Statue coperte: tutti contro Ilva Sapora

Le statue coperte ai Musei Capitolini “in forma di rispetto alla cultura e alla sensibilità” di Hassan Rohani in visita a Roma infiammano la politica e catapultano Ilva Sapora, capo del cerimoniale, sotto i riflettori.

Le statue coperte ai Musei Capitolini per la visita del presidente iraniano hanno catapultato Ilva Sapora sotto i riflettori.


Mentre mezzo mondo ride (neanche troppo sotto i baffi) per le statue coperte dei Musei Capitolini a mo’ di “scarpiere Ikea” (per dirla alla Crozza) “in forma di rispetto alla cultura e alla sensibilità” di Hassan Rohani - il presidente iraniano in visita a Roma che in conferenza stampa ha apprezzato lo zelo per l'ospitalità -, e mentre imperversa lo scaricabarile tra tra la Sovrintendenza ai beni culturali e Palazzo Chigi su chi abbia dato l’ordine, il nome di Ilva Sapora, che dal 2013 guida il cerimoniale del Governo, finisce sotto i riflettori. A dire il vero sale alla gogna (per lo meno mediatica). 

A quanto pare l’ordine di coprire le statue sarebbe arrivato da lei, 66 anni, gli ultimi 15 passati a Palazzo Chigi. A stabilirlo sarà l’indagine interna al Governo avviata da Paolo Aquilanti per “poter accertare le responsabilità e fornire, con la massima sollecitudine, tutti i chiarimenti necessari”. Nel frattempo è partita la gara a chi scova più notizie sul passato professionale della Sapora che, se accertato, con le statue coperte rischia di trasformarsi in un passato remoto. 

Ilva Sapora, capo del cerimoniale del Governo: sotto accusa per le statue coperte.

Sbarcata a Palazzo nel 2001, ai tempi di Gianni Letta, attraversa l’epoca berlusconiana senza troppo clamore alla guida del dipartimento Onorificenze e Araldica finché, nel 2013, il nipote Enrico (Letta) la promuove da vicario a capo del cerimoniale. Incarico che, tra uno scivolone e l’altro, sopravvive alla rottamazione renziana. 

Sia come sia, ora le contestano che non sa parlare inglese - nel curriculum lei stessa scrive “livello elementare” -, che lo scorso settembre, al pranzo con il primo ministro kuwaitiano per l’acquisto dei caccia Eurofighter, si dimenticò d’invitare il generale che aveva firmato il contratto e per poco non mandò tutto a monte e che due mesi dopo, a novembre, non ha fatto abbastanza - aveva la febbre, si giustificò - per evitare la figuraccia dei delegati italiani che si sono accapigliati per i Rolex (valore tra i 3 e i 4 mila euro) elargiti da Dubai. E ancora: alla cena alla Casina Valadier, ospiti il re di Giordania e Consorte Rania, il vino era scadente. 

E siamo ad oggi, con la Venere inscatolata all’ultimo momento, all’insaputa di tutti. Parafulmine o pasticciona? 

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