Ddl Scuola, la denuncia dei genitori: il concorso è una beffa

Il coordinamento dei genitori di Torino ha spiegato con un video perché "il governo fa il gioco delle tre carte e il concorso non inserirà nuovi insegnanti negli istituti". Anche se regolarizzerà un terzo del personale non sanerà il vuoto. 

Ddl Scuola: il Coordinamento Genitori di Torino ha spiegato in un video che il Concorso non inserirà nuovi docenti nelle scuole.


Il ddl scuola fa infuriare i docenti e amareggia i genitori perché, in estrema sintesi, “non ci saranno nuovi insegnanti: il governo fa il gioco delle tre carte”. Federica Patti è la portavoce del Coordinamento genitori di Torino, associazione che esiste da più di 20 anni, che per spiegare ai genitori che cosa (non) succederà con il concorso, e cosa il governo (non) ha ancora fatto, ha realizzato un video tanto chiaro quanto disarmante. 

La scuola dei nostri figli sta vivendo momenti di estrema difficoltà - spiega Federica Patti - e al di là di slogan e rivendicazioni spesso poco comprensibili, abbiamo letto la Legge 107 e abbiamo scoperto che il Concorso-Scuola non immetterà nessun nuovo docente: è vero, stabilizzerà un terzo dei partecipanti, ma è poca cosa rispetto alla necessità. La prospettiva è preoccupante perché alcune scuole, ancora oggi, sono a corto d’insegnanti e considerando i nuovi pensionamenti che scatteranno a settembre il vuoto è destinato non solo a non essere riempito ma ad allargarsi”. Uno scenario aggravato dal fatto che il governo non ha ancora avviato nessun percorso abilitante, al momento l’unica possibilità per fare entrare nuovo personale docente negli istituti.

La domanda sorge spontanea: il Concorso Scuola è una bufala? “Diciamo che il governo - rispondono dal Coordinamento Genitori - ha fatto il gioco delle tre carte: c’è solo uno spostamento di docenti da un contenitore a un altro e la cosa che più ci ha sorpreso è che insegneranno sia i vincitori che i perdenti. La sola differenza è che chi vincerà il concorso verrà assunto a tempo indeterminato, quindi verrà stabilizzato, mentre chi perderà il concorso sarà assunto a tempo determinato da settembre a giugno”. A proposito va chiarito che i destinatari del concorso insegnano già da tempo e molti di loro sono già stati selezionati da un bando che gli ha permesso di accedere a un percorso abilitante alla fine del quale hanno sostenuto una tesi e preso un’abilitazione: “dunque a che serve fare un ulteriore concorso?”. A spendere denaro pubblico, per esempio. 

In pieno stile italiano, la questione è complicata anche dal fatto che ci sono due tipologie di abilitati, pre e post 2009: “i primi entrano in ruolo per anzianità di servizio - chiarisce Federica Patti - mentre i secondi devono fare un altro concorso. Poi ci sono i non abilitati che insegnano da anni su cattedre annuali…”. Insomma per la serie, te lo spiego con un disegno che a parole è troppo contorto, guardare il video è l’unico modo per non perdere l’orientamento nella selva.

La fretta di applicare una legge di tale portata in due mesi - spiega ancora la Patti - ha provocato numerosi cambi di insegnanti sia alle elementari che alle medie dove si sono avvicendati anche due o tre docenti in più materie da settembre a oggi. Ci preoccupa vedere che anche i migliori insegnanti spesso non sono messi nelle condizioni di lavorare serenamente, senza parlare dello stress di chi invece è costretto a cambiare due o tre scuole in un anno. E questo clima frammentato, mutevole e instabile contribuisce a creare un ambiente poco sereno per l’apprendimento”. Tradotto: i primi a pagare le conseguenze delle scelte (frettolose) degli adulti sono, ancora una volta, i più piccoli.


Copyright foto e video: Fotolia/YouTube
Potrebbe anche interessarti
Il documento intitolato « Ddl Scuola, la denuncia dei genitori: il concorso è una beffa » dal sito Magazine delle donne (magazinedelledonne.it) è reso disponibile sotto i termini della licenza Creative Commons. È possibile copiare, modificare delle copie di questa pagina, nelle condizioni previste dalla licenza, finché questa nota appaia chiaramente.