Abbandono del tetto coniugale: il reato con l'eccezione

Anche se la Cassazione ha stabilito che non è reato (a patto che sia giustificato), l'abbandono del tetto coniugale resta un passo pericoloso. Ecco perché.

A parte qualche eccezione, l'abbandono del tetto coniugale continua ad essere un reato. Ecco perché.


Basta, me ne vado”: non c’è storia d’amore nella quale non si sia arrivati a pronunciare la frase fatidica. Occhio però: se la storia si è spinta fino al matrimonio si finisce nel terreno scivoloso dell’abbandono del tetto coniugale. E se la sapienza popolare vi risponde con uno sberleffo che “tanto l’abbandono del tetto coniugale non è più reato”, andando a controllare meglio si scopre che invece andarsene di casa all’improvviso – e senza aver consultato un legale – può avere conseguenze sia penali sia civili per il fuggiasco (o fuggiasca che sia).

Abbandono del tetto coniugale: le leggi

L’articolo 143 stabilisce che “(…) dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione (…)”. Abitare insieme è dunque un dovere che deriva dal matrimonio, andarsene senza una motivazione plausibile è una violazione di questi doveri. L’articolo 570 del codice penale, invece, dice che “Chiunque, abbandonando il domicilio domestico o comunque serbando una condotta contraria all'ordine o alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla potestà dei genitori, o alla qualità di coniuge, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da 103 a 1032 euro”.

La Cassazione sull'abbandono del tetto coniugale

Qui si arriva alla sentenza di Cassazione (numero 12310, del 3 aprile 2012) che stabilisce che l’atto dell’andar via di casa non costituisce, di per sé, reato: perché ci sia un reato, l’allontanamento deve essere ingiustificato e connotato da un “effettivo disvalore etico e sociale”. Qui i giudici elencano due circostanze precise: che ci sia la volontà di non fare ritorno a casa per un lungo lasso di tempo, quindi un allontanamento temporaneo non è sufficiente. E che il comportamento abbia come conseguenza “cosciente e volontaria” il mancato adempimento degli obblighi di assistenza verso il coniuge. Attenzione: questa assistenza non è solo economica, ma anche “morale ed affettiva”.

L'abbandono del tetto coniugale e la perdita dei diritti

Se resta difficile che un giudice condanni al carcere (o alla multa) il coniuge fuggitivo, è altrettanto vero però che andarsene prima che ci sia un provvedimento del giudice (la separazione, insomma) è pericoloso sotto un altro punto di vista. Chi abbandona la casa, per esempio, in qualche misura ammette implicitamente la volontà – almeno il consenso – di lasciare l’abitazione all’altro coniuge. In caso di separazione giudiziale, l’abbandono diventa invece molto significativo: può significare l’addebito della separazione in carico a chi se ne è andato. Così, oltre alla casa, si può perdere il diritto anche all’assegno di mantenimento e alla linea ereditaria.

Che fare?

Gli avvocati matrimonialisti sono concordi: prima di lasciare la casa coniugale è meglio aspettare la sentenza di separazione. Ci sono però casi nei quali la legge stessa ammette la possibilità di andarsene immediatamente. Sono quelli in cui si ha a che fare con coniugi violenti, vessazioni (fisiche e psicologiche), infedeltà ripetute (magari imposte sotto gli occhi di tutti), ingerenze pesanti da parte dei parenti. In quei casi però bisogna tenere presente che un giorno, in Tribunale, il giudice chiederà conto di queste circostanze: quindi è necessario mettersi al riparo facendo una denuncia preventiva.

Abbandono del tetto coniugale: e i figli?

C’è anche chi, abbandonando il tetto, si porta via i figli. In questo caso bisogna fare doppia attenzione: l’altro coniuge avrà sempre il diritto di incontrarli e stare con loro a meno che un giudice non abbia disposto diversamente. Quindi è assolutamente necessario lasciare almeno un recapito telefonico al quale essere reperibile in caso di emergenza.

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