Lotta, a Berlino il primo fight club riservato a sole donne

A Berlino esiste il primo e unico fight club per sole donne: un posto dove si lotta seguendo una sola regola: imparare a confrontarsi. Soprattutto con se stesse.


A Berlino il primo fight club per sole donne: la lotta è libera.


Donne che fanno la lotta. Cinture nere, palestrate o principianti. Che lo facciano per rabbia, per amore di se stesse, per stare in forma fisicamente e psicologicamente importa poco: al Fight club femminile di Berlino non ci sono né stili né categorie, l’unico criterio buono è quello della determinazione, la voglia di competere allo stato puro. Non si fanno questioni di abilità o tecnica. Sono donne che affermano se stesse e lo fanno insieme ad altre donne. 

Katarzyna Mazur, fotografa, ha seguito la vita del club realizzando un reportage dai contrasti forti che racconta un mondo sospeso. Le sfide si tengono nel quartiere Marzahn, nella zona est di Berlino. “Mi piace - racconta la fotografa - la contraddizione di queste immagini con l’immagine della donna moderna che piace alla nostra società. Gli incontri non hanno giudici, ma c’è una serie di regole precise che vanno seguite. Chi partecipa ai combattimenti sa che ci ci può far del male e che si può farne, sa che ci si deve rispettare e che se qualcuno è ferito seriamente ci si ferma”.

La ricerca della fotografa va oltre. “Ho conosciuto donne che adorano il loro corpo, lo nutrono, gli danno forma, lo rendono più forte”. Ogni lottatrice ha un motivo diverso: “Anche le personalità sono diverse. Si può combattere perché ci si sente una donna moderna e si vuole dimostrare che femminilità e forza sono tutt’altro che in contraddizione. E si può combattere per essere notate e desiderate”. 

Il Female fight club Berlin è stato fondato nel 2012 da Anna Konda e Red Devil. Superfluo precisare che è l'unico al mondo, ma si rifà a una tradizione che nella capitale tedesca si è affermata negli anni Venti, quando i combattimenti tra donne erano molto popolari. Gli incontri si tengono in una stanza presa in affitto e sono aperti a tutte le età (e peso). A parte le linee guida, non ci sono regole. “In questo posto - spiegano al club - le combattenti si incontrano alla pari. Usano la forza e basta, quella fisica e quella della volontà”.

Questo si legge nelle fotografie della Mazur, la grinta e l’amore per se stesse di queste lottatrici che, messe di fronte alle loro avversarie, possono lasciare da parte gli stereotipi sociali sulla bellezza e sul come si dovrebbe essere per tirare fuori la loro natura più profonda. Guardandole, la violenza implicita nella lotta resta sullo sfondo: è più evidente il desiderio di confrontarsi mettendo da parte i pregiudizi, tanto i propri quanto quelli degli altri. 

La vita è una lotta, si sa, e al Fight club quando si decide di affrontare per qualche ora il combattimento sul piano fisico si possono mettere da parte i conflitti interiori, le violenze implicite, la pressione violentissima di un mondo che si finge non violento. Affrontarsi ad armi pari secondo regole accettate da tutti è una grande liberazione, assicurano le interessate. Perché spesso l’ipocrisia fa più danni - e più dolore - di un calcio volante ben assestato. Perfino a chi il calcio lo prende.

Copyright foto: www.katarzynamazur.com
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