si crede un Califfo e, sfruttando i giochi di potere tra i potenti, è riuscito a incastrare l’Occidente nella morsa del terrore.

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